Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Altre eternità

Yves Bonnefoy alla ricerca di Dio. Che è metamorfico e ubiquo, è nuvola, è infante, è vascello... Una ricerca drammatica la sua che si manifesta però in una poesia quieta, piena di incanto. E potentemente religiosa «nel senso della tensione massima dell’uomo verso una realtà prima e ultima»

Uno dei massimi poeti del Novecento, Yves Bonnefoy vive la pagina come Pietra scritta, un suo titolo famoso: materia dove le parole poetiche non scompaiano, ma restino, impresse come pietre miliari. L’immaginazione stessa può essere un inganno per il poeta, che deve trovare, non immaginare.
Non l’immaginazione manca all’uomo, ma la realtà.
Cercare la realtà significa anche cercare Dio, che può essere metamorfico e ubiquo.
In tanti oggetti lo puoi rinvenire, a tante cose puoi dare il suo nome, ma la realtà dominante è il suo mistero.
Bonnefoy è potentemente religioso nel senso della tensione massima dell’uomo verso una realtà prima e ultima. Non nel senso di una conquista di certezze, ma semmai certezza che sta, drammaticamente, lottando per una conquista. Drammatica, la sua poesia, ispira inaspettatamente un senso di quiete, di agonismo e non di strazio, di incanto e non di illusione: palpita nei suoi versi l’incessante pulsazione, l’insaziabile ricerca dell’uomo. E, come recita il verso di un suo discepolo, «il poeta è la quintessenza di un uomo».

E tanto è il valore del giorno che sta finendo,

così preziosa la qualità della luce,

e semplice il cristallo un po’ ingiallito

questi alberi, questi sentieri tra le fonti,

e così appaganti l’una per l’altra 

le nostre voci che ebbero sete di ritrovarsi

e hanno errato a lungo, l’una accanto all’altra, 

interrotte, e oscure,

che ora puoi nominare Dio questo vaso vuoto,

Dio che non è ma salva il dono,

Dio senza sguardo ma le cui mani riannodano,

Dio nuvola, Dio infante e non ancora nato,

Dio vascello per l’antico dolore ora compreso,

Dio volta per l’incerta stella del sale

nell’evaporazione, ed è la sola

intelligenza, qui, che sappia e provi.

…………….

E siano le nostre mani, nel cercarsi,

la pietra nuda

la gioia condivisa

il fascio d’erbe

Poiché se anche tu, se io stesso

nel grido siamo solo un anello

di fuoco chiaro

che un vento disperde,

così che nemmeno mai si saprà

presto nel cielo

se veramente vi fu quel grido

che fece nascere;

ma nonostante questo, nel trovarsi

le nostre mani consentono

al desiderio 

di altre eternità, ancora.

Yves Bonnefoy

Da Nell’insidia della soglia, traduzione di Roberto Mussapi

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