Sara Scotto di Luzio
A proposito de “Le muse nascoste”

Donne & Artisti

Lauretta Colonnelli traccia il ritratto di sedici donne legate a doppio filo ad altrettanti artisti. Nell'altra faccia di Cézanne, Bernini, Kandinskij, Hopper c'è il peso specifico della presenza femminile nella creazione artistica

Le muse nascoste, il saggio di Lauretta Colonnelli edito da Giunti, offre una prospettiva inedita sull’arte pittorica di alcuni tra i principali autori della storia. Se, infatti, la storia, e il sistema patriarcale che l’ha attraversata, ha favorito la nascita e la successiva consacrazione di artisti uomini, la loro vita, così come le opere, hanno inevitabilmente subìto l’impatto dell’incontro con le donne, alcune delle quali sono state a loro volta artiste. L’autrice sceglie quindi una strada tortuosa e poco percorsa, riportando alla luce attraverso un’indagine accurata, le tracce documentate della presenza femminile nell’arte che va dal ‘400 alla seconda metà del ‘900.

Questo tipo di narrazione risulta particolarmente efficace poiché da un lato arricchisce di elementi autobiografici il percorso lavorativo di artisti del calibro di Cézanne, Bernini, Kandinskij, Hopper; dall’altro non si lascia limitare dalla ricerca della presenza femminile, ma conduce il lettore ad una conoscenza approfondita di ogni singolo artista che sceglie di raccontare. L’operazione di Colonnelli è femminista nel senso più autentico del termine: il suo sforzo di rinvenimento di tracce femminili non va mai a discapito della narrazione riguardante l’artista universalmente riconosciuto, è teso anzi a pareggiare gli elementi narrativi tra i generi per far sì che si arricchiscano a vicenda, senza scadere in facili giudizi, evitando abilmente visioni parziali o banalmente celebrative.

Henri Matisse, “Ritratto di Marguerite”

Se Michel Foucault definiva hommes infames la moltitudine degli anonimi, non perché senza morale, ma perché privi di fama, di voce, di racconto di sé, Colonnelli estrae da questa moltitudine, riscattandole, 16 voci. La prima è quella di Marguerite, figlia di Matisse, il cui collare nero, erroneamente interpretato come tributo all’Olympia di Manet, svela uno degli aneddoti tragici che caratterizzano la vita di questa bambina, la cui presenza nell’esistenza dell’artista diviene anche filo conduttore per descrivere il rapporto tra Matisse e Picasso. La trascrizione di una registrazione su nastro della voce di Michelina Terreri, risalente al 1999, ci fa invece scoprire la sua esperienza come modella di alcune tra le più celebri opere di Balthus, accusato di istigazione alla pedofilia durante tutto il corso della sua carriera.

Dalla morbosità per le pose dei corpi infantili ritratti da Balthus si passa alla folle gelosia provocata in Gian Lorenzo Bernini da Costanza Bonarelli, ritratta in un busto del 1638 che l’artista scolpisce per tenerlo in casa propria, i cui tratti somatici riaffiorano, forse non casualmente, nella testa di Medusa del 1648. Grazie alla Camera degli sposi, affresco di Andrea Mantegna (accanto al titolo), si è riusciti a ridare un nome alla nana di corte dei Gonzaga, Lucia, emancipandola per sempre dal ruolo crudele di manifesto del lusso della casa regnante. Meno felice l’epilogo esistenziale di Hortense Fiquet, moglie immobile e muta del pittore Cézanne, il quale le intimava di “essere una mela”, preoccupato più della pittura e della sua amicizia conflittuale con Emile Zola. Gabriele Munter è stata invece allieva di Kandinskij, prima di diventare la sua compagna, in una relazione in cui l’attività artistica era fondante. Anche Josephine Nivison era una pittrice promettente prima di sposare Edward Hopper, il quale purtroppo però non accettò mai che la moglie avesse le sue stesse aspirazioni, e alla domanda «non è bello avere una moglie pittrice?» rispondeva: «Fa schifo».

Già da questi accenni è intuibile come i 16 capitoli non presentino una continuità storica, tuttavia, attraverso un’efficace contestualizzazione, l’autrice riesce a farci rivivere per ogni episodio, l’atmosfera degli ambienti culturali o familiari. Arte e vita difficilmente sono scindibili nelle esistenze di questi individui straordinari e il ricco apparato di immagini che accompagna ognuna di queste vicende, contribuisce a creare un discorso omogeneo in cui la tecnica scultorea, la pennellata e l’utilizzo della luce si fondono con la personalità, le idiosincrasie e le contraddizioni degli artisti trattati, umanizzandoli.

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