Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Spoglio e nudo all’ombra del divino

Un'invocazione di Salvatore Quasimodo, poeta sopravvalutato in vita e sottovalutato dopo la morte. Perché negli anni in cui la “curva minore del vivere” avanza, il Signore voglia trasformarlo in “vento che naviga felice o seme d’orzo o lebbra che sé esprima in pieno divenire”

Una poesia naturalmente, esemplarmente religiosa di Salvatore Quasimodo, in cui l’atto lirico stesso è religioso, cosmico: la sua traduzione-creazione dei Lirici Grecine è una prova. Grazia folgorate e inusitata, li ha fatti parlare per sempre. Non nella loro lingua, in cui già parlavano, nella nostra, in quella di Dante e Foscolo e Leopardi.
Sono diventati lirici greci italiani, grazie a Quasimodo.
Poeta forse un po’sopravvalutato in vita, è stato crudelmente e insensatamente sottovalutato dopo la morte: Quasimodo è un poeta di razza, un cantore unico e necessario.
Qui la poesia è invocazione al Signore, che lo perda, lo faccia vento, fibra dell’universo, similmente all’invocazione di Shelley al Vento Occidentale. 
Annullami in te, cancellami la pena fammi spoglio e nudo nell’ombra del divino.

Curva minore

Pèrdimi, Signore, ché non oda

gli anni sommersi taciti spogliarmi,

sì che cangi la pena in moto aperto:

curva minore

del vivere m’ avanza.

E fammi vento che naviga felice, 

o seme d’orzo o lebbra

che sé esprima in pieno divenire.

E sia facile amarti

in erba che accima alla luce,

in piaga che buca la carne.

Io tento una vita:

ognuno si scalza e vacilla

in ricerca.

Ancora mi lasci: son solo

nell’ombra che in sera si spande,

né valico s’apre al dolce

sfociare del sangue.

Salvatore Quasimodo

Da Oboe sommerso

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