Flavio Fusi
Viaggio in Colombia

Schiavi a Mompox

A Mompox, uno dei villaggi che hanno ispirato Macondo, si celebra un condottiero dell'Ottocento che garantì che i figli degli schiavi potessero essere liberi: quasi uno ius solis ante litteram da qui prendere ispirazione...

Il Rio Magdalena scorre lento e maestoso tra antichi edifici coloniali. Nella vampa del sole, il silenzio del pomeriggio è rotto solo dai richiami degli uccelli e dalle voci dei ragazzi che si tuffano nella immobile corrente dai rami alti delle ceibe centenarie. Come il fiume, il tempo di Mompox scorre pigro, impigliato in un passato di schiavi e gentiluomini, carrozze con stemma e nobili cavalli, strade polverose e ombre notturne, sospiri di fanciulle, lanterne che illuminano i patios rigogliosi.

Mompox colombiana, centro del dipartimento di Bolivar, è Macondo. La città reale, un tempo fiorente crocevia di traffici e oggi arenata nel suo favoloso passato, è il modello su cui Gabriel Garcia Marquez ha costruito un doppio immaginario: quel borgo conteso alla giungla dove si dipana la saga della famiglia Buendìa e si muovono i mille personaggi di Cento anni di solitudine. Appunto, Macondo. E camminando lungo l’albarrada di Mompox-Macondo capita di imbattersi nella storia e nei suoi fantasmi. Eroici fantasmi, come il colonnello Juan Bautista del Corral y Carriazo, che nel 1813 fu brevemente dittatore del libero Stato di Antioquia: libero perché liberato dal giogo spagnolo. Nell’ombroso cortile della magione di famiglia, oggi trasformata in Casa della cultura, domina un ritratto di questo condottiero: un giovane uomo in semplice uniforme di panno, lo sguardo deciso, colto nel vigore dei suoi trenta anni.

La breve scritta che illustra il ritratto enumera i meriti di questo patriota dell’indipendenza colombiana. Spicca tra tutti la proposta di una legge detta di libertad de partos o libertad de vientre, in base alla quale i figli nati da una schiava non dovevano essere più considerati proprietà del padrone della madre, ma diventavano automaticamente liberi cittadini.

In tutta l’America Latina la cosiddetta libertà di ventre è considerata il principio giuridico basilare che nel diciannovesimo secolo anticipa e prelude all’abolizione della schiavitù. Questa aspirazione rivoluzionaria divenne legge in Cile nel 1811 grazie all’iniziativa del padre della patria Manuel de Salas, e due anni dopo lo stesso principio fu affermato in Argentina. Ma all’inizio del secolo in tutto il continente la libertà di ventre era ormai un vento forte che scuoteva alle radici l’antica pianta dello schiavismo. E anche in Colombia il sogno del colonnello Juan del Corral divenne realtà nel 1814, quando il libero Stato di Antioquia promulgò la legge sulla libertà di parto, insieme al divieto di trafficare in schiavi.

Se c’è una lezione che ci arriva da questo lontano passato, questa riguarda l’eterno conflitto tra due opposti: il principio di umanità condivisa (ognuno nasce libero) contro lo stigma imposto all’origine (se nasci da uno schiavo – qualunque sia la terra che ti genera – sei uno schiavo, hai nel corpo e nell’ anima le stimmate del diverso per natura).

Così, spiccando un balzo lungo duecento anni e irrompendo armi e bagagli nel nostro laico, evoluto, avanzato Paese, ci imbattiamo nella stessa coppia di opposti. Il principio di umanità condivisa contro lo stigma dell’appartenenza. Dice oggi chi ha il potere delle leggi: se nasci da un immigrato, resti un immigrato. E dovrai guadagnartela, altro che se dovrai guadagnartela, la cittadinanza italiana!

Questo è lo stato dell’opera. Vogliamo dire che alcuni ministri del nostro civile Paese sono più arretrati del vetusto colonnello Juan Bautista del Corral y Carriazo? Diciamo solo che per le vie dell’antica Mompox aleggia a volte lo spirito scanzonato, scherzoso ma terribilmente serio di Gabo Garcia Marquez.

Passeggiando lungo l’albarrada mi imbatto così in una splendida lapide di marmo in onore dei bogas: in origine indigeni obbligati, cioè indigeni schiavi che a forza di braccia trasportavano le merci su grandi barche a remi lungo il rio Magdalena. Furono proprio questi spiriti del fiume – trasformati in uomini liberi – a generare e sostenere lo sviluppo economico della città dal sedicesimo secolo sino alla metà dell’Ottocento, quando il trasporto a remi venne sostituito dalla navigazione a vapore. Furono loro, possiamo dirlo, i fondatori della florida Mompox.

Quanto al colonnello Del Corral, non riuscì a vedere gli effetti della sua riforma. Morì di polmonite a Rionegro, e aveva solo 35 anni. La sua scomparsa, scrive un manuale di storia locale, privò il nostro paese di un grande leader. Non ne dubitiamo.

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