Nello Mascia
Falli da dietro

Ciccio Formaggio Benitez

Con questo commento alla quindicesima giornata del campionato, il grande attore Nello Mascia comincia raccontare il calcio alla sua maniera per i lettori di Succedeoggi

Giornata importante. Fuori gli abusivi. Oso mischiare insieme i miei due sport preferiti. Il Campionato è la lunga scalata di una grande montagna. Uno Stelvio immaginario. Di lontano la montagna è un ghiacciaio verde livido come il moccico di un bambino povero. La strada si aggrappa ai suoi poderosi bastioni rigandoli di scalinate ossessive. I tornanti ripidi sono la scansione delle giornate. Siamo alla quindicesima. Non siamo nemmeno a metà. Da salire ce n’è.

nello masciaGli ergastolani provano la gamba furenti e vanno su con pedalate costanti e ossessive. Non perdono un colpo. E soprattutto non prendono più gol dopo le quattro sberle di Firenze. Sette vittorie di fila. Non guardano indietro, gli ergastolani spocchiosi e alteri. Incuranti che nella scia c’è ora la sola Roma, che ha la migliore difesa. Il che vorrà dire molto. Il senso è tutto qui. Il campionato italiano ama chi sa difendersi. Chi non rispetta la regola è un abusivo. Fuori. Fuori dunque Montella e la sua squadra bella. Ne aveva già beccati tre al tornante precedente. All’Olimpico rientra Destro in tempo per siglare la vittoria e così i viola si staccano dal gruppo delle prime. Farà un’altra corsa Montella. Fuori. Fuori anche lo Strama-zzarri. Che si stacca anche lui dopo i tre prosciutti parmensi e la paperissima di Handa.

In mezzo, fra la coppia di testa e quella degli abusivi, guadano gli azzurri non senza affanno, ancora alla ricerca di una precisa identità. Vedono la testa allontanarsi e non si arrendono a rientrare nella coppia a ridosso. In realtà Il Napoli di Benitez appare come un personaggio un po’ chanson de geste, un po’ commedia dell’arte. Un cavaliere errante a metà strada fra Lancillotto e Ruzante. Sontuoso nel suo elmo con sgargiante pennacchio multicolore e sfavillante nella sua corazza argentea. Di sotto però è ignudo. Ignude le sue meste vergogne dinanzi e di dietro. Ignude le gambette esili, tremanti e pelose. Ignudi i piedi. Basta una pietruzza a farlo gemere e saltellare goffamente. Basta un Basta a fargli storcere grottescamente il cimiero sulle ventitré. E farlo diventare un Ciccio Formaggio da avanspettacolo.

benitezMa Benitez rifiuta il marchio d’abusivo. E non si arrende. Gli italiani ne subiscono centocinquanta in Parlamento, allegramente senza batter ciglio. Che sarà mai? Si abitueranno. Come dargli torto? Lui non rinuncia al suo sogno. non ci pensa nemmeno di procurare al nostro personaggio nemmeno un paio di zoccoli. Che, fuori di metafora, sarebbe inserire semplicemente un difensore al posto di un attaccante almeno quando si vince a dieci minuti dalla fine. Niente. Ignudo dalla cintola in giù. Per sempre. Mi è simpatico Benitez. Lui ha vinto tanto, non è affatto un cavaliere dalla triste figura. Non è né l’amato Zeman né la meteora Luis Enrique. Lui è uno che difende con orgoglio i propri sogni. E sembra cogliere una frase che ritorna di moda all’indomani dell’addio di Madiba «Il vincitore è un sognatore che non si è arreso». È una sfida. Vediamo come si mette.

Strama-zzarri ha problemi differenti. Chi lo conosce sa il suo pragmatismo. E sa come deve aver sofferto quei tre gol di Donadoni. È una piccola grande squadra, il Parma. In cui brilla, tra altre cose che brillano, la sapienza del nuovo Marchionni inventatosi play-maker. Vincerà il campionato delle outsiders. Campionato al quale parteciperanno anche i decaduti rossoneri, vittime della SantaBarbara Patonza, cui non basta un super Mario in proiezione Mondiale. Lì Zidane si vendica di antiche testate e consegna all’Italia un girone in apparenza di ferro. In realtà non è così, ma la definizione servirà a giustificare eventuali figuracce. Figuracce alle quali non si sottrae il vecchio apparato Pd, schiantato dal “nuovo” renziano. Ci metteremo non più di un paio di mesi a capire che era tutto un imbroglio.

11 luglio 2010 Soweto Finale Campionato del Mondo di calcio. Madiba si presenta per l’ultima volta al mondo. Principi e regine si alzano in piedi. Lui, sorridendo, è fiero di mostrare al mondo un Sudafrica libero e a testa alta. «Sports has the power to change the world». Chissà se è vero. Lui ci ha creduto.
Grazie, Invictus.

 

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