Andrea Carraro
Su “La zia pazza e altre storie di famiglia”

Storie di borghesia

Il nuovo volume di racconti di Leopoldo Carlesimo affronta tematiche familiari. Ne nasce quasi un grande ritratto della "buona" borghesia romana

Il nuovo libro di racconti di Leopoldo Carlesimo – La zia pazza e altre storie di famiglia, Iod – è una raccolta atipica nel repertorio dello scrittore-ingegnere romano, che sinora si era sempre cimentato – da Baobab (Gaffi, 2006) sino a Il perimetro Khun (Iod, 2021) – sullo schema narrativo del racconto di cantiere all’estero […]

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Leopoldo Carlesimo
Un racconto coloniale

Match di reclutamento

«C’era un capannone, in fondo al campo. Una specie di rozzo hangar fatto di tronchi scortecciati e fogli di lamiera. E dentro al capannone era stato eretto un ring, un semplice spiazzo sabbioso sommariamente cintato da due corde di canapa annodate a pali di legno infissi nel terreno»

La città era in corso di costruzione un paio di chilometri a monte della diga, sul primo gradino dell’escarpment che sale al Plateau. Il Nyika Plateau occupa il nord-ovest del Paese. È un altopiano brullo, un’ondulata distesa di brughiera duemila metri sopra il livello del mare, che dal bordo orientale precipita in un brusco salto, […]

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Leopoldo Carlesimo
Un racconto "africano"

La caccia di Brusatti

«La domenica, nel giorno di riposo, Brusatti usciva spesso in battuta nella boscaglia. S’era procurato per pochi soldi a Mamou un rudimentale schioppo a due canne per la selvaggina minuta e una vecchia carabina da caccia grossa...»

Sono gli avvii a essere così, i primi tempi, finché le cose non hanno preso la loro forma. La strada non è ancora tracciata, allora possono succedere delle cose strane… Parlo di un cantiere africano agli inizi, quando s’arriva sul posto in pochi, e non c’è nulla, nemmeno una pista che porti lì, e bisogna […]

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Leopoldo Carlesimo
Un racconto africano

Notte all’impianto

«Fu su quella prima diga, a Shiroro, che imparò il mestiere. Rimase confinato laggiù, in quel cul-de-sac d’Africa, per sei anni, senza mai uscirne. Il Friuli, intanto, rifioriva. Da terra di braccianti, dopo la ricostruzione mutava pelle, s’arricchiva, si trasformava in uno dei poli industriali del nord-est»

A Garafiri, moyenne Guinée, Torlin era l’impiantista del cantiere. L’impianto di una diga è una macchina primitiva e complessa, un intrico di nastri trasportatori che si diramano in ogni direzione, collegando tra loro frantoi di vari tipi e dimensioni, da quelli a mascelle della stazione primaria, capaci di macinare blocchi di roccia da un metro […]

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Leopoldo Carlesimo
L'ultima puntata di "Storie di Nina"

Nina e la madre

«Come segretaria, ebbe un successone. Talmente bella per quel lavoro che quasi tutti gli avvocati dello studio – dai giovani procuratori rampanti ai fascinosi soci anziani della lawfirm – le facevano una corte spietata. Per un certo tempo, lei resistette»

Quando raggiunse l’ospedale, lui ormai non c’era più. Lo avevano portato via quelli in divisa. La bambina era intubata, le fu concesso di vederla al di là di un vetro. Dovette subire una sorta di vestizione, prima. Camice e guanti sterili, copriscarpe in plastica con elastico alla caviglia, cuffia per i capelli, mascherina chirurgica. Stella […]

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Leopoldo Carlesimo
La seconda puntata di "Storie di Nina"

Nina e il padre

«E adesso, che ci tornava a fare a casa? Ma dove andare, se no? Quindi, finiti i tonnarelli cacio e pepe e la coratella coi carciofi che aveva ordinato dopo, scolato quel mezzo litro, s’incamminò. Arrivò a casa sudato, faceva già caldo ed era in digestione...»

Quando tentò di prenderla, lei resistette. Cercò timidamente di sottrarsi al suo abbraccio, ma era piccola e magra e leggera e lui ebbe facilmente la meglio. La sollevò tra le braccia e la avvolse in un plaid e la trasportò fino all’auto parcheggiata nel vialetto. Tutto questo lo fece mormorando parole. Nessun interesse per il […]

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Leopoldo Carlesimo
La prima parte di un romanzo a puntate

Storie di Nina

«A tenerla d’occhio, piccoli infortuni a parte, Nina non pareva così diversa dalle altre. Solo, un po’ migliore: un’alunna esemplare. Molto seria per la sua età, studiosa, educata. Magari un tantino taciturna. Profitto superiore alla media, composta a lezione, condotta irreprensibile»

Che quell’alunna, quella Nina, arrivasse ogni tanto a scuola con dei segni addosso, Elsa fu la prima a notarlo. Era una volta un gonfiore su una guancia o dietro un orecchio. Un’altra volta zoppicava. Mai nulla di grave, mai che si lamentasse. Ne parlò con Sara, la collega di lettere: “Se glielo chiedi, ha sempre […]

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Leopoldo Carlesimo
Un racconto inedito

Affari di famiglia

«L’Alfio che conobbi io, in Costa d’Avorio, era già un pezzo avanti in quest’impresa. Niente a che fare col ragazzino impaurito che scappò davanti al morto. Aveva messo tanto così di pelo sullo stomaco, un tipaccio spavaldo e sicurò di sé, che crede solo nei rapporti di forza, un po’ nella fortuna e non si pone limiti d’altro tipo»

Ancora qui a chiedermi perché gli ho detto sì… Non le sopporto proprio, io, le gite domenicali fuori porta. Traverso Piazza Vittorio, imbocco Santa Croce in Gerusalemme, direzione Porta Maggiore. Poco viavai in giro, negozi chiusi, ragazzi in bicicletta, gente che porta a spasso il cane. Imposto sul navigatore l’indirizzo del messaggio whatsapp. Ricevuto da […]

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Leopoldo Carlesimo
Una storia di solitudini

La regina del giardino delle erbacce

«Entrò in classe e fece lezione come sempre. E constatò che Debbora, come negli ultimi giorni, la fissava. Sempre più intensamente. Elsa ebbe la sensazione che un altro passo nella rivelazione del suo segreto fosse imminente»...

“Sono la Regina del Giardino delle Erbacce,” disse Debbora alla prof d’inglese, abbassando la guardia e abbandonandosi a uno slancio emotivo in cui rinunciava, seppur per un attimo, al turpiloquio che normalmente infestava la sua bocca di quindicenne. La prof non capì cosa intendeva. Ne ebbe una vaga idea solo molto dopo, quando capirlo, se […]

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Leopoldo Carlesimo
Storia di una battaglia

La mosca e il ragno

«Non facevo nulla. Non pensavo a nulla. Me ne stavo lì immobile, seduto su una panchina, fissando una scrostatura d’intonaco sul muro di cinta assediato d’erbacce, quando a un tratto un grosso moscone prese a tormentarmi...»

Conosco anch’io il segreto di certi pomeriggi inoperosi e tetri in cui vi sembra che nulla funzioni. Il lavoro vi disgusta. Le pareti di casa vi opprimono. Uscite in strada e vi sembra che i passanti vi scrutino con ostilità. I negozi, i caffè, persino le chiese vi respingono. In un pomeriggio così mi trovavo […]

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