Erminia Pellecchia
Dal 22 maggio al 21 settembre

Un’architettura sostenibile

La Biennale torna "in presenza" con la mostra dedicata all'architettura curata da Alessandro Melis. «La possibilità che un’anomalia del sistema cambi completamente la percezione del nostro mondo ci terrorizza e ci affascina»

«Immagina un rumore di fondo che non siamo in grado di decifrare. Lo descriviamo come un’anomalia. Qualcosa di marginale e insignificante rispetto a osservazioni per noi più rilevanti. È un difetto che vogliamo cercare, scovare ed eliminare. È qualcosa che razionalmente tendiamo a non accettare e che mette in discussione le nostre certezze. Eppure l’idea del glitch che cela la porta nascosta di un altro universo, fa parte dell’immaginario dell’uomo dalla notte dei tempi. La possibilità che un’anomalia del sistema cambi completamente la percezione del nostro mondo ci terrorizza e ci affascina. Come in un racconto dell’orrore, ci attrae, ma allo stesso tempo ne rifiutiamo l’esistenza. Sappiamo che esplorare questo territorio sconosciuto ci farebbe scivolare pericolosamente nell’inconscio, nel luogo irrazionale in cui forze smisurate potrebbero sopraffarci. Ciononostante ci tuffiamo nel tunnel del Bianconiglio, vinciamo la paura di controllare sotto il letto e negli angoli bui alla ricerca dell’anomalia. L’istinto continua a farci mettere in discussione le nostre certezze e ci spinge verso il cuore dell’oscurità». Ma è proprio lì, nella tenebra, che si trovano le soluzioni ai problemi, basta solo capire che l’anomalia non è un errore ma la felice scoperta che può generare un modello nuovo e imprevisto.

È la filosofia che permea il progetto del Padiglione Italia, firmato da Alessandro Melis, all’interno della 17. Mostra internazionale di Architettura pensata da Hashim Sarkis sul tema How will we live together? (Come vivremo insieme?), e in agenda dal 22 maggio al 21 novembre all’Arsenale di Venezia. «In presenza – assicura il presidente della Biennale Roberto Cicutto –. Dopo il rinvio di un anno fa si apre al pubblico in sicurezza, contando sull’esempio felice della Mostra del Cinema 2020. Certo con qualche sacrificio, dal biglietto online a distanziamenti, tracciamenti, mascherine, sensi unici. Ma esserci sarà importantissimo».

Installazione curatoriale Spandrel

Una sfida vinta tra le tante criticità di impellente attualità, sociali ed ambientali, dai cambiamenti climatici alla pandemia, avverte il ministro della Cultura Dario Franceschini, sottolineando il ruolo dell’architettura, «chiamata a interpretare il ripensamento della convivenza umana, uscendo da una sfera di ricerca estetica per rispondere in modo sempre più qualificato e interconnesso alle domande del nostro vivere quotidiano». Una mission imprescindibile in questo tempo di mutamenti epocali, secondo l’indirizzo dato dalla direzione generale arte e contemporaneità del Mic di Ninni Cutaia, e che prende forma nelle Comunità Resilienti, titolo scelto da Melis per un padiglione che si configura come campo di studio sul futuro della pianificazione urbana che usi la resilienza come strumento di adattamento costruttivo.

Alla base pone la ricerca transdisciplinare perché occorre «un cambio di prospettiva radicale di fronte ad una realtà fluttuante e complessa in cui la creatività, che si attiva tramite il pensiero associativo utilizzando strumenti come exaptation, ridondanza, serendipità e variabilità, diventa strumento di salvezza per l’umanità». L’architetto immagina lo spazio espositivo come una sorta di bottega di Verrocchio – «poi ben venga un Leonardo» – un laboratorio denso di visioni, energie e posizioni. Pronto a dialogare con gli addetti ai lavori ma soprattutto a sedurre la gente comune attraverso un allestimento esperienziale ed immersivo, dalla fisicità prorompente delle installazioni e soprattutto stupefacente, con richiami al mondo del cyberpunk e suggestioni alla Blade Runner sul fil rouge del linguaggio del fumetto che fa da scenografica narrazione al percorso attraverso la matita gotica di Burchielli autore con Brian Wood della saga cult Dmz per Dc/Vertigo.

«Questo Padiglione Italia – sostiene Melis – non vuol dire cos’è l’architettura. Non vuole spiegarne i dogmi. Se cercate lo stile, se cercate l’omogeneità qui non li troverete. Al contrario troverete domande. E, spero, un ambiente che sia in grado di stimolare la creatività, soprattutto quella delle generazioni future». Tante le finestre sul mondo, tanti i punti di osservazione. Sarà un luogo ipercreativo, partecipato e corale dove i confini tra le arti e quelli tra arte e scienza si confondono, in una interazione continua. Al suo fianco – si ritaglia il ruolo di stratega ma senza autoreferenzialità – ha raccolto le menti più diverse, genetisti e filosofi, scienziati e performer, artisti e matematici medici, biologi ed agronomi – per interpretare il tempo presente che è parto del tempo passato e annuncio del tempo futuro. Un manifesto di intenti che ha come logo evocativo un pugno nella parte superiore, segno di attivismo e forza, e una parte inferiore più organica a indicare un nuovo patto tra natura ed artificio.

Laboratorio Peccioli

Perché resilienza, anche quella delle comunità urbane, sta nella capacità di diversificare, plasmarsi, rifondarsi. Come il genoma e il cervello umano, il padiglione sarà una «giungla abitata da strane creature», suggerisce Melis, dove in sintonia con la natura tutto è riciclato, «a impatto Co2 quasi a zero». E che in tempi di gravissima crisi ha potuto contare, lo confessa con orgoglio Cutaia, su un finanziamento statale di 600mila euro al quale si sono aggiunte altrettante risorse garantite dagli sponsor. D’installazione in installazione, tra i pannelli riciclati del progetto di Milovan Farronato per la Biennale Arte del 2019, l’obiettivo principe è far riflettere, spiegare in modo chiaro, ma senza mai semplificare la complessità dell’esistente, il fatto che «lo status quo non è un’opzione». Tant’è, immagine dopo immagine, il racconto è un fiume in piena di concetti filosofici e scientifici, un inno alla ricerca e insieme un viaggio nel tempo e nello spazio ricchissimo di rimandi, citazioni, suggestioni, sconfinamenti e ibridazioni.

L’incipit della narrazione è l’installazione dedicata al concetto chiave Architectural Exaptation curata dallo stesso Melis con Benedetta Medas, Paola Corrias e Alice Maccanti. Si prosegue con Dolomiti Care a cura di Gianluca D’Inca Levis che presenta le Dolomiti come sorta di sismografo sulle condizioni del bacino del Mediterraneo. Decolonizing the built environment è la sezione curata dal collettivo RebelArchitette e Alessandro Melis e che racconta come in architettura sia fondamentale una compagine ricca e variegata, che consideri l’inclusività, la diversità e l’attività delle architette come la chiave per fronteggiare la crisi di un sistema sociale sempre più fragile. Incontriamo, poi, il segmento Design(ing): dal cucchiaio alla città, dove Paolo di Nardo e Francesca Tosi mostrano le esperienze di maestri dell’architettura organica, del radicalismo e della bioarchitettura come Giovanni Michelucci, Vittorio Giorgini, Gianni Pettena e Massimo Pica Ciamarra. Antonino Di Raimo e Maria Perbellini coordinano Architettura come Caregiver, interrogando il ruolo dell’architettura in relazione all’Health and Wellbeing (salute e benessere) nell’epoca dei Sustainable Development Goals stabiliti dall’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il colpo d’occhio, con il Warka Tower di Arturo Vittori per la produzione dell’acqua nel Camerun, è la sezione Sud Globale che raccoglie esempi significativi di architetti italiani che contribuiscono con il loro lavoro alla
resilienza delle comunità sub sahariane. E, ancora, una cornice di rilievo sul tema della didattica con la sezione Università, agenzie di resilienza, la mostra fotografica Storia di un Minuto che ripercorre gli eventi catastrofici del Belpaese, l’Italian Best Practice con esempi di città virtuose, il Laboratorio Peccioli, supervisionato da Ilaria Fruzzetti, Laura Luperi e Nico Panizzi, modellato anche come arena per eventi, Economia Tacita, infine, che propone la dicotomia tra tecnologia e biodiversità.

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