Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Impeached!

La procedura contro Trump e il suo "tradimento” è partita ufficialmente. Quasi certamente, non porterà alla sua uscita di scena (i repubblicani legano a lui la loro sopravvivenza), ma certo la sua presidenza ormai è macchiata: ogni suo atto politico perderà peso e valore. Possibile che la destra Usa possa accettarlo?

Impeached! Quasi tutti i giornali americani dal New York Times al Washington Post al Wall Street Journal usano questo participio passato per definire il risultato dello storico processo a cui è stato sottoposto il presidente Donald Trump. Contro il 45esimo presidente degli Stati Uniti è stato infatti votato l’impeachment, cioè una sorta di stato di accusa che, se confermato da ambedue le Camere, porta a rimuovere il presidente degli Stati Uniti dalla sua carica istituzionale. Secondo questo procedimento, il corpo legislativo ha la facoltà, quando ce ne siano le condizioni, di mettere in stato di accusa il rappresentante massimo del potere esecutivo nel paese. È passato mercoledì alla House of Representatives dopo 11 ore di dibattito arroventato e pieno di risentimento tra democratici e repubblicani. È stato perorato dai democratici con l’accusa a Trump di abuso di potere e ostruzione al Congresso per lo scandalo degli aiuti all’Ucraina che erano stati promessi solo a patto che il presidente Zelenskj lanciasse un’inchiesta per corruzione su uno dei suoi avversari politici più pericolosi nella prossima campagna elettorale per le presidenziali del 2020: Joe Biden, il cui figlio era divenuto un influente figura in Ucraina della Burisma, azienda di prodotti energetici attiva in quel paese dal 2002.

Con 230 voti favorevoli e 197 contrari è passata l’accusa di abuso di potere e con 229 contro 198 quella di ostruzione al Congresso. Nessun repubblicano ha votato a favore del procedimento di impeachment. Addirittura nelle loro parole di difesa del presidente si è raggiunto il ridicolo. C’è chi, come Barry Loudermilk, deputato della Georgia, ha paragonato l’impeachment contro Trump alla persecuzione di Gesù Cristo o chi, come Mike Kelly, della Pennsylvania, all’attacco di Pearl Harbour dove, vale la pena ricordarlo, morirono migliaia di persone.

Solo due presidenti nella storia degli Stati Uniti hanno subito la stessa sorte: il democratico Andrew Johnson nel 1868 e il democratico Bill Clinton nel 1998, assolti successivamente dal Senato. Anche per Richard Nixon era stato iniziato il procedimento di impeachment, ma Nixon si dimise prima che potesse avere corso, a causa del famoso scandalo Watergate. Quella volta, l’iniziativa dei suoi colleghi di partito lo convinse a fare quel passo prima che fosse troppo tardi. Questo non potrebbe mai succedere adesso: da un lato perché i repubblicani sono divenuti così faziosi che pur di tenere il punto negano l’evidenza e dall’altro perché Trump non avrebbe mai la decenza di dimettersi.

Inoltre, è già chiaro che in Senato il procedimento non avrà successo in quanto i repubblicani hanno la maggioranza e hanno annunciato che faranno fallire ogni tentativo che si muova in questa direzione. Per loro, il presidente non ha commesso nessun atto che possa giustificare la sua rimozione. Non mi dilungherò qui sulle testimonianze di funzionari e diplomatici del Dipartimento di Stato che durante questa lunga procedura sono sfilati un o dopo l’altro e hanno ammesso le chiare intenzioni del presidente.

«Il voto non ha riflettuto quello che è emerso dalle prove; riflette solamente come loro (i democratici) percepiscono il presidente» ha detto Mitch McConnell leader della maggioranza repubblicana al Senato. «Il Senato deve raddrizzare quello che è successo. Noi dobbiamo essere all’altezza della situazione. C’è soltanto una via d’uscita adatta alla pochezza dell’evidenza, a questa inchiesta fallimentare, a questo caso abborracciato». Ed è facile intuire quale sia.

Trump, partecipando ad un’iniziativa in Michigan ha reagito alla notizia in maniera rabbiosa; ha attaccato Nancy Pelosi speaker della House of Representatives e battagliera portavoce democratica, accusandola di avere montato una caccia alle streghe e di avere compiuto una truffa ai suoi danni solo per rimuoverlo dalla carica di presidente. Cosa che invece, a sua detta, lo vede rafforzato nei sondaggi. Invece si ritorcerà contro i democratici che l’hanno messa in piedi e tenacemente perseguita – continua il presidente.

Ma cosa significa davvero questa procedura per Donald Trump?

Certamente è una macchia permanente sulla sua presidenza che offuscherà per sempre qualsiasi iniziativa di politica estera prenda. In aggiunta, le parole di difesa Putin, riportate ieri da Russia Today, cercando di scagionarlo dalle accuse, non giovano alla sua posizione. Infatti l’attenzione nei confronti dell’Ucraina serve a sviare quella dall’alleanza tra Trump e Putin che ha viceversa una strategia di lungo raggio, come più volte abbiamo ripetuto proprio su queste pagine. Il Russiagate di Mueller insegna.

Trump ha fatto precipitare il paese in un baratro, costituendo una minaccia alla sicurezza nazionale. Ha ignorato la Costituzione, ha perfino autorizzato Rudolph Giuliani, suo avvocato personale senza nessun ruolo istituzionale, a collezionare da funzionari russi prove contro un rivale politico. Non si è fidato dell’Intelligence nazionale, permettendo l’ingerenza di potenze straniere negli affari di politica interna degli Stati Uniti. Tutto ciò scredita non solo il paese nei confronti di potenze straniere, ma mina le radici della più grande democrazia del mondo. Voglio concludere con le parole di una giornalista del Washington Post, Jennifer Rubin, che indica in molti di coloro che hanno promosso la pratica dell’impeachment, figure da prendere ad esempio per la loro rettitudine morale e politica e per la loro tenacia. E si riferisce tra gli altri a personalità come Nancy Pelosi che tutti conosciamo, ma anche ad Adam Schiff, Chair della Commissione Intelligence della House che ha moderato e guidato il procedimento accusatorio contro Trump, dando esempio di grande maturità ed equilibrio, senza farsi intimidire dai toni minacciosi e arroganti dei repubblicani la cui aggressività è stata particolarmente agguerrita e di notevole portata: «Non intendo – ha spiegato – fare affermazioni leggere sul reale e duraturo danno che Trump ha inflitto alle istituzioni americane e alla psicologia nazionale; gli americani tuttavia sono sopravvissuti alla guerra civile, a calamità economiche e ad ere dominate da politici corrotti. Per quanto sfregiata sia questa democrazia noi abbiamo un nuovo pantheon di patrioti che possono ispirare e insegnare agli americani cosa sia l’onore, il coraggio e il rigore intellettuale… Per quanto demoralizzante e irritante sia stata e sia questa presidenza è ora nel nostro potere vendicare gli eroi, punire i colpevoli e resettare la nostra democrazia. Abbiamo più di 300 giorni fino al giorno delle elezioni».

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