Tina Pane
A proposito di “Ritratti di signore”

Galateo Serao

Paola Villani ricostruisce le abitudini e la creanza di Matilde Serao, donna energica e illuminata, sempre a disagio nei salotti di cui era comunque la massima attrattiva

Tra le molte immagini pervenuteci di Matilde Serao colpisce quella qui accanto, leggermente sgranata, che la ritrae concentrata nell’atto di scrivere su un imponente scrittoio affollato di libri, fiori e altri oggetti. L’attaccatura bassa dei capelli, accuratamente pettinati, è già venata d’argento, gli occhi sono chini sul foglio, lo sguardo – a differenza di altre celebri foto – non è accigliato, ma sereno. Minuscoli indizi di una vita straordinaria e intensissima ora indagati nel recente volume di Paola Villani Ritratti di signore. “I galatei femminili nell’Italia belle époque e il caso Serao” edito da FrancoAngeli nella collana Saggi e Strumenti.

Nel corso dell’affollata prima presentazione del libro, avvenuta lo scorso 4 maggio presso la galleria Al Blu di Prussia a Napoli, è stato evidenziato come la ricerca condotta dall’autrice abbia il merito di svelare un aspetto meno noto dell’attività della Serao, che negli anni dell’Italia Umbertina fu, oltre che veemente e prolifica scrittrice e giornalista, una spregiudicata dama di società e contribuì a codificare le regole delle buone maniere nel testo “Saper vivere. Norme di buona creanza”.

«I galatei, una letteratura a torto considerata minore – ha osservato Lucio d’Alessandro, rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa – ci raccontano i costumi di una società in trasformazione, nella quale per la prima volta le donne si affacciano sulla scena pubblica. Gli ammiccanti consigli della Serao sul libro da far finta di leggere in pubblico o sull’opportunità di portare con se una borsa da lavoro, nella quale ogni tanto frugare con mani operose, ci dicono che già in quest’epoca nasce la società dell’immagine». «Nella figura e nell’opera della Serao, una gigantessa della scena culturale della sua epoca – ha affermato l’altra relatrice, la giornalista del Mattino Donatella Trotta – troviamo la realizzazione della scrittura come emancipazione sociale, il passaggio dall’etica all’etichetta, l’elogio della cortesia, l’intreccio di cuore e intelletto, in una parola la funzione civilizzatrice della scrittura».

La ricerca sul tema del galateo femminile e il focus sulla Serao condotti da Paola Villani in questo saggio che si può leggere anche come un romanzo, non tralasciano di dare conto delle tantissime relazioni di Donna Matilde con gli intellettuali, non solo italiani, della sua epoca. È illuminante, tra le tante, l’opinione di Edith Wharton, che ebbe modo di conoscere la Serao in un salotto parigino: «Tra le donne che ho incontrato là, la più straordinaria è stata senza dubbio Matilde Serao. Con il suo abbigliamento e la sua cadenza stridenti, appariva assurda in quel salotto. Ma quando cominciava a parlare era padrona del campo. Primeggiava per spirito ed eloquenza. Aveva un senso virile del fair-play, sapeva ascoltare e non si dilungava mai troppo su un argomento, ma interveniva con le sue battute al momento giusto. I suoi monologhi raggiungevano altezze superiori alla conversazione di qualsiasi altra donna che io abbia conosciuto, e la cultura e l’esperienza si fondevano nello splendore della sua poderosa intelligenza».

Lo stesso Henry James ebbe ripetutamente occasione di lodare «il libero e straordinario temperamento napoletano» di Donna Matilde, «la signora del Mattino», la fondatrice di sette testate giornalistiche, l’autrice, come scrive Villani, «di uno dei più accorati manifesti in difesa della professione, la celebre conferenza Il giornale».

Alla bella riuscita della presentazione del libro, briosamente moderata dal giornalista Michelangelo Iossa, ha dato il suo contributo una delle ultime dive del Novecento, l’ancora affascinante Angela Luce, cantante di Viviani, attrice di Steno, Visconti e Totò, leggendo con la sua voce sensuale un passo del manuale di creanza (che bella parola!) della Serao dedicato al flirt e alle sue implicazioni. «A Matilde Serao – ha concluso con accorata semplicità Angela Luce – sarebbe ora di dedicare una fiction».

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