Nicola Fano
Oltre le "balle del Valle"

Lo scandalo Zètema

Mille dipendenti, un presidente fedelissimo di Alemanno, la gestione di tutta la cultura a Roma: radiografia di un enorme centro di potere che Marino lascia intatto. Perché non lo occupate?

Allora: vogliamo parlare di scandali culturali italiani? Parliamo dello scandalo Zètema. Che non è né di destra né di sinistra: semplicemente uno scandalo della nostra cultura impoverita di fondi e idee da una classe politica per lo più ignorante e non all’altezza (della cultura medesima).

Ebbene, Zètema è una cosiddetta “multiservizi” di proprietà totale di Roma Capitale che gestisce praticamente tutta la cultura che si svolge a Roma. Sul suo sito (http://www.zetema.it) si presenta in questo simpatico modo: “Zètema è una società giovane e dinamica: è composta per lo più da persone che hanno da poco compiuto 40 anni, e per la maggior parte da donne (due terzi del totale). I dipendenti sono circa mille, di cui il 70% impiegati e con un titolo di studio superiore”. Wow! Siamo giovani, forti e moderni! I giovani del surf, si sarebbe cantato agli inizi degli anni Sessanta.

zetema2La chiamano il 13 assessorato romano, ma è molto di più. È un centro di spesa e di potere spaventoso. Vi elenco tutte le cose che Zètema gestisce in prima persona, in modo che anche chi non è di Roma possa capire. Musei: Musei Capitolini, Contrale Montemartini (attualmente c’è l’irresistibile mostra di Patrizia Cronin. Le Macchine, gli Dei e i Fantasmi), Mercati di Traiano (che ora ospita il prestigioso progetto Raccontare Traiano), Museo dell’Ara Pacis, Museo di Scultura antica Giovanni Barracco, Museo della Civiltà romana, Museo delle Mura. Siti archeologici: Fori imperiali, Sepolcreto Ostiense, Ninfeo di Via degli Annibaldi, Ninfeo dell’Uccelliera, Casa Protostorica di Fidene, Monte testaccio, Porta Asinara. Case: Casa della Memoria e della Storia, Sala Santa Rita. Globe Theatre, ExpìOstia, Casa delle Letterature, Casa dei teatri, Casa del Cinema. Centri culturali: Elsa Morante al Laurentino 38, Aldo Fabrizi a San Basilio, Gabriella Ferri a Pietralata. Ludoteca della Casina di Raffaello a Villa Borghese. Casa dei teatri e delle drammaturgie con annessa gestione diretta di: Teatro di Torbellamonaca, Teatro del Quarticciolo, Teatro del Lido di Ostia, Teatro Elsa Morante, Teatro delle scuderie di Villino Corsini, Teatro di Villa Torlonia. E scusate se è poco!

francesco marcoliniE sapete chi gestisce tutto questo bendiddio? Ecco l’organigramma. Presidente: Francesco Marcolini (nella foto qui accanto). Dal 1999 al 2003 è al vertice di Consorzio Culturalia che promuove il celeberrimo Salone Internazionale dei Beni Culturali; dal 2000 al 2004 organizza l’altrettanto celeberrimo Salone del libro storico; nel 2005 è Amministratore Unico del Consorzio Regionale ICT, che vede azionista di maggioranza la Regione Lazio, fine èra Storace; dal 7 luglio 2008 è presidente di Zètema in quota fedelissimi di Alemanno. C’è chi dice che nel suo studio campeggi un bel busto di Mussolini, ma io nel suo studio non ci sono mai stato.

albino ruberti2Amministratore delegato: Albino Ruberti (figlio d’arte, nella foto accanto); dal 2005 è ad di Zètema in quota sinistra, ma ha potenti legami anche a destra, tanto che nel 2012 si fece il suo nome come possibile ad di Atac: “non si è mai occupato di trasporti ma, in compenso, ha dato ampia prova di affidabilità e lealtà all’amministrazione Alemanno” scrissero i giornali). Direttore generale: Roberta Biglino (nominata nel 2000. Ha pubblicato un celebre libro Le regole del Curriculum vitae efficace, presso il celeberrimo editore De Vecchi). Poi ci sono gli esperti di settore. Conservazione: Sabina Marchi (restauratrice). Progettazione: Guido Ingrao (architetto, figlio d’arte). Musei: Teresa Mulone (storica dell’arte, forse). Eventi: Claudio Di Biagio (autore televisivo, forse). Mostre: Renata Sansone. Turismo: Riccardo Capone (esperto di viaggi e accoglienza turistica).

Insomma, si può legittimamente sostenere che la cultura di Roma merita di più.

marino alemannoMa fin qui siamo ai dati di fatto. Appena prima di essere eletto sindaco di Roma, Ignazio Marino, evidentemente consapevole dell’importanza strategica di Zètema – e della sua sostanziale forza da contropotere (messa in piedi nel corso della gestione Alemanno, prima Zètema era una sia pur pachiedermica struttura di servizio) – dichiarò: “Dobbiamo riattribuire a Zètema il suo ruolo originario. Il comune decide e Zètema gestisce i servizi aggiuntivi”. E dopo la vittoria alle elezioni ribadì: “Bisogna azzerare il Consiglio di Amministrazione di Zètema”. Il guaio è che non solo il cda ma tutto il vertice di questo vero e proprio ministero della cultura ombra è tutt’ora targato Alemanno. Che cosa stiamo aspettando? È vero che la crisi finanziaria morde la gestione del Campidoglio, ma probabilmente un cambio di passo nella cultura potrebbe rimettere le ali anche all’economia romana. Magari anche pagando meno i dirigenti di Zètema. Ma qualcuno dice: non bisogna esagerare con lo spoil system. Il problema non è l’appartenenza politica, ma l’efficacia dell’operato di funzionari pubblici (i quali, in alcuni casi, percepiscono stipendi da centinaia di migliaia di euro). Potete tornare su nell’articolo e scorrere di nuovo l’elenco degli spazi gestiti da Zètema: qualcuno di voi ne ricorda la pregnanza culturale? Insomma, parliamo tanto dell’occupazione abusiva del Valle, ma perché nessuno occupa i Mercati di Traiano, il Museo di Scultura antica Giovanni Barracco, il Ninfeo dell’Uccelliera (per fare solo tre esempi quasi a caso)? Anche loro sono “beni comuni” sottratti alla cittadinanza. O vogliamo ammettere che ci interessano solo le poltrone del Valle?

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