Giuliana Bonanni
Finestra sul mondo

L’isola dei sogni

Per una volta, la stampa internazionale loda un film italiano. Succede con “L’incredibile storia dell’isola delle rose”, girato per Netflix da Sydney Sibilia con Elio Germano. Una storia che gli Usa hanno paragonato a quella di Fitzcarraldo

“Una storia straordinaria, rimasta sconosciuta per decenni”. Fa sempre un certo effetto rileggere il nostro passato, trasposto in un film, con gli occhi della critica estera. La storia vera di cui si parla è quella di Giorgio Rosa, “il principe degli anarchici” e il film è Rose Island (L’incredibile storia dell’isola delle rose), girato in italiano, realizzato per Netflix dal regista Sydney Sibilia e dal produttore Matteo Rovere, protagonista Elio Germano.

La recensione, perlopiù positiva, è quella della BBC (https://www.bbc.com/news/entertainment-arts-550923418) e dell’aggregatore americano Rotten Tometos (https://www.rottentomatoes.com/m/rose_island) che mette insieme e sintetizza con un voto (Tomatoemeter) tutti i giudizi usciti su un determinato film o serie tv. Il film è la storia di un sogno, che un critico USA ha paragonato a quello di Fitzcarraldo e un altro a quello del funambolo francese Philippe Petit in The Walk, ma anche una via di fuga per noi spettatori imprigionati dalla pandemia, come ha sottolineato la rivista britannica Little white lies.

Nell’estate 1968, mentre nel mondo divampa la rivolta studentesca, Giorgio Rosa, neolaureato ingegnere bolognese, licenziato dalla fabbrica di motociclette per cui lavora, mollato dalla fidanzata e insofferente nei confronti della burocrazia, decide di costruire un’isola, appena fuori dalle acque territoriali di Rimini. Con l’aiuto di quattro improbabili amici, ci riesce e ne fa un ritrovo alla moda per i ragazzi in cerca di sole e libertà. Il tutto senza permessi né autorizzazioni. Le cose finiranno male quando Rosa tenta di far riconoscere dallo Stato l’indipendenza dell’isola, con l’esperanto come lingua ufficiale e una moneta propria. A nulla serve appellarsi all’Onu e al Consiglio d’Europa, l’isola verrà distrutta per ordine del ministero degli Interni.

La BBC è interessata alla figura del protagonista e alle difficoltà di realizzare un film interamente girato nell’acqua, e per questo fa parlare il regista, gli attori e il figlio del vero ingegner Giorgio Rosa, scomparso 92enne nel 2017. «Mio padre era un ingegnere, nell’accezione italiana del termine, competente, preciso, organizzato, attento ai particolari ma dotato anche di una lieve vena di follia» racconta il figlio Lorenzo, che sottolinea come lo Stato non abbia esitato ad accusarlo addirittura di cospirazione.

Della costruzione della piattaforma di 400 metri quadri, sospesa su piloni a 26 metri sul livello dell’acqua e della difficoltà di girare «senza la terra sotto i piedi» parla Sydney Sibilia, il regista della trilogia Smetto quando voglio, mentre Elio Germano racconta della difficoltà di recitare esposto alla furia degli elementi quasi «fossi protagonista di un action movie». Tutti riconoscono che senza la potenza finanziaria di Netflix, la storia sarebbe rimasta nel cassetto perché troppo costosa da realizzare.

La critica anglosassone, dal canto suo, è concentrata sull’archetipo vecchio come il mondo di David vs Golia, dell’eccentrico anticonformista che si trova a lottare contro uno potere politico, la dc della fine degli anni sessanta, che al proprio interno ne nasconde un altro, quello della Chiesa di Roma. Il film, classificato come via di mezzo fra comedy e drama, viene giudicato interessante e divertente anche se non imperdibile.

La scelta di Netflix di fare un film sulla storia di Giorgio Rosa e della sua isola fa parte della politica della piattaforma di produrre un sempre maggior numero di film non in lingua inglese – ovviamente sottotitolati – che abbiano un richiamo internazionale, scrive la BBC.

Recentemente, Eleonora Andreatta, Vice President Original Series di Netflix Italia ha dichiarato che Netflix in 2 anni raddoppierà la produzione di fiction in Italia. «Questo significa un investimento maggiore che contribuirà alla possibilità di creare nuovo impiego – ha aggiunto – nuovo indotto ma anche di alimentare la curiosità rispetto al nostro paese a livello globale che può innescare un meccanismo positivo rispetto al turismo non appena sarà possibile riaprire il flusso dei viaggi».

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