Alessandra Pratesi
Visto all’Auditorium Parco della Musica di Roma

Brahms bucolico

Doppio appuntamento con Brahms per il primo weekend di maggio all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. Daniele Gatti dirige il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra e la Sinfonia n. 2. Solista ospite al pianoforte: Yefim Bronfman. Esecuzione di alto livello tecnico e poetico

È a Johannes Brahms che l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha dedicato il primo weekend di maggio. Per tre serate le note del Concerto per pianoforte n.2 in Si bemolle maggiore op.83 e della Sinfonia n.2 in Re maggiore op.73 hanno riecheggiato nella Sala Santa Cecilia. A dirigere l’orchestra il Maestro Daniele Gatti, al pianoforte l’interprete di fama internazionale Yefim Bronfam.

«Un programma combinato bene», osserva Daniele Spini, musicologo cui è spettato il compito di guidare all’ascolto il pubblico della prima. Tra il 1877 e il 1881, anni di composizione rispettivamente della Sinfonia e del Concerto, Brahms vive un periodo di particolare letizia che si riflette sul pentagramma. Dopo i toni tragici e inquieti della Sinfonia n.1, Brahms si apre ad atmosfere più calme e a stati d’animo più distesi. Non è un caso che la Seconda sia anche nota come la “Pastorale di Brahms”, parafrasando la più nota di Beethoven. Nel Concerto pure prevale un piacevolissimo senso di colloquialità e affabilità. Il compositore si mostra generoso in fatto di melodie cantabili, regalando frasi musicali fresche e spontanee. «Un romantico ammalato di classicismo», diceva Massimo Mila di Brahms. Nelle pagine del compositore, in effetti, è sempre riconoscibile una propensione naturale all’equilibrio e all’ordine intrisa di un irrimediabile e travolgente pathos. Cresciuto nella seconda stagione del Romanticismo musicale e nostalgico dei fasti del Classicismo, Brahms si colloca quale grande artista di sintesi delle anime dei due secoli l’un contro l’altro armati.

L’ordine cronologico di composizione appare invertito nell’ordine del programma e così, come di consueto, ad aprire la serata è il pezzo per strumento solo e orchestra. Daniele Gatti imprime al Concerto n.2 per pianoforte e orchestra ritmi più sostenuti della media che alterna ad arcate ampie e distese. Il gesto del direttore procede per induzione, assorbendo dalla partitura il carattere variegato, ora nervoso ora rilassato, ora deciso e trionfale, mentre pianista e orchestra seguono una linea comune di accumulo e rilascio di energia musicale. Tensione e distensione, up e down, sforzo e recupero. Si passa dal trasporto del primo movimento, al raccoglimento quasi religioso del secondo, dai toni intimistici del terzo a quelli divertiti e spiritosi del quarto. Infine, l’abbraccio tra Gatti e Bronfman: commovente. Di uguale spessore l’esecuzione della Sinfonia n.2, ugualmente diretta senza il supporto della partitura del direttore che si affida alla sola memoria del cuore. Di una dolcezza infinita il tema della ninna nanna del primo movimento, mentre il pizzicato ha il brio tipico di Broadway. L’orchestra di Santa Cecilia sotto la direzione di Gatti sa donare corpo ai silenzi e alle pause, ma sa anche esplodere nella festa finale del quarto movimento quando la sala sembra riempirsi di veri e propri fuochi d’artificio. La cooperazione tra il direttore, i maestri dell’orchestra e il solista è massima nel raggiungimento di un’esecuzione di alto livello formale e di grande trasporto emotivo.

Ph. Musacchio, Ianniello & Pasqualini

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