Anna Camaiti Hostert
Cartolina americana

Il fantasma di Trump

La Camera Usa approva il secondo impeachment di Trump: i suoi atti sovversivi (e l'immobilismo del vice-presidente) hanno reso indispensabile il provvedimento. Soprattutto per cancellare la sua ombra dal futuro degli americani

Di nuovo, come in altre occasioni recentemente, sembra di osservare, guardando le immagini della capitale americana, una delle serie distopiche che tanto successo hanno avuto negli ultimi tempi sotto la presidenza Trump. Washington è blindata, la sicurezza altissima e la Guardia Nazionale presente ovunque in tenuta da combattimento. I soldati sono nella grande Hall del palazzo di Capitol Hill, alla Casa Bianca, nelle strade della capitale. Arriveranno più di ventimila nuovi soldati per il giorno dell’inaugurazione. E si parla anche di possibili manifestazioni dei sostenitori di Trump anche in molte delle capitali dei 50 stati americani. Scenderebbero in piazza di nuovo per protestare contro l’esito elettorale e la sconfitta di Trump. Tutti i mass media scoraggiano pubblicamente gli americani dal venire a Washington nei prossimi giorni. Si prevedono infatti nuovi disordini, specialmente il 20 gennaio giorno del giuramento del nuovo presidente eletto Joe Biden e della vicepresidente Kamala Harris.

Nel paese inoltre imperversa il coronavirus che fa crescere quotidianamente il record dei morti ormai arrivati a più di quattromila al giorno una cifra che eguaglia il numero totale di quello delle Torri gemelle, mentre il presidente Trump non si pronuncia sul tema dall’8 dicembre. Ieri una reporter di CNN, inviata in California è scoppiata in lacrime in diretta mentre raccontava della testimonianza a cui assiste quotidianamente di famiglie che perdono i propri cari e gli amici a frotte, senza poter loro stare vicini e spesso costrette a tenere i funerali nei parcheggi pubblici senza potersi dare conforto l’un l’altro.

In questa situazione, Nancy Pelosi, la speaker della House, dopo avere chiesto senza successo al vicepresidente Mike Pence di destituire il presidente Trump, invocando in 25esimo emendamento, ha proceduto per un nuovo impeachment, il secondo dopo quello del caso Ucraina. Questa volta per avere incoraggiato la violenza con la sua falsa pretesa di essere stato vittima di una frode elettorale. Quello che da noi fu chiamata insurrezione armata contro i poteri dello Stato. “Il presidente degli Stati Uniti ha provocato questa insurrezione, questa ribellione armata contro il nostro paese. Se ne deve andare. È un pericolo evidente e presente per la nazione che noi tutti amiamo” ha infatti affermato la speaker. Con 232 voti contro 197 alle ore 18,07 di ieri è passato alla House il procedimento. Si sono aggiunti anche 10 repubblicani tra cui Liz Cheney la figlia di quel Dick Cheney vicepresidente con George W. Bush, la quale ha dichiarato: “Non c’è mai stato un tradimento più grande da parte di un presidente degli Stati Uniti nei confronti del suo ruolo e del suo giuramento alla Costituzione. Tutto quello che è accaduto è stata opera sua”.

Dunque Trump passerà alla storia per essere l’unico presidente degli Stati Uniti ad essere posto sotto impeachment per ben due volte. Se il procedimento dovesse passare anche al Senato, dove sono richiesti solo i due terzi, cioè almeno 17 repubblicani che votano con i democratici, cosa al momento ancora incerta, i rappresentanti delle due Camere potrebbero votare di nuovo per impedire a Trump di presentarsi alle elezioni e per qualunque altro ufficio pubblico, come invece ha già detto di voler fare nel 2024.

Pelosi ha capito che non agire contro questo grave atto eversivo avrebbe costituito un precedente di infrazione della legalità e un invito a maggiori violenze. Un atto che non si limita semplicemente a queste elezioni ma investe tutta quanta la filosofia democratica americana incentrata sul pacifico trasferimento dei poteri. La sua gravità è stata compresa anche da Mitch McConnel che privatamente ha espresso, secondo fonti del New York Times, assenso verso l’impeachment in quanto crede che Trump abbia commesso atti passibili di questo procedimento. Certo l’impeachment potrebbe costituire un’ulteriore divisione tra gli americani, e forse all’opposto incoraggiare ulteriori violenze. Ma il pensiero di poter ignorare o far passare senza conseguenze i recenti atti eversivi manca completamente il punto: una società costruita sulla legge non può sopravvivere se la giustizia viene rispettata solo quando conviene.

Il tutto mentre molti social media hanno chiuso gli account di Trump alcuni in modo permanente come Snapchat. Una cosa essenziale per il presidente che li ha usati a man bassa per comunicare direttamente con i suoi supporter.
Al partito repubblicano rimane da decidere cosa vorrà fare nei prossimi mesi: se continuare a essere ostaggio di Trump e dei suoi alleati o recuperare una dimensione politica più articolata e meno rigida che gli permetta di votare leggi nell’interesse del paese e non solo in quello del partito. Al partito democratico: se continuare a non prestare ascolto ai milioni americani che si sono rivolti a Trump per fare sentire la loro voce, tra cui quegli operai della “rust belt”, (per inciso, un tempo una delle zone più sindacalizzate di tutti gli Stai Uniti e assoluto regno dei democratici) che gli hanno voltato le spalle, e cominciare a recuperare una dimensione di inclusione che non lo faccia percepire semplicemente come un’élite lontano dai bisogni reali di una grossa fetta del paese. Perché questo non significa inseguire populismi di maniera, ma recuperare una dimensione della politica che, come ci ricorda Hannah Arendt, si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini e sulla capacità di recepire ed elaborare i loro diversi bisogni.

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