Riccardo Bravi
I pregiudizi della tavola

Rigatoni alla futurista

Contro la quarantena, spesso l'unico rimedio è la cucina. E, allora, è il momento di ricordare le ricette futuriste, quando Marinetti se la prendeva con la pastasciutta colpevole di negare eroismo e erotismo agli italiani

Sono periodi grevi si sa, tempi in cui il sedere non si scolla dal divano e in cui il pensiero fisso dell’abbuffata e della sbevazzata hanno preso il primo posto. Sollazzo per la mente e per la panza, il cibo è diventato l’unica arma per affrontare questi tempi di clausura. Ma se il cibo fosse paragonato a un’opera d’arte, il cui fattore estetico sia più importante di quello nutritivo? I futuristi l’avevano già pensato nel Manifesto della cucina futurista uscito nel 1930, sostenendo che, ancor prima della bocca, gli occhi avrebbero dovuto avere la loro miglior parte: “Il pranzo perfetto esige: 1. Un’armonia originale della tavola (cristalleria vasellame addobbo) coi sapori e colori delle vivande. 2. L’originalità assoluta delle vivande. 3. L’invenzione di complessi plastici saporiti, la cui armonia originale di forma e colore nutra gli occhi ed ecciti la fantasia prima di tentare le labbra”.

Sarebbe inconcepibile gettarsi nella progettazione di cose grandiose e monumentali (come il genio italiano è abituato a fare da secoli, peraltro) senza essersi prima ben rifocillati: alcuni hanno pur creato qualcosa nel passato, certo, sebbene essendo stati “nutriti male” o “grossolanamente”. Alla pastasciutta e ai suoi derivati amidacei, Marinetti e seguaci propugnano infatti quegli alimenti che apporterebbero all’uomo italico più vitalità, più ottimismo e più partecipazione eroica e – soprattutto – erotica: “Noi futuristi sentiamo che per il maschio la voluttà dell’amare è scavatrice abissale dall’alto al basso, mentre per la femmina è orizzontale a ventaglio. La voluttà del palato è invece per il maschio e per la femmina sempre ascensionale dal basso all’alto del corpo umano. Sentiamo inoltre la necessità di impedire che l’Italiano diventi cubico massiccio impiombato da una compattezza opaca e cieca. Si armonizzi invece sempre più coll’italiana, snella trasparenza spiralica di passione, tenerezza, luce, volontà, slancio, tenacia eroica”.

Abbasso la pastasciutta dunque, la quale rammollisce gli spiriti guerrieri e gli intenti peccaminosi, non nutre tanto quanto i legumi, la carne o il pesce, e sembra anche costare all’industria italiana molto di più rispetto al riso nostrano. Abbasso la pastasciutta e avanti tutta con il nuovo; dove nuovo si intende con: miscele di vitamine e intingoli vari ed energetici ad opera di Jules Maincave e altri cuochi futuristi; l’uso moderato di musica e poesia a tavola tali da far sommuovere il côté sensuale presente nelle varie pietanze; l’uso di ozonizzatori, lampade per emissione di raggi ultravioletti, elettrolizzatori e mulini colloidali, apparecchi di distillazione a pressione ordinaria e nel vuoto, autoclavi centrifughe e dializzatori. Per mezzo di tutti questi istrionici strumenti i futuristi si erano nondimeno prefissati di fare la guerra al passato e di esaltare la velocità anche in cucina: la ricetta del Carneplastico viene creata a uso e misura di questo desiderio di rottura dei tradizionali schemi culinari con la mise en place di un piatto recuperato da un dipinto del pittore Fillìa, nel quale una polpetta cilindrica di carne riempita di verdure di tutti i colori e dimensioni sovrasta un anello di salsiccia che poggia su tre sfere dorate di carne di pollo.

Dai piaceri della pasta – troppo antiquata e retrò – ai piaceri della carne, insomma, come nella avveniristica ricetta della Carne cruda squarciata da un suono di tromba: “Tagliare un perfetto cubo di carne bovina. Spillonarlo di correnti elettriche, tenerlo 24 ore infuso in una miscela di rhum, cognac e vermuth bianco. Estrattolo dalla miscela, servirlo su un letto di pepe rosso, pepe nero e neve. Masticare accuratamente per un minuto ogni boccone, dividendoli uno dall’altro da irruenti note di tromba soffiate dallo stesso mangiatore. Al momento del Peralzarsi vengono serviti ai combattenti dei piatti di cachi maturi, melagrane e aranci rossi. Mentre questi scompaiono nelle bocche, saranno sparsi nella sala, con spruzzatori, dei soavissimi profumi di rosa, gelsomino, caprifoglio e gaggia, la cui dolcezza nostalgica e decadente sarà brutalmente rifiutata dai combattenti che si porranno con fulmineità la maschera contro i gas asfissianti. Al momento di partire ingurgiteranno lo Scoppioingola, duroliquido costituito da una pallottola di formaggio parmigiano macerato nel marsala”.

Creare, dunque, questa la parola che sembra fare da sfondo al movimento marinettiano, fuggire la noia di una quotidianità banale per far accedere anche gli scapoli alla grande ruminazione vitale, fuggendo quel “silenzio carico di pensiero meditante che ammorba e impiomba le vivande”.

Facebooktwitterlinkedin