Pier Mario Fasanotti
Consigli per gli acquisti

Gialli di mare (con città)

Alicia Gimenez-Bartlett racconta Barcellona, Angelo Petrella indaga a Posillipo e Oreste Lo Pomo analizza il rapporto tra società e giustizia: tre modi di raccontare il mistero della vita

Coltelli. Giallista ma non solo, Alicia Gimenez-Bartlett è sicuramente uno dei quattro-cinque migliori scrittori della Spagna. Le sue due creature letterarie, l’ispettrice Petra Delicado e il suo vice Fermìn Garzòn, devono acciuffare un serial killer. All’inizio sembra ce ne sia uno solo, poi i sospetti diventano due. È un continuo rimbalzo di colpa. La Bartlett ha scritto uno dei suoi più lunghi romanzi (Mio caro serial killer, Sellerio, 471 pag.,15 euro) riuscendo a coinvolgerci anche nei tempi di indagine: un’inchiesta in presa diretta. Il lettore percorre le stesse strade, fisiche e mentali, dei due investigatori, ai quali si aggiunge un esponente dei Mossos, la polizia catalana: non è un espediente narrativo, ma il segno di una (più che mai attuale) convivenza politica.

Si deve trovare il responsabile della morte di alcune donne, brutalmente accoltellate sotto casa nei giorni in cui credono di non essere più “zitelle“. Il messaggio accanto ai corpi ha dell’assurdo. L’autrice, che non disdegna un fraseggio talvolta comico oppure psicologico, ci porta per mano nei rioni di Barcellona. Città che noi accostiamo sempre al chiasso allegro delle ramblas: e sbagliamo, perché nella capitale della Catalogna prevalgono il silenzio e la discrezione.

Posillipo. Il racconto dell’indagine di Denis Carbone inizia con una sigaretta in bocca. L’autore, il napoletano Angelo Petrella, In Fragile è la notte, Marsilio, 158 pag., 16,50 euro. L’irruente detective, sbattuto a Posillipo, nei quartieri alti, “sputa fumo“ in continuazione (la marca delle sigarette è citata di continuo: pubblicità si direbbe), va con le prostitute, ha una parlata sguaiata. Ma è arguto. Deve capire come mai una donna è caduta da una specie di torre. Incidente o spintarella? Qui sta l’enigma, che a poco a poco si scioglierà quando Carbone si troverà nell’appartamento della morta, berrà un terzo di bottiglia di whisky e scoprirà un anfratto dove si nascondono i ferri del mestiere di ritrovi a luci rosse. Da questo punto in poi la ricostruzione e, poi, la soluzione. Un noir crudo e svelto. Peccato tanti richiami pubblicitari, peccato il titolo che ricorda troppo da vicino uno dei libri di Francis Scott Fitzgerald. Qualche frase volutamente letteraria (“i profili dei tralicci disegnavano ombre cattive sull’asfalto“). Ma il racconto va veloce.

Piccola città. Certezze frantumate per Davide, cronista giudiziario, quando viene informato dall’amico del cuore di tante corruttele. Malanni di stagione è un resoconto incalzante dal lessico sobrio ambientato in una piccola città di “relazioni corte“, e scritto dall’ottimo giornalista/scrittore Oreste Lo Pomo, di Potenza (Marsilio, 155 pag., 13 euro). Alla desolazione delle relazioni sociali si contrappone la pietas verso chi (l’amico di Davide, malato) ha riferito di tante infezioni che deturpano il tessuto connettivo della città. Viene a galla la malattia del sistema giudiziario, dentro il quale sono troppi coloro che sono dimenticati tra le pieghe degli archivi.

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