Paquito Catanzaro
Un racconto sul raccontare

Cercando una storia

«Il narratore di Oak Park non è solo il suo scrittore è preferito, è il nume tutelare al quale si rivolge ogni volta che deve scrivere una storia. Stavolta gliene serve una da almeno dieci cartelle...»

Il ragazzo col taccuino di pelle vaga nel parco alla ricerca di una storia. Ha indossato le scarpe lucide e un trench nero che stringe in vita ma che si abbina con tutto. Prima di uscire di casa si è guardato allo specchio: i baffi sono ancora corti e sparuti, ma i capelli tirati all’indietro gli danno l’aria di un giovane Hemingway.

Il narratore di Oak Park non è solo il suo scrittore è preferito, è il nume tutelare al quale si rivolge ogni volta che deve scrivere una storia. Stavolta gliene serve una da almeno dieci cartelle.

«Mi raccomando» gli ha detto l’editore, «sostanza. Niente descrizioni o flussi di coscienza. Fa’ muovere i personaggi. Sei un quarterback, non uno scacchista».

Non ha compreso in pieno la parafrasi sportiva, ma il resto è sembrato chiaro: dieci pagine nelle quali far succedere qualcosa.

“Potrei” ha riflettuto mentre saliva a bordo della metropolitana “raccontare una storia d’amore”. Afferra il taccuino e inizia a scrivere: Lui incrocia lo sguardo di lei nel vagone affollato. Scendono alla stessa fermata. Lei perde un documento, lui lo raccoglie e accelerando il passo glielo riconsegna. Lei esprime gratitudine. “Non immagina quanto sia importante questo documento”. Per sdebitarsi lo invita a cena. Lungo amplesso.

Ha immaginato il finale: I due tornano dalle rispettive famiglie. Ha riletto tre volte gli appunti prima di tracciare un’enorme X sulla pagina. «Mi serve una storia» ha sospirato «non questa merda».

Superato il laghetto, il ragazzo col taccuino di pelle si lascia cadere su una panchina. Sbuffa. Ha scelto il giorno sbagliato. È venerdì mattina, non ci sono che anziani e mamme con le carrozzine. La comitiva di asiatici che fa tai chi non suscita il suo interesse. Forse solo la musica di sottofondo. Un flauto di pan che accompagna i movimenti lenti e armonici del gruppo. Prova a riconoscere la canzone. Chiude gli occhi, si concentra, ma dopo un istante desiste. Due voci catturano la sua attenzione. Si desta dal momento di astrazione e sussurrando «Ora o mai più» si avvicina alla fonte dell’alterco.

Un uomo e una donna appunta. Aggiunge un 40, immaginando l’età di lui. Dettaglio sul quale rifletterà a casa. Ora gli interessa il dialogo.

«Cazzo, Madeleine» urla il tizio con gli occhiali da sole. «Sei riuscita a perdere il cane».

«Ho dovuto fermarmi per un crampo» si giustifica lei. «Stavo facendo stretching e ho fissato il guinzaglio alla staccionata. Lo faccio sempre».

«Fai sempre casini» precisa l’uomo. Poi urla «Chatwin. Chatwin».

La penna resta sospesa. L’uomo ha chiamato il cane come uno dei suoi scrittori preferiti. Vorrebbe complimentarsi, ma ora non può. Deve appropriarsi di quella storia. Rubarne i dialoghi, i passi, gli spostamenti d’aria. La sostanza.

«Scusi» chiede la donna a una passante «ha visto un labrador marrone?»

«È fulvo» precisa il padrone. «Non marrone».

Il ragazzo col taccuino di pelle aggiunge il particolare cromatico.

«Se torniamo a casa senza il cane» minaccia l’uomo «chiedo il divorzio».

«L’altro giorno volevi chiamare l’avvocato perché ho rovinato la tua borsa vintage» risponde la donna, seccata. «Invece di perdere tempo in chiacchiere, cerchiamo il cane».

Crisi di coppia appunta il narratore imberbe mentre i passanti aiutano i due. Del labrador nessuna traccia.

Dieci minuti dopo il cane finalmente ricompare. A riportarlo un ragazzo grassoccio.

«Non so come ringraziarla» sospira il proprietario.

«Nessun problema» risponde il giovane. «Si stava rotolando in una buca». Quindi si allontana col sorriso di chi ha fatto una buona azione. Fa altrettanto la coppia, ma con ben altro stato d’animo.

«Da domani esco da solo» dice il marito distanziando la moglie che si limita a sospirare.

Pure il ragazzo col taccuino di pelle si avvia a casa. Dando un’occhiata agli appunti, l’occhio cade sulla pagina scritta in treno. Osservando i due allontanarsi riflette “E se facessero pace scopando?”. Prima di raggiungere le ventimila battute si darà una risposta.

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