Giuliana Bonanni
Finestra sul mondo

L’odore delle parole

La storica dei profumi Élisabeth de Feydeau racconta i rapporti tra le fragranze e la letteratura. Da Baudelaire a Wilde, annusare è sempre stato uno stile di vita. Oppure un sistema di rivolta, come accadde a Simone Veil in lager

Estetica olfattiva e grande letteratura, odori e profumi che ispirano pagine di romanzi e poesie. Romanzi e poesie che – soprattutto in Francia – ispirano la creazione di profumi inimitabili, vere opere d’arte destinate a durare nel tempo

«Il primo romanzo sul popolo, che non menta e abbia lo stesso odore del popolo». Ecco come Émile Zola descrive L’Assommoir nella sua prefazione. Gli odori per rendere palpabile ed evocare il dramma della povertà della Parigi operaia del Secondo Impero, l’atmosfera delle strade, delle case, dei negozi, dei lavatoi o degli spogliatoi delle signore. Ma Zola non è l’unico scrittore a lasciarsi ispirare dall’olfatto: i più grandi romanzieri usano la scia degli odori per farci scoprire un personaggio o un ambiente. Madame Bovary, ad esempio, viene connotata dal «suo fresco profumo di linfa, di erba e di aria libera». Honoré de Balzac, accingendosi a scrivere la storia di César Birotteau, il profumiere parigino di inizio ottocento protagonista dell’omonimo romanzo, chiede a Guerlain di creare per lui una composizione profumata da tenere sulla scrivania e a cui ispirarsi. «Ma sarà con Baudelaire e i simbolisti che il profumo diventerà un vero e proprio personaggio letterario», dichiara la storica Élisabeth de Feydeau (nella foto accanto al titolo) che alle fragranze ha dedicato il suo Dictionnaire amoureux du parfum, in libreria in questi giorni in Francia.

Intervistata da Le Figaro (https://www.pressreader.com/france/le-figaro/20210415/282338272698446/textview), la storica e studiosa dei profumi non ha dubbi. «Les Fleurs du mal – dice – segna una tappa fondamentale nella comprensione dell’estetica olfattiva. Grazie alla poesia di Baudelarie il pensiero arriva a percepire gli odori». Pensiamo solo alla bellissima Parfum exotique. Ci sono poi gli scrittori “olfattivi” come Maupassant, D’Annunzio, Wilde, in vita spesso condannati come decadenti, maniaci annusatori. L’odorato visto come senso dell’animalità e del puro istinto. Per Élisabeth de Feydeau sarà il genio letterario e commerciale di Colette ad esaltare le corrispondenze fra letteratura e profumi. Nei suoi romanzi, aromi ed effluvi evocano una certa malinconia olfattiva. Nella vita, appassionata di fragranze, fedelissima di Arpège di Lanvin e di Vent Verte di Balmain, nel 1932 l’autrice di Claudine e Chéri apre un negozio di profumi a Parigi. Lo slogan è “Siete favorevoli o contrari al secondo lavoro di uno scrittore?”

C’è anche il percorso inverso, quello dei profumi che nascono dalle pagine di un libro. E qui il Dictionnaire è pieno di curiosità. Uno dei “mi piace” e “non mi piace” dell’autoritratto letterario di Roland Barthes, («J’aime: l’odeur du foin coupé, j’aimerais qu’un “nez” fabriquât un tel parfum…») hanno ispirato Bel Respiro di Chanel; mentre pensava a Tenera è la notte e agli odori della Costa Azzurra il creatore del costosissimo La Pausa, sempre di Chanel. Dalla letteratura arrivano perfino i nomi di alcune fragranze come Vol de nuit di Guerlain, ripreso dal romanzo di Saint-Exupéry o il recente omaggio a Virginia Woolf e al suo Orlando, con l’omonimo profumo che fa parte della collezione Jardins d’Écrivains. Sulla scia di una fragranza le pagine del Dictionnaire ci portano perfino in quel luogo di morte che è stato Auschwitz-Birkenau. È Simone Veil a raccontarci la storia nella sua autobiografia Une vie. A 16 anni, deportata nel campo di concentramento, Simone convince le sue amiche a cospargersi di un profumo ritrovato nella borsa di una di loro e miracolosamente scampato alle perquisizioni. «Così i nazisti non ce lo potranno portare via». Quell’essenza di gelsomino e di rosa – scrive la grande statista – era Arpège e per lei avrebbe rappresentato per sempre la voglia di vivere.

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