Alberto Sagna
Tra giallo e memoria

Scandalo a luci blu

«Il proiettile era altrove. Qualcuno doveva averlo utilizzato, pensai dopo che quell’uomo rimasto in piedi con la divisa e il berretto blu mi chiese di andare a riconoscere la salma di mio padre. Era morto di infarto vicino al Testaccio»

Le forbici di metallo passarono davanti al mio viso e vidi la mano veloce che formava nell’aria il disegno di un numero, il sei, per poi tornare accanto alle orecchie. Lo stridio delle lame penetrò nel mio cervello. Non posso dire il mio nome, dentro la tasca della giacca ho una pistola. Chiamatemi come volete, […]

continua »
Alberto Sagna
Una storia inedita

Fantasmi

«Era il tredicesimo giorno che andava a lavoro senza busta paga, senza quei soldi messi alla rinfusa sotto il bancone, soldi in nero, quelli che decideva lui a seconda di come gli girava»

All’improvviso nella stanza arrivò il vuoto, uno spazio crudele. Quelle parole uscite di soppiatto, mentre era alla cassa per battere uno scontrino, lo sguardo cupo del titolare, la busta paga che arrivava ogni mese in ritardo, poggiata sul bancone laterale del negozio, quasi per caso. E lei doveva fare in fretta, accorgersene ma non dare […]

continua »
Alberto Sagna
Un racconto inedito

La scuola perfetta

«Tu sei morto. A ricreazione», lo disse sottovoce. Il sibilo venne udito dalla classe. Non lo osteggiarono, non lo fermarono

Le radici dell’educazione sono amare, ma il frutto è dolce. Aristotele Seduto sul banco, terza fila vicino alla parete, con i polsi poggiati su quel legno scuro, un libro di matematica dalle pagine ingiallite, una penna bic, il diario ancora nello zaino, Ibrahim guardava la lavagna. La gola secca, il collo leggermente sporto in avanti, […]

continua »
Alberto Sagna
Una storia inedita

La libraia e il treno

«Tutto era accaduto poco prima di arrivare alla stazione di Firenze, dopo la stazione di Tarvisio Boscoverde. Ed ora queste due grosse braccia nere stavano sollevando da terra Anna Moranti, in debito di ossigeno, con una frattura al cranio, e nessun ricordo più»

Erano le sette del mattino di un sabato assolato, dopo una notte scura e silenziosa, lontana, come lontane erano le strade primaverili della città, e di quella via, stretta, con al centro un albero che, con le sue grosse radici affondate nel cemento, sembrava aver poggiato la sua dura mano sulla terra. Rotaie, stridio metallico, […]

continua »