Anna Camaiti Hostert
Cartolina dagli Usa

RBG, l’altra America

Ritratto di Ruth Bader Ginsburg, "RBG", la giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti appena scomparsa: un'icona della cultura liberal e dei diritti delle donne, la cui sostituzione, ora, rischia di dividere i repubblicani

La morte di Ruth Bader Ginsburg, la giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti a 87 anni, è una grossa perdita non solo sul piano umano, sociale e giuridico, ma anche politico. Nominata da Bill Clinton nel 1993 è stata la seconda donna, dopo Sandra Day O’Connor, ormai in pensione dal 2006, ad occupare un posto alla Corte Suprema. Per un periodo dopo il pensionamento di quest’ultima e prima della nomina di Sonia Sotomayor è stata l’unica donna a sedere alla Corte Suprema.

Dopo avere frequentato la Cornell University e la facoltà di legge ad Harvard si è trasferita a New York alla Columbia University in seguito allo spostamento del marito in quella citta dove successivamente si è laureata.

La sua lunga carriera l’ha vista lottare fieramente e con passione per i diritti femminili sia nel campo della parità salariale che in generale in quello dei diritti di genere dall’istruzione alla decisione di terminare una gravidanza. «Non chiedo alcun favore per il mio sesso. Tutto ciò che chiedo ai nostri fratelli è che tolgano i loro piedi dal nostro collo». Questa frase fu detta a metà dell’800 dalla suffragetta Sarah Moore Grimke e ripresa da Ruth Bader Ginsburg che la pronuncia in un documentario che porta il suo nome RBG girato per CNN nel 2018. Ruth Bader Ginsburg ha dato anche supporto all’organizzazione femminile #MeToo.

Alla domanda su quante donne le sarebbero sembrare abbastanza alla Corte Suprema (ci sono nove componenti in totale) ha risposto «quando ce ne saranno nove». Questa sua risposta è stata l’ispirazione nel 2019 per il nome di una birra creata dalla Samuel Adams che l’ha chiamata “When there are Nine”. Ha inoltre difeso le unioni tra lo stesso sesso perorandone la causa alla Corte Suprema.  

Bader Ginsburg è diventata talmente popolare come icona liberal da occupare uno spazio privilegiato nella cultura popolare. Intanto è stata semplicemente chiamata con le iniziali del suo nome, RBG,  e poi grazie a una giovane blogger è stata soprannominata The Notorious RBG, in assonanza con il nome del rapper nero hip hop  The Notorious B.I.G. Forse in contrapposizione alla stazza del musicista (B.I.G.) lei cosi minuta e cosi fisicamente fragile è apparsa alla gente come un gigante che si è battuta anche quando si è trovata in minoranza alla Corte Suprema e diversamente dal costume vigente in quella istituzione, ha fatto conoscere il suo dissenso in note scritte. Una lottatrice titanica non solo nei confronti dei diritti delle donne, ma anche in direzione di un’apertura della mentalità giuridica americana, facendo appello alla consultazione, consuetudine molto statunitense secondo la giudice, di leggi internazionali. In questo contrastata dai suoi colleghi repubblicani. Nonostante ciò, RBG ha avuto rapporti cordiali anche con i giudici più conservatori della Corte Suprema come Antonino Scalia con il quale condivideva l’amore per la legge e per l’Opera lirica.

Del suo soprannome si è mostrata sempre divertita e perfino lusingata: il suo senso dell’humour è stato proverbiale accanto ad un comportamento di understatement sempre discreto. Da questo è nato anche un libro Notorious RBG: The Life and Times of Ruth Bader Ginsburg di Shana Kniznhnik e Irin Karmon, pubblicato nel 2015. Di lei sono state fatte imitazioni a Saturday Night Live (la popolare trasmissione satirica del sabato sera) da Katie McKinnon accanto a cui è apparsa dal vivo: sono state fatte t-shirt, tazze, manifesti, e costumi per Halloween. È stata addirittura creata una figurina Lego con le sue sembianze. E nel 2018 è stato fatto anche un film che ha ottenuto un buon riscontro di pubblico On the Basis of Sex che raccontava la storia della sua vita e della sua carriera.

Tra le sue volontà testamentaria ce n’è una che esplicitamente richiede che il suo rimpiazzo avvenga solo dopo le elezioni presidenziali, cosa che i repubblicani probabilmente non faranno. Trump ha già detto che vuole nominare un nuovo giudice adesso. Il che sbilancerebbe un equilibro che era di cinque a quattro per i conservatori in uno di sei a tre con un loro strapotere.

E invece questa, viceversa, potrebbe essere per i repubblicani e il presidente l’occasione di fare una mossa sensata.

D‘altra parte, quando la stessa situazione si presentò sotto Obama nel 2016 alla morte di Antonino Scalia, i repubblicani si opposero, chiedendo di attendere le elezioni. Nessuno crede che Trump o i 53 senatori repubblicani facciano qualcosa di equilibrato rispettando le regole e le norme della buona politica. Ma forse potrebbero rinsavire e farlo per proteggere il proprio interesse. Anche se il presidente, concentrato adesso solo sulla sua rielezione, cosa che gli fa giocare qualunque carta e tirare colpi sotto la cintura, potrebbe anche fare qualcosa di astuto dicendo che adesso non è appropriato fare una scelta del genere. Ma che cosa ne guadagnerebbe? – si chiede Steve Chapman sul Chicago Tribune del 18 settembre. Prima di tutto, eviterebbe una furiosa battaglia in Senato. Ciò infatti potrebbe danneggiare alcuni dei candidati repubblicani che affrontano il 3 novembre una possibile rielezione. Secondo, gli eviterebbe una quantità enorme di critiche dovuta alla prassi normale in casi del genere e alle ultime volontà di Bader Ginsburg. Darebbe inoltre ai suoi elettori antiabortisti un motivo in più per andare a votare. E allontanerebbe il rischio di alienarsi il voto di molte donne dei sobborghi ricchi che sono ancora indecise. Ma si sa Trump ha poco rispetto per gli altri e tantomeno per i morti. Nel caso lo facesse, potrebbe quasi apparire come un uomo di stato.

Inoltre alcuni di quei repubblicani che corrono per essere rieletti sperano che sarà loro risparmiato tale voto prima delle elezioni. In più Trump deve affrontare la possibilità che il suo candidato venga respinto, qualcosa che richiederebbe la defezione solo di quattro candidati repubblicani. E, di questi, alcuni hanno già detto che non lo faranno prima delle elezioni. E poi ci sono quei senatori che sono indietro negli exit poll come la senatrice Susan Collins nel Maine, Cory Gardner in Colorado, Martha McSally in Arizona e Thom Tillis in Nord Carolina. Se Trump presenta adesso un nome, davvero questi si vogliono legare a un presidente che sembra andare incontro a una possibile sconfitta? È possibile che Trump faccia comunque la sua scelta e il Senato si affretti ad approvarla. Tuttavia la realpolitik a volte si mette di traverso.

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