Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Verso Xanadu

Anticipazione dal nuovo libro di Roberto Mussapi “La piuma del Simorgh”. Un viaggio - come ci dice l’autore - che ha come meta il mitico e il concreto, il nostro Oriente che si fa nostro Occidente. Sulle scie di Marco Polo e di Cristoforo Colombo, degli incontri fugaci, dei percorsi urbani…

Il buio eterno e dell’origine, la luce che scompare chiudendo gli occhi. Per entrare nel sonno e forse nel sogno, per risvegliarsi, rinascere. La via per Xanadu. Spegnimento, la luce passa all’iride, poi al misterioso regno custodito dal Sonno dei poeti latini, la Notte di quelli romantici, romantici autentici, inglesi e tedeschi, più Foscolo. Un uomo e una donna, una città dove sta piovendo pesantemente, una Milano dove i due viaggiano per brevi soste su un tram sferragliante. Ma niente delle piogge deprimenti di tanto cinema francese anni Sessanta, una pioggia dura e tagliente, creante le pozzanghere parigine di Baudelaire, un lago urbano misterioso e profondo sotto i piedi dei due nostri contemporanei, che si sentono come trascinati da quelle scie d’acqua sul suolo metropolitano, più che battuti dalla pioggia.
Una fermata, uno scende. La separazione tra lui e chi prosegue nella vettura pare assoluta, definitiva. Ma la pioggia trama la strada e i marciapiedi della città, i due, ora soli, si ritroveranno. Domani. La pioggia crea fiumi, battezza.
La via per Xanadu, la mitica nonché concreta città a cui giunge Marco Polo nel suo viaggio in Oriente (mitico e concreto sono sinonimi), la meta che nessuna nebbia, nessun piovasco, nessuna tristezza crepuscolare urbana può cancellare dall’anima in cui è impressa. I due stanno viaggiando verso Xanadu.
La poesia appare in seconda posizione nel mio nuovo libro, La piuma del Simorgh (appena pubblicato da Mondadori, 101 pagine, 18,00 euro, ndr). Simorgh, il mitico uccello cosmologico e divino degli antichi Persiani. Il libro è un viaggio verso il nostro Oriente, che coincide con l’avventura di Colombo, salpare verso il nostro Occidente. Ogni giorno in ogni istante, hic et nunc, noi ci perdiamo scendendo da un autobus, per ritrovarci dopo una notte incubosa o graziante, e ripartiamo. Insieme, verso Xanadu.

 

Mussapi

La via per Xanadu

Quando si spegne la luce prima del buio

c’è l’attimo puro dello spegnimento,

la luce che passa dal mondo esterno all’iride,

la scienza degli occhi, la forza dello sguardo

sono la prole di quel fulmineo tramonto,

lo leggi nei suoi occhi che hanno pianto,

mentre cammina al tuo fianco nella pioggia battente.

Il piede affonda nelle pozzanghere sul marciapiede

e pare svanire il confine con la strada

che fu così alto, al tempo dei primi passi,

poi i due si salutano mentre il tram sta frenando,

e l’attimica unione già si scinde.

Mentre l’uno dei due si acquatta sulla carrozza

e sente premere le orbite di pianto eterno

l’altro cammina e ora non si protegge

più dalla pioggia che lo imbeve e soffoca.

La via per Xanadu è tracciata nel fondo,

sotto i tombini gonfi che gorgogliano,

passa nel buio e come divise ora unifica

i passi di chi si riempie le scarpe di pioggia e fango

e dell’altro che in un velo protegge i suoi occhi

dietro il vapore sui vetri opachi dell’autobus,

perso e smarrito tra gli altri ambulanti.

E ognuno immagina inconsciamente il cammino dell’altro

la via d’acqua che sotto le fondamenta

guida i due percorsi dettando la rotta.

La pioggia incessante debilita e sfianca,

il petto trattiene le parole perse

nel limbo prenatale in cui si estinsero.

Ma solo ora le voci si parlano

ora lontane e pure voci vocanti,

quello che è stato è prossimo, lo avverti

come se rinascessi all’improvviso ora che il buio

ti incorpora sul marciapiede come un’ombra,

e i due sotto quel fiume sporco e graziante

sentono il flusso della via per Xanadu,

quando si rivedranno domani nella pioggia battente.

Roberto Mussapi
(Da La piuma del Simorgh, Mondadori, 2016)

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