Roberto Mussapi
Every beat of my life

Il lampo e il grido

Al culmine di “Visione e preghiera”, una poesia che trae origine dal vagito di un bambino che nasce, Dylan Thomas fa esperienza della stessa “conoscenza per ardore” provata da Mario Luzi. Un «bruciante fuoco divino» che ispira un ardente canto religioso

È il culmine della prodigiosa poesia di Dylan Thomas – già incontrata in questa rubrica – che inizia con il leggendario «Chi/ sei tu/ che nasci/ nella stanza accanto/»: il grido di un bambino che sta nascendo, percepito attraverso la parete «sottile come un osso di scricciolo». Il battesimo, da un’altra stanza, dall’appartameno accanto del poeta che vive la sua stessa nascita, in quel grido, e quella del cosmo. Un’apocalissi rovesciata, un inno possente alla creatività incessante della vita.
Fino al culmine, quando il poeta si trova nell’ascesi assoluta, nel bruciante fuoco divino. Come spesso accade, la più ardente poesia religiosa è creata da poeti che non sono dichiaratamente legati a una specifica confessione. 
Ma alla fede in cui visione e preghiera coincidono, alla luziana «conoscenza per ardore» che incendia la vita e i versi.

Volto l’angolo della preghiera e brucio

benedetto dall’improvviso

sole. Nel nome dei dannati

vorrei voltarmi e correre

alla terra nascosta

ma il sole urlante

battezza in basso

il cielo.

Io

sono

trovato.

Lasciate che mi bruci e anneghi 

nella sua ferita cosmica.

Il suo lampo risponde al mio grido.

La mia voce brucia nella sua mano.

Adesso io sono perso in colui che acceca.

Il sole rugge all’amen della preghiera. 

Dylan Thomas

Da Visione e preghiera, traduzione di Roberto Mussapi, in The conversation of voices, Algra Editore, 2015

Facebooktwitterlinkedin