Nicola Fano
L'estate del nostro scontento?/1

L’estate che sarà

Da domani, parte una serie di reportage, riflessioni, commenti nei quali i collaboratori di Succedeoggi - con le immagini inedite di Roberto Cavallini - cercheranno di interpretare i segni del tempo: siamo dentro o fuori l'inferno del covid e dell'ignoranza?

«Ora, l’inverno del nostro scontento si è tramutato in estate radiosa grazie questo sole di York». L’incipit del Riccardo III di Shakespeare è paradigmatico. Terminata una sanguinosa guerra civile, il Duca di Gloucester finge di festeggiare: «La guerra dal volto feroce ha spianato le rughe della fronte e adesso, invece di montare cavalli corazzati per atterrire le anime di nemici impauriti, danza agilmente nella camera di una signora al suono seducente di un liuto». Non sarà un’estate in discoteca (siamo nel 1592, e Shakespeare si riferisce a fatti capitati poco più di un secolo prima), ma certo si immaginano balli di gruppo nei saloni delle famiglie bene. Come oggi da noi, insomma, in pieno covid rimontante.

Dopo di che, Riccardo confida al pubblico i suoi timori: «Ma io che non fui fatto per questo tipo di svaghi né per corteggiare uno specchio; io, di stampo rozzo, privo di voluttà romantica per cui pavoneggiarmi in società; io, sproporzionato, burlato dalla natura, deforme, incompiuto, buttato su questo mondo prima del tempo… ebbene io, in questo fiacco tempo di pace, non ho altro piacere che con cui passare il tempo se non quello di spiare la mia ombra nel sole e ammirare la mia deformità. Perciò, non potendo fare l’amante, per riempire questi giorni di festa, mi sono deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi piaceri dei nostri tempi».

 Quella di Riccardo è una dichiarazione d’intenti: attraverso di lui, Shakespeare dipinge la bramosia di potere come una voglia costante di far apparire bello ciò che è brutto; buono ciò che è cattivo; onesto ciò che è disonesto («Il bello è brutto, il brutto è bello», cantilenano le streghe di Macbeth). Questa è la mostruosa grandezza di Riccardo: adeguare la realtà alla sua deformità; confondere il proprio spirito criminale con il sentimento del tempo. O, meglio, far apparire come naturale il fatto che il sentimento del tempo sia il crimine.

Ecco perché Succedeoggi ha intitolato “L’estate del nostro scontento?” un ciclo di reportage dal presente affidati ai nostri collaboratori e illustrati per noi dal grande fotografo Roberto Cavallini, per raccontare questo tempo di trapasso. L’estate 2021 – ancor più di quella precedente che visse, forse inconsapevolmente, d’un equivoco – sarà un tempo spartiacque. Che cosa sia il covid e quale la sua minaccia ormai lo sappiamo, eppure qualcuno fa finta di niente. Se prevarranno le false e aberranti ragioni di chi minimizza o fa finta di niente – come oggi sembra – entro breve ci ritroveremo al punto di partenza tra varianti, terapie intensive zeppe e occhi stampati davanti ai computer e ai telefonini illudendosi di vivere una sospensione che, invece, lentamente sta diventando prassi normale. Prevarrà la logica del Riccardo III di Shakespeare (“io devo essere libero di sovrapporre i miei orrori alla realtà”) oppure la ragione avrà la meglio? Da domani, le firme che i lettori di Succedeoggi conoscono di più racconteranno questa sfida attraverso frammenti d’estate: istantanee, particolari, lacerti di futuro da scovare nel presente. Le facce dei no-vax che espongono la stella di David senza vergognarsi non dico della propria idiozia (che dovrebbero avere contezza di sé, per capirlo, e questo è improbabile), ma nemmeno della propria ignoranza. Siamo in un tempo nel quale chiunque si sente autorizzato a dire pubblicamente ciò che vuole: dal deputato (!) che urla «I giornalisti mi chiedono se sono vaccinato. Perché non chiedono a un omosessuale se è sieropositivo?» allo sceriffo che prende la mira e spara a chi non gli è simpatico… Dal commerciante che sa solo pensare ai propri affari («Col green pass obbligatorio si mettono in crisi interi settori commerciali») al falso profeta del dubbio che, forte di una preparazione scientifica raccolta nelle pieghe della Rete, ritiene di poter confutare personalmente verifiche fatte nelle migliori università mediche del mondo. A questo siamo, nell’estate del nostro scontento: il libero cazzeggio equivale a anni e anni di studi. Uno vale uno.

Ma siccome non vogliamo essere pessimisti a ogni costo, noi di Succedeoggi abbiamo messo un punto interrogativo al titolo della nostra serie di reportage/riflessioni: «L’estate del nostro scontento?». Ai nostri autori, l’onere di dipanare l’interrogativo, volgerlo nell’amarezza o nella speranza. A voi, speriamo, il piacere di leggerli.


Le foto sono di Roberto Cavallini

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