Paolo Bonari
Di aria elettorale

La stampa e la farfalla

L'autoreferenzialità della stampa (specie quella televisiva) ha raggiunto livelli da capogiro. Ma non è detto che l'effetto farfalla di Edward Lorenz valga anche in questo caso. E se i salotti fossero inutili?

“(…) Le parole di (…) hanno provocato nel Paese una profonda indignazione e ne è un esempio questo stesso articolo”: lessi e sobbalzai. Quelle righe conclusive significavano un mutamento, annunciavano l’ingresso in una nuova era: a scriverle era stato il giornalista di un quotidiano a tiratura nazionale, uno di quelli che nascondeva dietro un’apparente professionalità la voglia di sbracare, la pulsione sotterranea all’imbonimento. Fino ad allora, mai mi era capitato di imbattermi in qualcosa di simile: me ne sarei ricordato. Eravamo, cioè, arrivati al punto che l’autore dell’articolo stava facendo di se stesso non soltanto l’oggetto del proprio discorso, ma addirittura la prova vivente di quelli che sarebbero stati i sentimenti prevalenti (nientepopodimenoché) nel più vasto Paese. Fino a dove ci saremmo spinti? Per fare notizia, il giornalista del futuro sarebbe arrivato a tirare il sasso per spaccare la vetrina? Quindi, nascondendosi, avrebbe criticato le Forze dell’ordine, oscenamente in ritardo nella cattura dei colpevoli.

Non un caso isolato, però: mi balzò agli occhi un titolo del “Corriere della Sera”, riguardante l’ennesima “rivolta” o “bufera” social. Era successo che il comico Checco Zalone, nel corso di un’apparizione televisiva, avesse utilizzato un termine non proprio corretto e spesso offensivo, quello di “frocio”: sessismo? Omofobia? Reazioni schifate e furibonde? Peccato che io non riuscissi a trovare un bel nulla, saltellando qua e là, da Twitter a Facebook e ritorno: come mai? Sta’ a vedere che il pubblico, finalmente, si era dimostrato più intelligente e maturo di come tendessimo a dipingerlo. Niente di grave: spazio alla creatività del giornalista, al quale toccherà il compito di inventare la notizia, una notizia “verosimile”.

Se l’autoreferenzialità mediatica è giunta a tali livelli, a livelli da capogiro, sarà bene tenerne conto, specialmente in tempi di campagne elettorali, quando dare addosso al politico di turno è troppo facile e si rischia, per contrapposizione, di sommergere di applausi gli eroici giornalisti, rappresentanti delle voci popolari. “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”: così recitava il noto effetto individuato da Edward Lorenz, nell’ambito di un’auspicabile, improbabile e futuribile teoria del caos. Adesso, il rischio è che, allo stato delle cose, ci s’imbatta in qualche maniaco che prenda una farfalla già morta e che tenti furiosamente di muoverle manualmente le ali, per farsi un po’ di vento.

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