Matteo Pelliti
Lapis

I guelfi gialli

Diamo diventati una nazione a colori. Arancioni, gialli, rossi. Ma anche bianchi e neri, come i guelfi di una volta. Perché qui i colori servono soprattutto a distinguere le fazioni...

In queste ore si sovrappongono mappe e colori: il blu e il rosso sugli stati americani, per l’elezione del nuovo presidente; il giallo (che prima era verde), l’arancione e il rosso per le regioni italiane, per stabilire quale misura restrittiva gli tocchi in sorte nell’emergenza pandemica in corso. Siamo gialli, siamo salvi! I colori sono carichi di simboli, non sono faccende da trattare con ottica percettiva, ma semiotica, si sa. Un tempo abitavamo nelle “regioni rosse”, ne sono rimaste poche.

E ripensavo al fatto che la Toscana, storicamente rossa, e per qualche ora verde e adesso gialla, è stata la patria dei guelfi bianchi e dei guelfi neri, ancora colori a designare fazioni. Ecco, più che una nazione siamo, mi pare, ancora un collage di fazioni, ed è per questo che nel turbinare di colori che si avvicendano mutevoli (forza, che da rossi potete diventare arancioni e poi gialli!) svetta alta e policroma la nostra maschera arcaica e modernissima, arcitaliana (bergamasca), nordica e ctonia: Arlecchino.

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