Alessandro Boschi
In vista della Mostra di Venezia

Il cinema è finito?

Si fanno molti film (la pandemia non ha fermato la creatività, come dimostrano i festival...) ma gli spettatori sono sempre di meno (la pandemia ha congelato l'abitudine di recarsi in sala): il cinema è sull'orlo del baratro o della trasformazione?

Scrivi di Venezia, del programma, dei film insomma. Questa l’indicazione ricevuta, che però tutto mi ha fatto venire in mente fuorché il poderoso programma della mostra veneziana diretta da Alberto Barbera, invero decisamente bene da un bel po’ di anni. Paradossalmente è proprio la bulimia di questo programma, e di altri festival, a farmi pensare che non solo molti di quei film non verranno mai visti in sala, ma anche e soprattutto che oramai, a causa non solo della pandemia, la gente al cinema non ci va più.

L’anno scorso notammo che il nostro cinema, alla Mostra ignorato quasi in toto, aveva un problema legato agli autori, alla scrittura (non certo agli attori, né ai registi, anche se molto spesso, sbagliando, chi dirige scrive pure). Insomma, la sensazione è che per fare rinascere e ripartire il cinema occorra andare al cinema, far sì che la gente faccia la fila per il biglietto. Considerazione questa tanto banale quanto drammaticamente vera. E al momento non scontata. Anzi.

La sensazione è che il grido disperato di Nanni Moretti dopo l’ultima edizione del Festival di Cannes sia il sussulto di un cinema che è sul punto di morire. Come è stato autorevolmente osservato, l’ultimo urlo del dinosauro che non ce la fa più. Non so se, da una accurata stima, siano più coloro che vanno al cinema o coloro che, a vario titolo, ne scrivono. Ho un brivido, la finisco qui.

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