Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

L’anti-americano

Le politiche divisive di Trump vanno contro la naturale vocazione americana di trarre forza dalle proprie diverse anime. Ormai anche i repubblicani si accorgono che è nell'aria un nuovo schiavismo...

«Si può andare a vivere in Francia, ma non si diventa francesi; si può andare a vivere in Germania, in Turchia, o in Giappone, ma non si diventa tedeschi, turchi o giapponesi. Invece chiunque, da qualsiasi angolo della Terra, può venire a vivere in America e diventare americano: questa è una delle più importanti ragioni della grandezza dell’America. Il motivo per cui guidiamo il mondo è perché, unici al mondo, prendiamo il nostro popolo, la nostra forza, da ogni paese e da ogni angolo della Terra». Chiunque pensi che queste sono le parole di un presidente democratico, Obama o Clinton ad esempio, si sbaglia. Questo brano è infatti tratto dall’ultimo discorso di Ronald Reagan (a cui tutti i repubblicani cercano di ispirarsi, incluso Donald Trump) ed è del 19 gennaio 1989, il giorno prima della fine del suo secondo mandato.

Viene da chiedersi se il recente invito di Trump rivolto ad alcune deputate democratiche, critiche del suo operato non vada in direzione opposta agli intenti del tanto celebrato presidente repubblicano, da lui stesso citato come esempio.

Infatti ad Alexandra Ocasio-Cortez di New York, a Rashida Tlaib del Michigan, a Ayanna Pressley del Massachusetts e a Ihana Omar del Minnesota è stato chiesto di tornare nei propri paesi di origine. Peccato che le prime tre siano nate negli States e la quarta, nata in Somalia, sia cittadina americana, proprio come due delle mogli di Donald Trump. Cosa hanno in comune le quattro deputate democratiche? Non sono bianche e sono donne. E già questa risposta è indicativa.

A giudicare da queste affermazioni, dunque, viene spontaneo farsi alcune domande. Donald Trump, che ha usato lo slogan America First per caratterizzare una strategia politica autenticamente americana, è davvero fedele a quei principi di cui parlava Reagan che li considerava proprio la quintessenza dell’americanità? O non è invece, al contrario, la manifestazione più alta di un forte anti-americanismo avvalorato dal fatto che, come sembra, ci sono forti sospetti che Trump si sia messo nelle mani dello zar Putin per assicurarsi la vittoria elettorale? A cosa servono il razzismo e la misoginia del presidente, se non a conservare un potere che gli consente di continuare a fare affari personali ignorando assolutamente il bene comune del Paese?

Proprio ieri, alla CNN, l’ex direttore della comunicazione dell’amministrazione Trump restato in carica solo 11 giorni nel 2017 e poi licenziato in tronco, Anthony Scaramucci, ha affermato che bisognerà che nel 2020 il partito repubblicano scelga un nuovo candidato alla Casa Bianca. Scaramucci che è sempre rimasto, anche dopo il suo licenziamento, un supporter di Trump, adesso afferma: «Durante gli ultimi tre anni ho sostenuto pienamente il presidente. Recentemente tuttavia ha detto cose che dividono il paese in un modo che è inaccettabile. Io, come sapete, non ho passato la prova del nove. Prima o poi lui si rivolta contro chiunque e presto sarà il tuo turno e poi quello dell’intero paese». A chi gli chiedeva come mai ci aveva messo cosi tanto a capire come stavano le cose, Scaramucci ha risposto: «Ho cercato di vedere il meglio in lui, basandomi sulle interrelazioni personali e sulla selezione di alcune delle sue scelte politiche. Ma la crescente retorica divisiva e il danno che provoca al tessuto sociale supera ogni guadagno economico immediato». E infine: «Il tipo sta mentendo e suona sempre più privo di senso. Noi siamo come anestetizzati e la gente a Washington continua a ripetere “questo e il presidente Trump, si sa, lui si comporta così”, ma sta frantumando le istituzioni e tutti valori che il paese rappresenta; il che non vale il successo delle politiche economiche».

Anche la recente morte del finanziere Jeffrey Edward Epstein (con il futuro presidente Trump, nella foto), apparentemente suicidatosi in carcere, dove si trovava accusato di schiavismo sessuale e abusi su giovanissime ragazze minorenni, getta una luce sinistra sulle abitudini dei potenti ed in particolare su quelle di Trump di cui l’uomo era amico. Pare, infatti, che non ci siano scandali di natura sessuale o atti di malaffare, di speculazioni di grandi proporzioni ai limiti della legalità che non vedano, in un modo o in un altro, coinvolto il presidente Trump da cui tuttavia prima o poi tutti sembrano dissociarsi. La sua misoginia e il suo razzismo stanno riportando il paese indietro di anni a periodi bui e totalmente privi di quelle libertà ottenute a caro prezzo. C’è un’idea che sembra amalgamare tutte le azioni politiche del presidente: lo sfruttamento delle persone più bisognose e più deboli, siano esse donne, o persone appartenenti alle minoranze etniche o semplicemente povere. Gli esempi si contano a bizzeffe. Ma soffermiamoci sull’attualità

Prendiamo le ultime politiche di emigrazione: a parte una precedente stretta per gli immigrati illegali ai cui figli, nati in America, è stata rifiutata l’assistenza medica e lo status di residenti; è di ieri l’annuncio di restrizioni a tutti i permessi di soggiorno temporanei e indefiniti e al rilascio delle carte verdi sia per tutti coloro che provengono da paesi poveri, sia per coloro che non hanno mezzi di sostentamento, in quanto potrebbero usufruire dei benefits che vengono concessi a chi ottiene questi status. Mi sembra di cogliere nelle intenzioni di Trump e di tutti i sovranisti a livello mondiale, compresa l’Italia che non fa eccezione, la volontà di produrre nuove forme di sfruttamento ai limiti di uno schiavismo di ritorno ancora più pericolose di quelle originali, perché filtrate da tutti i dispositivi democratici che con le lotte per i diritti civili si erano ottenuti. Altrimenti perché negare uno status legale a coloro che tentano di emigrare per sopravvivere e farcela. Non era questo il cuore del famoso sogno americano? E non è forse questo un comportamento antiamericano? Allora dove sta l’America first, tanto vociata da Trump? L’America di chi? Solo di quelli che già se la possono permettere? Non mi sembra che quando si parla dell’American Dream da nessuna parte si faccia accenno che è solo per i ricchi o solo per i bianchi.

 

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