Furio Terra Abrami
Chi ha "votato" davvero il nuovo esecutivo

Il grilloberlusconismo

Il governo Letta nasce solo perché Grillo (e suoi portavoce-portaborsa) hanno detto di no a qualunque altra soluzione di cambiamento. Non bisogna dimenticarlo. Soprattutto quando il comico urla all'inciucio: lui poteva evitarlo e non l'ha fatto!

Uno dei grandi misteri della Storia come si sa, è come mai Annibale, giunto quasi alle porte di Roma, si sia fermato senza invaderla e suggellare così il suo trionfo. Ora, lungi da noi anche il solo sospetto di voler paragonare Beppe Grillo al grande condottiero cartaginese, però una cosa francamente risulta difficile da capire: il motivo per il quale le armate del condottiero ligure si siano così ostinatamente irrigidite davanti alla proposta di Pier Luigi Bersani di trovare un accordo – quale che fosse – per far partire un “governo di cambiamento”.

Certo le motivazioni possono essere molteplici, e nel cercare di trovarle si può anche tentare di capire meglio tutto l’intero e composito fenomeno del Movimento 5 Stelle.

Innanzitutto bisogna rimarcare che la galassia grillina è tutt’altro che omogenea. In questo movimento convivono idee e  personalità, enormemente differenti tra loro per opinioni e capacità. La cosa è stata subito lampante nell’elezioni dei presidenti di Camera e Senato, dove sapientemente (troppo?) Bersani era riuscito a strappare una loro forma di collaborazione. In questo senso poi, la situazione è ancora più complicata dato che gli stessi vertici – Grillo e Casaleggio – non sono, programmaticamente in accordo con i loro rappresentanti e, addirittura, dànno pure l’impressione di non essere nemmeno d’accordo tra di loro. Per inadeguatezza politica, spesso.

Ma è sufficiente questo per capire la ragione di quel terrorizzato irrigidimento che li condotti a rifiutare di  ascoltare realmente le proposte che gli venivano fatte, oppure quello sputare addosso a chi per primo si era rivolto a loro? Può essere, ma non basta. E resta il fatto che Grillo e i suoi hanno avuto un’occasione che quasi certamente non si ripresenterà loro mai più (forse nemmeno all’Italia, e questo è ben peggio): dopo tanto indignarsi, concionare e urlare di cambiamento, hanno trovato qualcuno che diceva loro “bene, lo possiamo fare, …facciamolo insieme!” Apriti cielo! Il terrore! E non una volta che sia uscita, da parte di uno di loro, una sola risposta un poco più plausibile del “non ci fidiamo”… Ma di che non si fidavano? Con i numeri che avevano, avrebbero sempre potuto interrompere l’esperimento in qualsiasi momento; ergo, era di loro stessi che non si fidavano. La qual cosa cozza (apparentemente) contro l’enorme presunzione – tale da diventare arroganza – che sfoderano nei confronti del mondo intero.

Inadeguatezza politica, dunque, e presunzione. Ma c’è di più. In tutti post di Grillo s’intravede un atteggiamento fideistico nei confronti della Rete e/o del Web. È una cosa che sembra assumere veramente un tono messianico che peraltro conduce inevitabilmente in sede politica a una scelta di tipo massimalista, soprattutto tenendo conto della rozza e arretrata cultura politica di fa sfoggio Beppe Grillo nei suoi post. Per non dire poi, invece, dell’utopico aziendalismo contraddittorio che trapela costantemente e che è probabilmente frutto della farina di Casaleggio. Inadeguatezza, presunzione, “massimalismo aziendalistico”.

Si potrebbe anche continuare, perché l’argomento non si esaurisce qui. Però, a farla breve e ridotta in soldoni, i casi erano solo due: il Partito Democratico che, visti i risultati elettorali, necessariamente deve stare al governo, o lo fa con Grillo o lo deve fare per forza con Berlusconi. I grillisti hanno detto di no e ora il Pd governo lo fa con Berlusconi. Era inevitabile: di che si lamentano, ora, questi rivoluzionari mancati?

 

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