Luigi Saitta
Un romanzo di Daniela Tagliafico

Il virus del potere

Toni da thriller nell’accurata ricostruzione dell’universo della politica e dell’informazione in “Le coniugazioni del potere”. Come se l’autrice, dietro il velo del racconto sveli la sua sapienza giornalistica nell’offrire una precisa analisi critica dell’eterno “non detto” italiano

Confesso di aver avuto sempre una certa ritrosia nel recensire libri (soprattutto romanzi) scritti da colleghi giornalisti. Questo perché ritengo che quella dello scrittore e quella del giornalista siano delle professioni distinte, non in conflitto, ma certamente distinte. Ci sono tuttavia delle eccezioni, soprattutto quando l’idea di partenza, l’approccio, la qualità del libro in questione costituiscano elementi di un indiscusso “appeal”.

È il caso de Le coniugazioni del potere di Daniela Tagliafico (Mazzanti Libri Meta Liber, 244 pagine, 19 euro), un romanzo incentrato sulla vita di due personaggi vip (un altissimo funzionario del Quirinale e una famosa giornalista conduttrice tv). Il libro, avvalendosi di una prosa  fluida e scorrevole, mai banale, immerge il lettore in un mondo dorato, esclusivo, nel quale, sotto false apparenze, si annidano calcoli politici, cerimonie di palazzo, oscuri segreti, ambizioni inconfessabili, bramosie di potere. E la vicenda, dopo un inizio quasi in sordina, precipita in un vortice di bassezze, in un girone di inganni, di azioni delittuose.

Sgombrando il campo da ambizioni letterarie (perché non sembra essere questo l’intento dell’autrice), Le coniugazioni del potere è un’interessante e accurata radiografia del mondo della politica, della diplomazia, dell’informazione televisiva: un mondo cinico fatto di apparenze, di ipocrisie, di inganni, di colpi bassi che i protagonisti operano pur di raggiungere il successo, la notorietà. Tutto è lecito, pur di apparire. E dietro il velo del racconto l’obiettivo dell’autrice, cioè quello di offrire una ben precisa analisi critica sociale, appare pienamente centrato.

C’è poi nel romanzo, che sfiora i codici letterari del thriller, un’atmosfera di senso indefinito, di azioni non concluse, di rapporti quanto mai ambigui, di verità non accertate, che lo rendono, soprattutto nella seconda parte, avvincente. Con un finale crudele, amaro, che induce a riflettere sulla caducità del successo e sulle stagioni della vita.

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