Filippo La Porta
In memoria di un intellettuale atipico

Storia di un italiano

Ricordo di Giampiero Rubei, animatore del jazz romano: una gioventù di estrema destra e una maturità da cosmopolita delle passioni. Pieno di contraddizioni

Ho conosciuto Giampiero Rubei, uno degli artefici del jazz a Roma, 10 anni fa parlando di Celine (su cui organizzammo insieme una serata al festival di Villa Celimontana), autore maledetto, scandaloso,  populista, terminale, immenso, a volte ripugnante, autolesionista. Irriducibile a ideologie e schieramenti, e che entrambi amavamo (accanto, ma per me decisamente meno, a Drieu La Rochelle). […]

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