Matteo Pelliti
Lapis

Cordoglio nazionale?

Il bastiancontrario e la bestia: sono le due nuove categorie di italiani, identificate con chiarezza dopo la morte di Andrea Camilleri. Insomma, siamo fra il tramonto di qualsiasi forma di cordoglio incondizionato e la caduta del sentimento di vergogna

Le recente scomparsa dello scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo e insegnante Andrea Camilleri ha mostrato una volta di più, se mai avessimo avuto bisogno di conferma, il manifestarsi drammatico di due fenomeni inediti: il tramonto di qualsiasi forma di cordoglio incondizionato (meglio, comunitario; meglio ancora: nazionale) e la caduta verticale del sentimento di vergogna. Come catalogare le manifestazioni sprezzanti e incivili («Un comunista di meno», la più gentile) che hanno accompagnato nei social la notizia della morte dello scrittore siciliano accanto alla commozione sincera di milioni di suoi lettori?

La reazione sprezzante di fronte alla morte di una personalità eminente prende di solito oggi due forme: 1) il bastiancontrario, cioè colui che infarcisce di “però” la celebrazione ufficiale, e si accoda al coro delle “voci fuori dal coro” tratteggiando il ritratto a contrasto del santo, o del santificando: non è tutto oro quello che luccica, voi ingenui non sapete che, avete preso un abbaglio, e via dileggiando. Chiarisco: legittimo sia sempre il diritto di critica, di critica estetica, storica, di dissenso anche radicale, anche in morte di un santo, figuriamoci di uno scrittore (che a volte sono santi, pure gli scrittori) e poi ognuno sceglie per sé lo stile di canto e il coro nel quale cantare. Epperò. C’è un però. La perdita completa di figure di riferimento culturale che siano collante identitario nazionale. Niente. Non ci sono cristi. Ripercorro qualche funerale degli anni scorsi. Umberto Eco? Figuriamoci. Mike Bongiorno, niente, lasciamo stare. Meglio Ciampi, allora? Niente. Faletti? Troppo pop. La Montalcini? Ma chi se la fila quella vecchia. Margherita Hack? Ma chi, quell’atea toscanaccia?

Passo alla seconda forma di reazione, alternativa al bastiancontrario: 2) la bestia. Non la macchina da comunicazione salviniana, no, proprio la bestia intesa come persona che rinuncia agli elementi di dialogo e convivenza civile. Cioè il nostro connazionale quasi-tipo, ormai, che ha smarrito completamente il sentimento della vergogna e scrive, in rete, e urla, magari sulla banchina di un porto, in un piazza durante una manifestazione, o nel mezzo di uno sgombero, ciò di cui si dovrebbe solo avere vergogna, nel pensarlo o nel dirlo. Va così, viviamo questo tempo qui, senza vergogna e senza eroi comuni da piangere tutti insieme in morte. Non mi sembra tanto un bel tempo.

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