Loretto Rafanelli
Ricordo del poeta improvvisamente scomparso

La luce di Toni

Nella sua poesia, ha scritto Roberto Mussapi, si evidenzia una «bellezza misteriosa e sfuggente, una bellezza che si manifesta naturalmente». Un giudizio da sottoscrivere perché, nel sottile andamento dei versi di Alberto Toni si comprende come la verità del poeta coincida spesso con la verità della vita

Arriva improvvisa la notizia su Fb, attraverso il partecipato e sensibile dire di due amici scrittori, Andrea Di Consoli e Mauro Fabi, che postano una foto di pochissimi giorni fa dove, nel corso della presentazione del libro di poesia dello stesso Fabi, si vedono con Alberto Toni. E la notizia lascia increduli, perché dice della morte di Alberto, il quale aveva annunciato, sempre su Fb attraverso la sorella, che per alcuni giorni sarebbe stato lontano, essendo in cura presso un ospedale romano. Improvvisa e dolorosissima scomparsa di una persona dolcissima e gentile, onesta e generosa, di un poeta di grande valore, di un intellettuale dalle ampie conoscenze. Autore anche di teatro, traduttore (di M. Leiris, B. Cendrars, L. Senghor, E. Dickinson, T.S. Eliot), saggista, critico.

E così possiamo dire con i versi, ampiamente citati, della Merini che «quando muore un poeta/ al mondo c’è meno luce/ …/ e gli uccelli hanno una traiettoria in meno / tra quelle possibili», perché viene meno quella illuminazione rispetto alla vita che il poeta, cioè Toni, poteva darci. Quello scavo sul senso del vivere. Quell’attenzione a tutto ciò che balena nel cuore dell’uomo. Nel libro Alla lontana, alla prima luce del mondo, i temi che egli proponeva erano molteplici, pur tuttavia tutti indirizzati a tracciare un percorso verso l’origine delle cose, e a riscoprirne il senso perduto.

Tensione mantenuta anche nel recente libro, di pochi giorni fa, pubblicato dall’editore Algra, dal titolo Non c’è corpo perfetto. Stava in questo inoltrarsi, crediamo, la peculiarità del suo scrivere, cioè nel virtuoso poetico impegno a ritornare alla fonte del nostro esistere. A ricercare una traccia, per quanto debole, della comune disposizione alla vita. Ma l’intento era anche quello, possibilmente, di riannodare quella trama segreta e preziosa che ci ha formati e che ci ha perpetuati, nonostante i disastri che l’uomo ha compiuto. Alla disposizione di ritornare alla prima luce del mondo. Con l’eterna istanza dell’amore, indelebile esigenza seppure così difficile da realizzare, che il poeta insegue, perché «non c’è niente di più dolce dell’amore», amore che si presenta nel dispiegarsi della vita, e che egli canta in sentiti versi: «… quegli accordi, senti, da foglia/ a foglia, da mare a mare, se mi raccogli/ e mi porti con te solo per un momento».

Ma Alberto Toni si richiama anche al tema del disarmante cambiamento e alla perdita delle radici, sia in relazione alle persone («Ore di torma e d’ombra irrisolta che neppure/ lascia filtrare/ l’aria dolce della sera, ciò che ci teneva uniti/ e che per un calcolo sbagliato abbiamo perso»), sia in relazione ai luoghi, quel respiro ora smarrito che ci ha accompagnato e segnato, come egli dice in una poesia intitolata Il camaleonte, dove il poeta, in una sorta di manifesto esistenziale-poetico, montalianamente, scrive: «Riportami a campi di preistoria,/ camaleonte, ripesca il graffio che/ cantò l’amore su pareti di caverna;/ un gesto violento poi lo separò/ da noi e mutammo aspetto e gloria/ e dolore nemico da elmo a elmo/ in un assedio continuo e sordo». Assedio come infinita difficoltà nella vita a ritrovare i passaggi necessari, perché tutto si è confuso e avviluppato in un nulla devastante e sordo perché fu, è, un passaggio silente, strisciante nel suo avanzare, quasi non rilevabile, quasi irriconoscibile, prima che se ne avvedessero le sembianze, nonostante i segnali e gli allarmi pasoliniani. Questo anche in comunione con una figura devastata dalla vita, Amelia Rosselli, figura tanto amata da Toni, richiamata più volte e che in lei si “immerge” con una variazione della stupenda i giovani, le loro rose.

Roberto Mussapi, che “valorizzò” il poeta romano con l’inserimento di un suo libro nella collana da lui diretta presso la Jaca Book, e che sempre ne ha sottolineato il valore, affermò che nella poesia di Toni si evidenziava una «bellezza misteriosa e sfuggente, una bellezza che si manifesta naturalmente», un giudizio che si può sottoscrivere perché, nel sottile andamento dei suoi versi, si è come assorbiti via via da una luce attenta, misurata, eppure a volte particolarmente viva, che ci fa comprendere come la verità del poeta (colui che sa dire: «Assumiamo su di noi il dolore/ del mondo») coincida spesso con la verità della vita. Addio caro Alberto, persona carissima e speciale.

(La foto di Alberto Toni, di cui è qui riprodotto un particolare, è di Dino Ignani)

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