Giuseppe Prode
A proposito de «Il delitto di Kolymbetra»

La Sicilia è una foto

Gaetano Savatteri racconta i colori, i profumi e le emozioni della Sicilia. Seguire il suo racconto "dissacrante" equivale a sfogliare un album di fotografie sospese tra il futuro e il passato. Della letteratura e non solo

Scrivere di un libro di un amico, Savatteri. Scrivere del suo nuovo libro – Il delitto di Kolymbetra, Sellerio – e l’ho letto tutto di un fiato tra un treno e un aereo ed è come se lo avessi accanto: ironia, battuta sempre pronta occhio fintamente distratto e lesto a cogliere un dettaglio in mezzo ad una folla mai vista, il vizio del cronista di strada quale è, e dove i dettagli sono la parte del tutto: vero Lamanna-Savatteri? Di lui parlerò poi.

I luoghi che racconta in parte sono i miei: curiosamente così “distante” dal mare nella vita, col suo alter ego vive in un pezzo di costa sospeso tra mare e cielo e poco altro, Makari, luogo reale e solo la k vale la gita. Anni addietro lavoravo ad una selezione complessa per una mostra fotografica che poi avremmo aperto qualche mese dopo, e un mio amico mi chiama segnalandomi una ragazza che poteva darmi un aiuto nel lavoro. Lei, agrigentina di nascita e spavaldamente timida fino all’inverosimile, con i suoi deliziosi anfibi e il resto addosso oversize – nacque un rapporto bellissimo tra il suo occhio fiammingo, alcune battute fulminanti che di tanto in tanto distillava nel silenzio di ore al tavolo e non so perché mi ha ricordato Suleima, la fidanzata di Lamanna. Ela (questo il suo nome) è così, distante e sensibile e con nonchalance ti brucia con mezze frasi.

Perché ho raccontato questo? Forse per contiguità geografica tra i Giardini della Kolymbetra e lei; forse perché alcuni aspetti del suo carattere li ritrovo propri di quella terra che fa storia a sé in Sicilia, a sinistra e a destra della SS 640, la strada degli scrittori. E ogni volta che passo da lì ho gli incubi da interrogazione di italiano al liceo (Pirandello, Sciascia, Tomasi di Lampedusa su tutti – Rosso di San Secondo e Antonio Russello il Gugliemino che ci guidava al Novecento forse non li riportava – e Andrea Camilleri insegnava in accademia e non era in cima alle classifiche). Il paesaggio muta via via e dopo Menfi, che galleggia nel verde delle sue vigne composte, il colore cambia e tutto o quasi assume le varie tonalità dal giallo all’ocra e hai la sensazione di vivere in una polvere secolare e lì spunta Agrigento e la sua meraviglia di valle, quinta scenica e non solo della storia del delitto del libro. Memoria scolastica e piaceri della lettura naturalmente riportano a questi paesaggi a questi fondali naturali e quindi Sciascia e il Giorno della civetta, Sedotta e abbandonata e piazze assolatissime e via così. E fa bene, benissimo il nostro a dispensare per tramite delle magliette di Piccionello – sua spalla e mai come in questo libro co-protagonista della storia – pillole di leggerezza.

Faccio mie le parole dell’introduzione di un saggio di Savatteri Non c’è più la Sicilia di una volta, Laterza: «Non ne posso più di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di Guttuso. Non ne posso più di vinti; di uno, nessuno e centomila; di gattopardi… E sono stanco di Godfather prima e seconda parte, … di pale di fichidindia e marescialli sudati e lini bianchi». Insomma, io la vedo come lui, o meglio la penso come lui nell’iperbole del ragionamento provocatorio: amo questa distanza, questo citare e dissacrare allo stesso tempo una Sicilia uguale a se stessa da sempre. I tempi di scrittura sono perfetti, Savatteri-Lamanna che prima di mezzogiorno non mette giù un rigo o un pensiero a meno di condizioni estreme, lei Suleima che irrompe tra le pagine per bellezza e battute all’indolente e geloso fidanzato. Piccionello strepitoso regista di un funerale, che si divide tra un look alla Donnie Brasco e una delle sue magliette-citazione “Sicily l’attimo fulgente”…

La lettura scorre via veloce, spesso sorrido e contagio chi sta di fronte a me in treno, potere dei libri, e la fotografia che tiro fuori dal racconto è a colori ( finalmente ): Gaetano ha questo dono e con pochi cenni restituisce una striscia di fotogrammi con toni ora saturi, ora sovraesposti e piena di dettagli. Le storie e i piani narrativi si intrecciano con disinvoltura e mai si confondono via via che scorrono gli accadimenti, e con leggerezza calviniana scardina e affronta la dimensione del tragico, come scrive una mia amica. Savatteri-Lamanna sono gourmet e con cenni profumati e golosi ci ricordano che non può esistere storia senza una parmigiana di melanzane o le strepitose cassatelle di ricotta di un bar culto ad uno svincolo all’ingresso di un paese. Si può raccontare la Sicilia, con sorniona ironia, e nelle orecchie ho il rotacismo e il suono delle sue erre – questa volta di Gaetano – guascone raffinato di pensieri e parole.

p.s. la mostra di cui sopra si aprì a Roma nel 2007 e fu la prima retrospettiva di Paolo Pellegrin/Magnum Photos. La fotografia che accompagna questo pezzullo che ho scritto, è la classifica di domenica 2 dicembre de la Repubblica e l’auspicio che il libro vada tra i primi dieci… Ad Astra.

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