Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Caucus o caos?

Il voto dei supporter democratici in Iowa è stato un disastro. Nel senso che alcune “inconsistencies” hanno reso arduo lo stesso conteggio dei voti. Un segnale di disorientamento dell'opposizione che Trump ha subito sfruttato

È cominciata ufficialmente la campagna elettorale americana. Primo appuntamento i Caucus democratici in Iowa dove gli elettori di quello Stato si riuniscono per dare le loro preferenze ai candidati che vorrebbero mandare alla Casa Bianca. Ma perché questo momento iniziale è cosi importante? Come funziona esattamente rispetto alle primarie, altro momento di scelta dei candidati? E perché ancora non ci sono i risultati che sarebbero dovuti arrivare la scorsa notte?

Le domande sono tante e le risposte, specie l’ultima, purtroppo non sono incoraggianti rispetto alla strategia organizzativa adottata dal partito democratico. E infatti le voci dall’altro lato si sono subito fatte sentire. Trump ha già detto che se il partito democratico non sa neanche contare i propri voti, non potrà andare lontano.

Il Caucus in Iowa è il primo tra quelli dei vari stati che votano per i candidati alle presidenziali del 2020. In fondo si potrebbe pensare che uno stato rurale e non rappresentativo della diversità etnica che esiste nel paese (il 90% della popolazione è bianca) non dovrebbe essere considerato cosi significativo. E ci sono sempre più voci che ne mettono in dubbio l’importanza a livello nazionale. Eppure quello che lo rende particolarmente interessante è che l’Iowa, oltre ad essere un perennial swing state, cioè uno di quegli stati che ogni volta può essere conquistato da ognuno dei due partiti, è, come ha affermato nel 1972 George McGovern, “il primo test nel paese”. Mostra il primo impatto di come i candidati saranno valutati nel futuro della campagna elettorale. Si ritiene infatti che se un elettorato relativamente tradizionale, come quello in Iowa, sostiene un/a candidato/a, questo/a avrà buone chance nel resto del paese. I risultati in Iowa ci dicono cioè come la piattaforma elettorale di ogni candidato in generale verrà accolta. È ancora presto, e dunque i candidati possono eventualmente aggiustare i loro messaggi e le loro priorità. Un risultato misero in Iowa potrebbe far ritirare alcuni candidati. Un buon risultato invece manda un messaggio ai leader del paese. Inoltre a seconda di come la stampa parlerà dei risultati effettivi (positivi o negativi) di questa competizione, l’impatto dei candidati a livello nazionale potrà subire notevoli trasformazioni. Non che questo sia decisivo per chi poi sarà il candidato finale del partito nella sfida elettorale con Trump, ma sarà certamente importante per saper chi invece non andrà da nessuna parte. Almeno così è stato negli anni passati.

Ma quello che rende particolarmente interessanti i Caucus nei confronti delle primarie è certamente il modo in cui si raccolgono le preferenze degli elettori. Intanto la differenza tra le primarie e i tutti i caucus risiede nel fatto che mentre le primarie sono amministrate dai governi locali e dallo stato, cioè si va a votare come a delle normali elezioni con la scheda, i Caucus sono invece direttamente amministrati dal partito e si tengono nelle scuole, nelle chiese e comunque in luoghi dove si possono riunire molte persone. Dopo una conta fisica dei supporter dei vari competitor, se il candidato per cui gli elettori che fisicamente devono trovarsi in loco (e questo rende un po’ più complicato votare) hanno espresso la preferenza, non raggiunge il 15%, questi possono ridirigere i loro voti su altri candidati che invece l’hanno raggiunto o addirittura superato. Dunque si devono spostare fisicamente da un luogo all’altro dell’edificio dove sono collocati i candidati che hanno ottenuto il quorum. Quest’anno inoltre in Iowa c’era anche la possibilità di votare via satellite dalla Florida, dall’Arizona e perfino dalla Francia e dalla Scozia. Questo modo di raccogliere i consensi è importante a mio avviso perché incoraggia una flessibilità che, oggi, in epoca di estremismi e di rigidità politica, è oltremodo necessaria alla democrazia del paese.

Il fatto che per alcune “inconsistencies”, secondo la definizione delle fonti ufficiali dei democratici, i risultati ancora non siano arrivati, non depone a favore dell’organizzazione del partito. Il quale, e questa è una delle critiche più consistenti e costanti che gli viene mossa ultimamente, è troppo preoccupato di raccogliere fondi e di chiedere i soldi ai suoi supporter, invece di chiedere alla sua base contributi di competenze e soprattutto pareri che lo possano aiutare a migliorare la sua organizzazione, la sua efficienza e la sua strategia. Ma non credo che di questo si possa accusare il sistema dei Caucus che invece garantisce modi di consultazione democratica con gli elettori. Nonostante tutto, infatti, al di là degli ostacoli attuali, incoraggia una partecipazione diretta dei cittadini e una flessibilità ideologica che di questi tempi è davvero rara. Quello che sembra invece mancare da parte dei vertici del partito è una capacità organizzativa che proprio l’impossibilità di fornire i risultati della competizione in Iowa evidenzia, dimostrando incompetenza e inefficienza, di cui che ovviamente Trump si servirà per i scopi elettorali.

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