Gabriele Trama
In cerca di nuova Unione

L’energia europea

Hollande e Tusk hanno proposto la creazione di una autorità sovranazionale che determini una politica energetica comune e coordini gli approvvigionamenti. È l'unico modo per correggere il caos ambientale

Nel dopoguerra, quando si gettarono le basi per l’Unione Europea, il primo accordo sottoscritto a Parigi nell’aprile 1951 fu la creazione della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio, cui aderirono Belgio Francia Germania Italia Lussemburgo Olanda. Le prime materie a circolare senza dazi fra i sei paesi furono dunque il carbone e l’acciaio, strategiche per la produzione di armi ma anche basilari per la ricostruzione dell’Europa sconvolta dal conflitto. Il cuore di questo mercato comune erano l’Alsazia Lorena e la zona della Ruhr , dove si concentravano le maggiori risorse e produzioni di carbone e acciaio. L’Italia, che non aveva grandi attività in quei settori e neppure necessitava di carbone per la produzione di energia, vi partecipò per non restare esclusa dal primo embrione di unità europea. L’energia elettrica nell’immediato dopoguerra proveniva soprattutto da fonte idraulica e quindi le importazioni di carbone erano abbastanza limitate ma la partecipazione al mercato comune fu il volano che innescò nel nostro paese lo sviluppo degli Anni Sessanta.

hollande tuskNei giorni scorsi il presidente francese Hollande e il premier polacco Tusk (nella foto) hanno lanciato una proposta che si rifà proprio al primo accordo di libero scambio del carbone e dell’acciaio. La loro idea è quella di un accordo fra i paesi della comunità europea per la creazione di una autorità sovranazionale che determini una politica energetica comune e coordini gli approvvigionamenti. La crisi ucraina e le tensioni con la Russia di Putin, che fornisce gas alla maggior parte dei paesi europei, sono la molla che ha spinto i due leader a farsi promotori di questa iniziativa da sottoporre poi agli altri paesi membri della comunità. Oggi ogni paese europeo, da un punto di vista del consumo e dell’approvvigionamento di energia, va per la sua strada: la Francia ha da tempo scelto il nucleare con cui produce circa il 70% della sua elettricità, la Germania sta al contrario spegnendo le sue centrali atomiche ed è impegnata nello sviluppo delle rinnovabili ma deve sostituire subito i MW nucleari con l’impiego di altro gas e forse anche carbone, l’Italia dipende molto dalle importazioni di gas sia dalla Russia che dal nord Africa, molti paesi dell’est, come la Polonia, dipendono totalmente da Putin.

Occorre dunque rafforzare le interconnessioni energetiche e in particolare ampliare e potenziare la rete di gasdotti per attuare una politica energetica solidale e condivisa. È necessario fare delle scelte strategiche importanti: sfruttare i giacimenti di gas del  sottosuolo della Polonia, aumentare le importazioni dalla Norvegia ma anche dal nord Africa, costruire rigassificatori per importarne dagli Stati Uniti (il gas trasportato via mare su navi metaniere deve essere portato allo stato liquido e all’arrivo ricondotto a quello gassoso e immesso nella rete di gasdotti), dare nuovo impulso alle fonti rinnovabili, sviluppare i sistemi di sequestro della CO2 per impiegare più carbone (si tratta di un sistema di separazione e stoccaggio della CO2 presente in grandi quantità nei fumi delle centrali che bruciano carbone). Sono decisioni e investimenti da non lasciare più ai singoli governi ma da prendere congiuntamente con la stesura di un piano comune, che tenga anche conto della necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica, causa del riscaldamento globale. Un’unica politica energetica e l’interconnessione estesa a tutto il territorio europeo porterebbero sicurezza negli approvvigionamenti, maggior indipendenza con la diversificazione e quindi garanzie per l’economia.

Se ne discuterà alla prossima riunione del consiglio europeo che si terrà alla fine di giugno a Bruxelles. Molto dipenderà dall’evolversi della crisi in Ucraina, se la tensione si dovesse allentare la pigrizia potrebbe prevalere e la proposta di Hollande e Tusk restare solo un buon proponimento soffocato dal gas russo. Con ciò non ci si vuole augurare un conflitto ma bensì una prova di saggezza e lungimiranza da parte dei capi di stato europeo che dia vita a un accordo di solidarietà energetica e di sviluppo di fonti meno inquinanti.

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