Alessandro Boschi
Inizia la kermesse al Lido

Com’è triste Venezia

Alla Mostra del cinema di quest'anno trionfano la tristezza e il languore: colpa del covid o conseguenza di un rito che ormai vive di abitudini ripetitive come una recita infinita? Eppure, ogni anno non se ne può fare a meno...

Non so da quanti anni seguo la Mostra del cinema di Venezia: molti, di sicuro troppi. Questa 77^ edizione, però, non mi avrà. La pandemia impone dei protocolli restrittivi molto severi e questo ha fatto sì che anche molti colleghi se ne siano rimasti a casa, più o meno obtorto collo. Ma non è questo il punto. Il punto è che sono triste, perché mi immagino un Lido triste, malinconico a triste, oltreché costoso come sempre. Certo, il direttore Alberto Barbera dopo la trovata imprimatur di Cannes doveva in qualche modo controbattere, ed essere il primo festival, tra quelli più importanti, non virtuale ma in carne ossa e celluloide, tutto in modica quantità, è stata una bella mossa. Necessaria, soprattutto. Ma la malinconia resta, ed è una malinconia paradossale, perché immagino che di questa edizione non mi mancherà nulla.

Anna Foglietta al Lido. Foto di Piergiorgio Pirrone

Il Lido vive, anche dal punto di vista economico, in virtù di queste due settimane. Per il resto dell’anno vita tranquilla, quasi da lockdown. Il cinema, come mi capita spesso di ripetere, è un evento sociale, che si realizza attraverso la presenza di persone che non si conoscono, riunite in una sala buia, una accanto all’altra e che, pagando, assistono a uno spettacolo. Il che non è poi così distante, distanza a parte, da quello che accadrà alla sala Grande, alla sala Darsena e via dicendo. Figuro però me stesso in questa situazione, e non posso negare che un po’ di inquietudine mi assalirebbe. Anzi, non inquietudine, languore. Perché? Non lo so, è un mistero. Ma forse è proprio il cinema che sa suggerirmi la risposta. Come il celebre film di Luchino Visconti, Morte a Venezia. Con il des Bains, il colera e la spiaggia del Lido. La passione di Gustav per Tadzio è quella del pubblico per questo cinema, per questo festival: profonda, assoluta, letale. Grazie al cielo è tutta una finzione.

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