Anna Camaiti Hostert
Cartolina dagli Stati Uniti

Cuomo for president?

Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, sta gestendo benissimo la crisi sanitaria della Grande Mela: repubblicani e democratici sono con lui. E qualcuno pensa che sarebbe l'avversario ideale di Trump. Se solo potesse...

Appare sempre più evidente che un candidato forte in grado di opporsi a Donald Trump nella corsa presidenziale di novembre possa essere il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo. Vediamo perché. Mi si dirà che i democratici ne hanno già uno in pectore in attesa della conferma ufficiale della Convention democratica di luglio, sperando che si tenga: è, come sappiamo, l’ex vicepresidente di Obama, Joe Biden. Dopo il ritiro di Sanders infatti Sleepy Joe, come lo chiama dispregiativamente Trump, facendo riferimento al suo inciampare frequente sulle sue stesse gaffe, come se lui fosse un campione di bon ton, sembrava ormai non avere altri concorrenti. Eccetto che il coronavirus ha sconvolto anche questa certezza. La risposta di Cuomo al virus nello stato di New York, uno di quelli più colpiti nel paese con 257.246 contagiati e 15.302 morti, registra un supporto bipartisan schiacciante nei confronti del governatore con il 95% dei democratici, il 70% dei repubblicani e l’87 degli indipendenti. Al contrario, il sostegno nei confronti di Trump e delle sue scelte politiche per combattere il virus, tra i cittadini di New York si trova al 41%, mentre il disaccordo sul suo operato arriva al 56%. E chissà che cosa succederà dopo l’ultima, risibile uscita del presidente che, come in un cartone animato di serie C, ha esortato gli americani a iniettarsi disinfettante o luce ultravioletta per curarsi dal virus?

Ma chi è Andrew Cuomo? Apparso in queste ultime settimane, quasi quotidianamente in tv per i suoi briefing sull’andamento del virus, il governatore dello stato di New York è stato chiaro, lucido con un piano preciso che ha bypassato le differenze politiche tra i partiti. Senza indorare la pillola, con un volto teso dalla stanchezza e dall’enorme responsabilità che improvvisamente si è trovato a gestire, è riuscito a comunicare ai cittadini di New York e del suo Stato quella sicurezza di cui avevano bisogno in un momento di grave emergenza. Non si fa certo intimidire da Trump che conosce da tempo e che ha rimbrottato più volte, quando parlava dei poteri del governo federale e di quello degli stati, consigliandogli di andarsi a leggere la costituzione prima di fare affermazioni sulla natura e i limiti dei poteri di ambedue le istituzioni.

Ha la fama di essere un duro “human bulldozer”, qualcuno dice anche antipatico e arrogante, ma è riuscito in questi giorni a conquistare tutti. Forse perché, pur nella durezza dei suoi messaggi e dei suoi lineamenti tesi, la gente ha intuito una rettitudine morale che è molto difficile trovare tra i politici odierni. E poi ha carisma da vendere ed è radicato nella società civile. Inoltre, forse, le parole di affetto per il fratello Chris giornalista della CNN che ha preso il coronavirus ed è stato in quarantena, confinato nel basement «dove nemmeno i suoi cani vogliono andare» e per la madre a cui ha dedicato una legge, Matilda’s law, per proteggere gli anziani, hanno attutito la spigolosità del suo carattere.

È un avvocato di origini italiane da parte di ambedue i genitori, figlio di quel Mario Cuomo che aveva, come lui, fatto il governatore dello stato di New York per tre mandati e che decise per ben due volte di non correre per le presidenziali, l’ultima contro George H.W. Bush, cosa che gli valse il soprannome di Amleto dell’Hudson. Ha ricoperto il ruolo di procuratore generale dello stato di New York, prima di diventarne nel 2010 governatore ed è stato nel 1993 Segretario della Casa e dello Sviluppo economico durante la seconda presidenza Clinton.

Quando due giorni fa, Mitch McConnell il leader della maggioranza repubblicana al Senato ha detto che sarebbe meglio che gli Stati andassero in bancarotta piuttosto che ricevere fondi federali per risollevarsi dagli effetti del coronavirus, aggiungendo che il bail out sarebbe infatti soprattutto diretto ai “blue states”, cioè, agli stati democratici, quelli più popolosi dove ci sono le grandi città, il governatore ha reagito sdegnato. Alla richiesta di commentare questa affermazione Cuomo ha risposto: «È la più stupida che abbia mai sentito È offensiva. Si penserebbe che in queste occasioni si dovrebbe superare la partigianeria, la piccineria e invece si arriva a dire che questo aiuto dove la gente muore non deve essere dato perché gli Stati che ne hanno più bisogno sono democratici. Il virus non fa differenza tra democratici e repubblicani… Normalmente negli stati di emergenza il governo federale mette la politica da parte e quando uno stato è colpito da un uragano o da un’alluvione, gli vengono subito dati i fondi federali e non ci sono giochetti politici di nessuna sorta. McConnell fa l’esatto contrario ed ecco perché ho detto che si sarebbe dovuto insistere che gli aiuti economici per gli stati fossero stati dati adesso quando hanno passato la legge che dava i fondi alle piccole imprese. Si sono presi cura delle linee aeree, delle industri etc. Se non dai i fondi agli stati questo significa non dare fondi per la polizia, i vigili del fuoco, le scuole gli insegnanti. E questo è politicamente ripugnante. Come devo fare a riaprire se devo dichiarare bancarotta? Ed è colpa anche dei democratici che non hanno fatto abbastanza per allocare questi aiuti in tempi brevi».

In mezzo di tutto ciò e sull’onda della grande simpatia che ha suscitato a livello popolare, di Andrew Cuomo si è parlato come un possibile candidato alle elezioni presidenziali di novembre. Intervistato tempo fa dal fratello Chris su CNN, alla domanda se ha pensato a questa possibilità il governatore ha risposto con un secco e asciutto no, alla sua maniera. Alle insistenze del fratello che cercava di strappargli qualcosa in più di un semplice no anche un tentennamento o un futuro pensiero di poter scendere in campo, Cuomo non ha esitato un secondo e ha continuato a rispondere no anche quando il fratello gli ha chiesto se in futuro potrebbe essere un’idea a cui rivolgere un pensiero. Quando il governatore ha risposto seccamente che no, non potrebbe essere, il fratello ha incalzato chiedendogli come fa a sapere quello che potrebbe pensare in futuro, di nuovo secco ha contrattaccato dicendo che sa quello che potrebbe pensare e quello che non penserà al riguardo. «E a questo non ci penserò di sicuro. Comunque – ha concluso rivolgendosi al fratello – sei proprio un bravo intervistatore».

Non sarebbe il caso, invece, che a questa possibilità ci pensasse il partito democratico che sembra avere perso il contatto con la società civile e dimenticato in generale come fare a scegliere candidati capaci di conquistare il favore popolare?

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