Leonardo Tondo
Retroscena psichici di un fatto di cronaca

Dramma dell’omofobia

Storie di genere e di sessualità irrisolta alla base della dinamica che si è consumata nell’omicidio di Luca Varani. Un fenomeno diffuso e pieno di insidie che, per fortuna, non sempre sfocia in tragedia

A dare retta alle informazioni disponibili, accade nella Roma quasi perbene che due giovanotti una sera come un’altra spendano lo stipendio mensile di un più comune mortale in droghe pesanti. Si chiudono in un appartamento dove, per qualche giorno, invitano amici con cui condividere l’esperienza. Fra questi scelgono una vittima sacrificale attirandola con una modesta offerta di denaro in cambio di qualche servizietto erotico. In tempi di labili confini degli orientamenti sessuali, il giovane accetta magari per esplorare quella parte di sé in cui avventurarsi solo con l’alibi di qualche euro in più che, comunque, fa sempre comodo. I due organizzatori stanno in un’inquieta relazione. Sembra che abbiano passato il capodanno insieme e anche in quella circostanza pare non siano mancate effusioni di vario tipo; anche nella più recente occasione si racconta di un qualche scambio erotico o pseudo-sentimentale ma solo perché – secondo le fonti ufficiali – erano entrambi sotto l’influenza di sostanze pesanti. Altrimenti nulla sarebbe accaduto, secondo il padre di uno dei due che assicura, nella sua famiglia, un rigido rispetto dell’orientamento etero: «A noi piacciono le donne vere» (in alternativa a quali?).

Mettiamo che il figlio possa condividere le direttive paterne più per fargli piacere ed essere accettato che per una convinzione personale. Deve nascondere pensieri indecenti per la paura di essere magari cacciato da casa o per non suscitare le ire del padre oppure, soltanto, per non deluderlo. Mettiamo che sia anche molto attratto da questo compagno anche un po’ famoso (magari in adolescenza sfigato e grassoccio) ma che non sia in grado di far emergere questo sentimento, che abbia bisogno di droga per lasciarsi andare e fare del sesso con lui sperando poi di dimenticarsene. Mettiamo che dopo aver consumato il suo piacere voglia allontanarlo da sé perché una forza superegoica (paterna) gli impedisce di esserne felice. Trasferisce allora quel sentimento su un altro, chiamato apposta per lo svolgimento del dramma, lo tortura e alla fine lo uccide con la complicità del suo amante, tentando di eliminare quella scomoda parte di sé che non può accettare (che materialmente il crimine sia stato portato a termine da lui o dal suo alter ego è indifferente).

Chissà quante altre volte sarà capitato senza che si arrivasse alla tragedia e quante altre volte in città si verifichino storie del genere o di genere. Chissà quanto il giovane debba odiare quel padre che ha bloccato i sentimenti per un altro giovane e che, nel suo pensiero, doveva essere il vero bersaglio del suo odio per potersi sentire libero di fare l’amore con chi e come vuole. Invece la trama si è svolta tutta internamente e ha portato alla morte di una vittima che si è trovata, per caso o per disegno, al centro di una terribile concatenazione di eventi tra un inconscio in agitazione e una coscienza disturbata. Dramma dell’omofobia, tutti i particolari in cronaca.

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