Elisa Campana
A 159 dalla morte del romanziere

Hawthorne, America!

Concord, la città del grande scrittore, nel Massachusetts, ricorda l'autore de "La lettera scarlatta". Un omaggio diretto al Rinascimento americano e alla sua rivoluzione

Concord è una tranquilla cittadina di provincia in Massachusetts, non lontana da Boston, dal nome particolarmente significativo, “concordia”, chissà forse a ricordare i primi inglesi che nel 1635 comprarono pacificamente le terre da una tribù indiana. Allora era la natura che la faceva da padrona, conifere, querce, castani si perdevano a vista d’occhio; oggi ci sono case eleganti e impeccabili giardini. Concord, una piccola cittadina, il cui contributo al correre degli eventi fu grande, città di battaglie e di lettere, commemora uno dei narratori americani più grandi, Nathaniel Hawthorne.

Proprio qui, le tredici colonie del Nuovo Mondo professarono concretamente la loro determinazione a prendersi quell’indipendenza che una madre patria avida e tirannica non aveva intenzione di concedere.  Nel 1775, l’esercito rivoluzionario tese un’imboscata alle truppe britanniche e con la battaglia di Lexington e Concord finì il tempo delle parole e iniziò la Rivoluzione americana.

Pochi anni più tardi, quando ormai quell’agognata libertà era diventata concreta istanza di un nuovo stato che aveva già cambiato le sorti del mondo, Concord brulicava di scrittori e intellettuali, diventando centro di uno dei filoni più importanti, quello trascendentalista, della letteratura e del Rinascimento americano. Ralph Waldo Emerson, filosofo e scrittore che forse più di tutti forgiò il moderno pensiero americano, con il concetto del self-made man e il diritto alla felicità e realizzazione personale qui visse per lunghi anni. Henry David Thoreau costruì la sua capanna sulle sponde del lago Walden, per rivivere una vita nei boschi, riscoprire l’intimo contatto dell’uomo con il mondo naturale che l’utile mercantile della società moderna aveva ottenebrato. In ultimo, Nathaniel Hawthorne, scrittore dell’allegoria e narratore del vivere puritano, con capolavori quali La lettera scarlatta e La casa dei sette abbaini fece di Concord la propria casa.

Nathaniel Hawthorne morì 150 anni fa e questa settimana Concord lo commemora con un ricco programma: letture di suoi contemporanei quali Emerson e Louisa May Alcott, scrittrice dell’intramontabile Piccole donne; passeggiate evocative nel sentiero dalla parrocchia First Parish al Cimitero Sleepy Hollow, dove Hawthorne venne seppellito; tour guidati alla Old Manse, dove i novelli sposi Nathaniel e Sophia si stabilirono. Numerose saranno anche le conferenze, in particolare quella che avvicina l’opera di Hawthorne alla scrittura di Edgar Allan Poe, autori molto vicini non solo in vita ma anche sulla pagina fittizia, entrambi cantori dell’oscurità del cuore umano.

Gli eventi esplorano così la vita, l’opera, l’eredità letteraria, il legame con la città, allo scopo di avvicinare il pubblico a uno dei grandi narratori del XIX secolo, offuscato spesso dalle altre personalità del pensiero trascendentalista, a volte incompreso per i toni tenebrosi, le atmosfere dense di significati, le allegorie elaborate ed ermetiche. Colui che però, forse più di tutti, riuscì a descrivere il clima di soffocante puritanesimo, la lotta dell’animo umano tra lo slancio alla realizzazione personale e la sottomissione all’autorità, l’antitesi tra fede e libero arbitrio. Ecco perché le sue opere si presentano spesso come matasse, da sbrogliare nei significati più reconditi e simbolici. Con le commemorazioni non si vuole celebrare solo Hawthorne scrittore, ma anche Hawthorne uomo, perché sappiamo che per carpire fino in fondo l’opera di un grande letterato è necessario leggere tra le righe, andare ben oltre la pagina scritta, conoscendo tutti quei fattori e quelle circostanze che hanno marcato la sua vita e il suo tempo.

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