Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Obama ambientalista

«Nessun paese cambierà il riscaldamento della terra da solo… Se non lo facciamo noi per primi, nessuno lo farà»: presentando il Clean Power Plan, Obama ha messo gli occhi sul futuro togliendoli dalle beghe interne che, in fondo, non lo riguardano più

Mentre continua la saga di Donald Trump che ancora risulta essere al primo posto negli exit polls e mentre il circo mediatico sempre più goffamente e in modo sempre meno professionale accentra troppo la sua attenzione sugli altri 16 candidati repubblicani di cui solo 10 si affronteranno giovedì sera nel primo dibattito pubblico, Obama cerca di consolidare la sua legacy nell’ultimo periodo del suo mandato. Tra il disinteresse totale. E tra le importanti decisioni di questi ultimi giorni che fanno discutere e appaiono fondamentali, ce n’è una che, seppure non nuova, trova solo adesso la sua regolamentazione.

In una breve apparizione televisiva di lunedì scorso, Obama ha presentato il Clean Power Plan, cioè le regole federali per porre un freno ai devastanti cambiamenti climatici che ormai affliggono tutto il pianeta. E se non sempre le sue decisioni riguardo all’ambiente sono state condivisibili, come su queste pagine ci hanno documentato i preziosi articoli di Gabriele Trama, va tuttavia registrato che i suoi forzi per cambiare la mentalità del paese, di Washington nello specifico e dei repubblicani in particolare che hanno sempre votato contro tutte le sue proposte sono stati, in questi ultimi anni, continui. Tuttavia i suoi obiettivi a volte non così drastici come avrebbero dovuto essere, hanno tenuto conto per forza maggiore di un’opposizione cieca e troppo subalterna alle potenti lobby di Washington. Nella speranza forse di raggiungere accordi che in realtà si sono rivelati impossibili. Dopo avere citato gli allarmati suggerimenti degli scienziati che da anni implorano le istituzioni di tutto il mondo di fermare un inquinamento foriero solo di disastri epocali, le foto della Nasa che mostrano la trasformazione morfologica del nostro pianeta e perfino l’enciclica del papa Francesco dove si dice che combattere i cambiamenti climatici «è un obbligo morale», il presidente americano quasi giunto al termine del suo mandato non dovendo più misurare ogni parola e ogni mossa cerca di portare a termine le sue priorità della sua agenda. Sperando sì di tramandare un’eredità sua personale, ma a mio parere, soprattutto di promuovere l’interesse verso il bene comune che in generale sembra avere animato tutta quanta la sua presidenza.

clean power planIl Clean Power Plan è la versione finale delle regole dell’EPA (Environmental Protection Agency, agenzia governativa che decreta le leggi e i regolamenti che concernono l’ambiente) che Obama ha definito «il più importante passo mai compiuto per combattere i cambiamenti climatici» ricordando che gli Stati Uniti hanno ridotto l’inquinamento da carbone più di ogni altra nazione sul pianeta. «Questa è la nostra casa e non c’è un piano B». Obama per la prima volta ha ammesso che «gli impianti energetici sono la più grande fonte di inquinamento da CO2 che contribuisce ai cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo. Fino ad ora non ci sono mai stai limiti federali all’inquinamento da carbonio che le centrali sputano nell’aria che respiriamo». Entro il 2030 gli Stati Uniti elimineranno il 32% delle emissioni di CO2 rispetto al 2005. Le morti premature saranno ridotte del 90% e i casi di asma infantile di 90.000 unità.

Ma è il tono di Obama che è senza precedenti: apocalittico e senza ritorno. «Siamo la prima generazione che avverte l’impatto dei cambiamenti climatici e l’ultima generazione che può ancora fare qualcosa». Il tempo stringe e non ci possiamo permettere nessuna dilazione. «Se non facciamo qualcosa ora non saremo in grado di invertire la rotta. Il tempo non è dalla nostra parte» ha continuato affermando di essere convinto che «nessun’altra sfida pone una minaccia più grande al nostro futuro di quella dei cambiamenti climatici… Se vogliamo proteggere la nostra economia, la nostra sicurezza e la salute dei nostri figli dobbiamo fare molto di più».

«Dopo avere lavorato con gli Stati, le municipalità cittadine e le società che producono energia, l’EPA sta completando i primi standard per portare a termine l’eliminazione dell’inquinamento da carbonio di tutte delle centrali energetiche». Inoltre, secondo Obama, con questo nuovo piano ogni americano risparmierà circa 85 dollari l’anno sulle bollette di luce e gas. Naturalmente si è rivolto poi alle opposizioni dicendo che «ci saranno molti critici e molti cinici che diranno che questo non può essere fatto. Addurranno il motivo che queste restrizioni costano molti soldi, che faranno diminuire molte possibilità di lavoro, che questa è la mia guerra contro il carbone, che ciò danneggerà soprattutto quegli americani appartenenti alle minoranze e con un basso reddito, perché eliminerà posti di lavoro. Ma non è vero, perché sono proprio i cambiamenti climatici che colpiscono questi americani». Infatti, statistiche alla mano, Obama ha affermato che sono proprio i bambini neri e ispanici quelli più colpiti da attacchi di asma provocati dalla bassa qualità dell’aria che respirano. «Tutte queste sono scuse per non agire» ha commentato, aggiungendo la necessità per gli Stati Uniti di recuperare una leadership in questo campo. «Non voglio illudervi. Sarà difficile. Nessun paese cambierà il riscaldamento della terra da solo… Se non lo facciamo noi per primi, nessuno lo farà».

Naturalmente i gruppi ambientalisti hanno accolto con favore l’inasprimento della lotta all’inquinamento definendo questa una mossa storica che sta proprio a dimostrare quanto lo sforzo globale nei confronti dei cambiamenti climatici debba cominciare a diventare serio. Hillary Clinton candidata presidenziale alla Casa Bianca, d’altro canto è intervenuta dicendo che sosterrà il Clean Power Plan, il piano di Obama, se sarà eletta e affermando inoltre che userà questa piattaforma ambientalista per diversificarsi dagli avversari repubblicani: «Questo piano avrà bisogno di essere difeso, perché i repubblicani dubbiosi e disfattisti come sono – e intendo tutti i candidati repubblicani che si presenteranno alla corsa presidenziale, nessuno escluso – non offriranno alcuna soluzione credibile al problema. La verità è che non ne vogliono una».

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