Leone Piccioni
Diario di una cittadinanza onoraria

Le porte di Pienza

Un incontro inscritto nel destino quello tra il crtitico letterario e la città voluta da Pio II per mano di Rossellino. Quasi fortuito, dovuto - cicerone Emilio Cecchi con al seguito Ungaretti e Angioletti - a una deviazione sul percorso verso Firenze…

Per partecipare a Firenze a una riunione della rivista letteraria della Rai L’Approdo, in gran parte curata da me, andavamo in macchina con Emilio Cecchi, Giuseppe Ungaretti, G. B. Angioletti. Guidavo io. Giunti a San Quirico d’Orcia, Cecchi ci chiese se avevamo mai visto Pienza. Non l’avevamo mai vista. E deviando di pochi chilometri fummo in questa stupenda piazza davanti a questo meraviglioso e irripetibile Duomo, in una cittadina costruita con grande arte da Rossellino per incarico di Papa Pio II Piccolomini e ne fummo incantati.

L. Piccioni con Don FloriNel 1970 cercavo una casa in campagna per me e per i miei, per allentare ogni tanto la morsa della grande città e mi capitò, per opera dell’amico Mario Guidotti, di scegliere a Pienza una abitazione centrale, che era in cattivo stato e che fu assai bene restaurata. L’amministrazione di Pienza era, come quasi tutte le amministrazioni toscane, in mano al Partito Comunista e il sindaco Carpini fece molto bene a superare l’eventuale barriera ideologica nei miei confronti per chiedermi di collaborare a nuove iniziative in favore della vita culturale e turistica della città. Io non posi tempo in mezzo: accettai e mi misi subito al lavoro. Proposi di organizzare mostre grafiche dei grandi artisti italiani, cominciando da Giacomo Manzù. Quasi non ci credevano ma, dopo un breve colloquio tra me e Manzù, una delegazione del Comune di Pienza andò ad Ardea dove il grande artista aveva la casa e lo studio e prese brevi manu, con assoluta confidenza e fiducia, le opere che Manzù porgeva, destinate alla mostra e per le quali non chiese nessuna assicurazione.

Seguirono mostre di Guttuso (che venne di persona, come del resto Clerici), di Carrà (venne il figlio), addirittura del solitario De Chirico (venne la vedova del grande pittore e mi ascoltò compiaciuta). Ci furono molte altre mostre, tra cui ricordo soprattutto quella di Gentilini che fu presentata da uno scrittore come Piero Chiara.

A un certo momento parve che in prossimità di Pienza il Consiglio regionale avesse deciso di imporre una discarica. Ci fu giustamente un sollevamento popolare: non era possibile una discarica tra le bellezze artistiche e naturali di Pienza e della Val d’Orcia! Io allora a Radio Rai – dirigevo infatti la parte radiofonica – avevo varato una trasmissione che prendeva le ore centrali del mattino e si chiamava Chiamate Roma 3131. Un’intera trasmissione fu dedicata a Pienza. Parteciparono esponenti della cultura locale e nazionale con tanta autorità che il disegno della Regione fu subito ritirato.

Pienza cittadinanazaNel 2003 fui insignito della cittadinanza onoraria. Per quello che avevo potuto fare per Pienza, certamente per le mostre e per il 3131. Alla cerimonia della cittadinanza era presente il mio nipotino Kirill che guardò con ammirazione la grande chiave di ferro che mi fu consegnata come simbolo della cittadinanza. Mi chiese se con quella chiave poteva aprire tutte le porte di Pienza e io gli risposi di sì. Questo bambino che ora ha più di 19 anni e che quindi allora ne aveva 7, si rivolse al sindaco quasi fosse un suo pari, lo ringraziò e disse testualmente: «Io sarei contento di lavorare con Lei, signor Sindaco!».

Ci sarebbe ora tutto il capitolo delle mie amicizie letterarie con scrittori e poeti che cominciarono a frequentare Pienza con il mio invito. Luzi ci passava almeno l’estate, ospite per parecchio tempo del Seminario di Don Fernaldo Flori (con Piccioni, nella foto in alto a destra, ndr) e poi in una casetta che gli era stata assegnata. Veniva molto spesso Betocchi, venivano Bo, Pampaloni e altri. Uno dei punti di riunione era a Sant’Anna in Camprena da Don Flori. Da lui certe gradevoli cenette soprattutto organizzate dall’indimenticabile Remo che era il fattore. Don Flori era molto geloso delle sue carte, ma si aprì in confidenza con me e io potei far pubblicare alcune sue bellissime poesie nell’ultimo numero dell’Approdo con una mia presentazione. Scritti teologici di Don Flori furono pubblicati poi da una casa editrice specializzata e so che anche oggi si lavora attorno a parecchi suoi quaderni inediti.

Ho seguito anche le vicende politiche di Pienza e non mi meravigliavo che si ripetesse, come nel resto della Toscana, il consenso al Partito Comunista. Ma quando ho saputo che l’attuale Giunta, condotta dal sindaco Fabrizio Fé, è stata eletta con voti di una lista civica – ebbene sì – ne fui contento.

(Testo redatto in occasione della Cerimonia organizzata dal Comune di Pienza il 1° luglio scorso per i 90 del cittadino onorario Leone Piccioni)

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