Leone Piccioni
Pellegrinaggi toscani nei dintorni di Pienza

A cena in Monastero

L’ex complesso monastico olivetano, situato a Sant’Anna in Camprena è oggi un agriturismo. Ma è stato abitato dall’arte, dalla storia e da grandi personaggi, come Marco Montori ci racconta in un libro. Dove si parla del Sodoma, di Pietro Leopoldo di Toscana e di Don Fernaldo Flori

È uscito un libro su Sant’Anna in Camprena a cura di Marco Montori, edito dall’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Montepulciano, Chiusi e Pienza. Illustrato con una grande quantità di fotografie, è un libro che molto mi interessa. Sant’Anna in Camprena è un grande monastero che si trova a 5 km. da Pienza, al bivio della strada dalla città dei Piccolomini a Castel Muzio. Di lì parte una strada in salita che arriva al grande complesso archittetonico di Sant’Anna intitolata a Don Fernaldo Flori che fu in anni abbastanza recenti un parroco di grande prestigio del Monastero. Il libro si sofferma con importanti osservazioni sulla Chiesa, sul Monastero propriamente detto, sul Giardino e particolarmente sul refettorio che ospita un ciclo di affreschi del Sodoma: la pittura del Sodoma è uno dei più importanti richiami per i turisti e per le persone competenti. Il Sodoma fece probabilmente a Sant’Anna le prove dei suoi affreschi a Monte Oliveto Maggiore.

S. Anna in CamprenaNel 1324 Bernardo Tolomei, che poi fu santificato, giunse in romitaggio nella località di Sant’Anna. Altri monaci via via giunsero e nel 1334 iniziarono la costruzione del Monastero. La vita degli Olivetiani di Sant’Anna si fece nel tempo più intensa e spesso il Monastero veniva raggiunto da pellegrini. Così si arriva al secolo XVIII quando il vescovo di Chiusi e Pienza decise per la soppressione del monastero per la mancanza di mezzi economici. Siamo nel 1784. Sant’Anna in Camprena diventò una parrocchia e «per molti mesi dell’anno – scrive Marco Montori – il parroco e il fattore del Vescovo con la sua famiglia erano gli unici e indisturbati abitatori di quell’isola di pace. Solo per le feste la campana riuniva i pochi parrocchiani, sparsi nei casolari che facevano corona al Monastero».

S. Anna Piccioni FloriNel 1970 io presi casa a Pienza e mi recavo spesso la sera a Sant’Anna da Don Fernaldo Flori (nella foto a sinistra con Leone Piccioni a Sant’Anna, ndr), parroco e fino alla sua chiusura rettore del Seminario di Pienza. I grandi locali disponibili nel Monastero abbandonato furono spesso adoperati per ritiri spirituali e per soggiorni estivi: ricordo che si vedevano spesso gruppi di pittori “della domenica” all’opera tra quei paesaggi meravigliosi. Già dai primi anni della mia vita a Pienza, dove andavo spesso non solo d’estate, feci amicizia con due personaggi straordinari: Don Flori e Don Ivo Petri: Flori era veramente un buon pastore, era molto colto, seguiva anche le fasi della letteratura contemporanea, teologo, molto spiritoso e accogliente; Don Ivo Petri, vice parroco di Pienza, era tra le più amabili persone che io avessi conosciuto, molto amato dalla gente che si rivolgeva continuamente a lui, umile malgrado la sua cultura, anche lui con uno spirito toscano molto mordente. Frequentava spesso Sant’Anna e si univa agli ospiti nella piccola cucina della parrocchia. Si incontravano di frequente Mario Luzi che passava tutte le estati a Pienza, spesso ospite del Seminario, e qualche volta Carlo Betocchi e Carlo Bo che venendomi a trovare erano ben lieti di passare una sera a Sant’Anna.

S. Anna SodomaNel libro è riportata una parte di un mio articolo che suona così: «Nel mio cuore è rimasto assai caro e tanto rimpianto il vecchio convento di Sant’Anna dove passavo, ospite di Don Flori, tutti i sabato sera quando ero in zona… Aperta agli ospiti una piccola cucina che guarda il bosco e talvolta (festa grande) l’antico cucinone dei frati. Si riprende confidenza con le stagioni, con gli animali, le presenze e le voci della natura, con i vari movimenti della vita, con i giusti pensieri, con il focolare per l’inverno, con la finestra aperta a far corrente d’estate, con l’insalata colta da Remo (il fattore) nell’orto e preparata da lui come nessuno sa, con le passeggiate notturne parlando sottovoce come se fosse necessario per rispetto verso i cipressi, la luna, le lucciole a giugno fino al “guazzatoio”. Luzi ha dedicato a Sant’Anna alcune importanti poesie e soprattutto quella in titolata Eglise sulla Chiesa e sul Campanile: «Alta, lei Alta/ sopra di sé/ scavata/ in che miniera/ di luminosità/ di altezza, dico/ che la eleva -/ la alza vertiginosamente…».

cope s. annaDiverse cose riguardano Sant’Anna: le voci che il Granduca di Toscana avesse avuto, presentandosi in incognito, un grande amore a Sant’Anna; il romanzo La pellegrina di Felice Rossi del 1875 che narrava le avventure di una ragazza detta la Pellegrina che ebbe un amore con Pietro Leopoldo di Toscana, incontrato a pochi chilometri da Sant’Anna dove poi, finito l’amore, disperatamente si consegnò a morire presso un romito del vecchio monastero. Venendo ai nostri giorni bisogna ricordare il film di Anthony Minghella Il paziente inglese che fu girato in gran parte a Sant’Anna e che vinse nove Oscar nel 1997. E chiudiamo con una bella citazione del Montori: «Sant’Anna, a uno sguardo frettoloso, sembra un luogo addormentato dove non può succedere nulla, ma sappiamo che può dare ali al fantasticatore, sia nel corso del viaggio della vita che al termina di esso, perché di fronte o dentro le sue mura tutto sembra accaduto ed essere entrato per sempre in un ordine inalterabile».

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