Sergio Zoppi
Riflessioni sulla pubblica amministrazione

Servire il popolo

Al motto marxista-leninista, vanno aggiunte due parole: “con dedizione”. Solo una burocrazia non opprimente ma capace di condivisione può alimentare un rapporto produttivo tra Stato e cittadini. Come l’emergenza covid ha in parte dimostrato

«Risalendo nella storia fino a memoria d’uomo l’arte dell’amministrazione è sempre stata parte essenziale del patrimonio umano». L’americano Leonard D. White, storico esperto del governo pubblico, nel lontano 1954 dava così inizio alla quarta edizione del suo fortunato volume Introduzione allo studio della pubblica amministrazione (Edizioni Comunità, Milano 1959), quella del suo paese. White, a conclusione dello stesso capitolo, si richiamava a H. Emmerick, universitario esperto dei fattori di trasformazione che, per le amministrazioni pubbliche, auspicava la possibilità di dotarsi dei«massimi talenti, i più alti valori, ed un’infinita dedizione».In quest’ultima breve frase è racchiusa buona parte dell’essenza di un’amministrazione capace di adempiere ai propri fini.

Poco dopo White cita un proverbio cinese «le leggi non si amministrano da sole» con le pubbliche amministrazioni chiamate a garantire operatività alle norme e alle direttive di parlamenti e governi, dando senso e significato a scelte che spesso esigono erogazioni finanziarie, assicurando correttezza, esaltando il senso del dovere. Il pubblico amministratore dunque – gli scenari degli ultimi settanta-ottanta anni vedono accresciuti, non certo diminuiti, quei ruoli – non è solo un tecnico (dote fondamentale di non garantita certezza) è molto di più e per questo motivo gli va riconosciuta la stessa dignità del legislatore e dell’uomo o della donna di governo.

Venendo alle questioni italiane, oggi la riforma della pubblica amministrazione si presenta non solo necessaria ma essenza stessa di una vita pienamente democratica. Se molteplici tentativi sono falliti, si può sperare in una svolta che dia pieno senso ai lemmi competenza, responsabilità, impegno, dedizione, collaborazione, realizzazione, onestà? Qualche segnale giunge dall’epidemia del coronavirus. Colte all’improvviso le nostre amministrazioni hanno saputo reagire, con risultati apprezzabili anche se con qualche errore. Il parlamento e soprattutto il governo si sono mossi rendendosi conto rapidamente delle esigenze primarie per affrontare e contenere il virus. La compagine governativa, serenamente indirizzata e coordinata, ha ingaggiato la battaglia dai molti scontri per lo più superati positivamente (mai dimenticando il grande numero di dolorose, amare perdite umane), richiamando alla responsabile collaborazione gli italiani e mettendo in campo forze qualificate.

Abbiamo potuto verificare, una piacevole sorpresa, che la convinta, attiva partecipazione dei cittadini è risultata il cardine su cui ha poggiato l’azione delle autorità per ottenere successo. Il governo, a volte per sentieri tortuosi, ha saputo ricercarla, sollecitarla, ottenerla. L’imposizione iniziale si è trasformata in condivisione una volta compresa la posta in gioco. Sono risultati essenziali, per assicurare il raggiungimento dei fini, dei presìdi – prevalentemente sanitari e di protezione civile – scientificamente attrezzati o robusti operativamente, facilitati nel loro agire dal godere di una sufficiente autonomia gestionale.

È l’alleanza, tra Stato e cittadini che ha prodotto, ponendo a base le capacità tecniche di strutture deputate, i risultati attesi in un numero contenuto di settimane, agendo attraverso interventi sottoposti nelle loro finalità al quotidiano controllo sociale. Si è come rovesciato il nostro tradizionale modo di pensare. Non una burocrazia che opprime il cittadino ma il popolo che asseconda la stessa burocrazia nel mettere in campo le procedure e le azioni necessarie per raggiungere fini determinati dai depositari della volontà popolare. Pubbliche amministrazioni pertanto interpreti delle attese del popolo decantate dall’apporto primario del legislatore e del governo.

Il vecchio motto marxista-leninista “Servire il popolo” acquista una diversa luce se gli apparati amministrativi se ne appropriano aggiungendo due parole “con dedizione”. Non innalzando ostacoli ma interpretando percorsi nel dialogo quotidiano di tutte quante le componenti la società.

Nella foto: Monumento al “burocrate ignoto” a Reykjavik, Islanda

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