Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Il senso di Eros

Per Rilke il capriccioso dio dell’amore dal “fiammante viso” che come “il soffio dell’estate alla primavera spegne i canti” non è solo fanciullesco ma «ascolta l’ombra e si fa cupo… ausculta la morte, sente la brevità della nostra vita». Versi tradotti da Giaime Pintor che restano scolpiti nella memoria

Nella traduzione di Giaime Pintor, autore di quel libretto magico, l’esile bianco einaudiano Poesie, uscito quando ero ragazzo, entrato nella mia memoria profonda, questa poesia dedicata a Eros, che il sommo Rilke coglie, come coglie ogni divinità pagana o cristiana (ma nei suoi versi la distinzione tende a dileguare, splende e illumina il divino nell’umano) il senso profondo del dio greco. Eros è capriccioso, come nella poesia greca e poi dei grandi latini. Ma non solo fanciullesco come spesso appare. Ha la sapienza primordiale del bambino, nessuno regge il suo viso fiammante, come il soffio dell’estate brucia e spegne le aurorali e fragili promesse primaverili. Eros ascolta l’ombra e si fa cupo. Il dio dell’amore ardente ausculta la morte, sente la brevità della nostra vita.
Ma agisce, segretamente, magicamente nella natura: mentre viviamo la realtà attimica e effimera della gioia, c’è una fonte che sta piangendo e ci muove il cuore.

 

 

 

 

 

 

Eros

Eros! Eros! Maschere, accecate

Eros. Chi sostiene il suo fiammante

Viso? Come il soffio dell’estate

alla primavera spegne i canti

 

di preludio. E nelle voci ascolta

ora l’ombra, e si fa cupo… Un grido…

Egli getta il brivido indicibile

su di loro come un’ampia volta.

 

O perduto, o subito perduto!

Breve il bacio degli dèi ci sfiora.

Altro è il tempo, e il destino è cresciuto.

Ma una fonte piange e ti accora.

Rainer Maria Rilke

(Traduzione Giaime Pintor)

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