Danilo Maestosi
Al Museo del Vittoriale di Roma

Le favole futuriste

Omaggio a Lina Passalacqua, artista che lungo un arco creativo di più di mezzo secolo ha messo in relazione il futurismo e il gioco, per rielaborare l’immaginario infantile

Superata la soglia degli ottanta, più di mezzo secolo di solida carriera alle spalle, Lina Passalacqua è un’artista che crede ancora alle favole. La fede visionaria di chi è convinto che nell’universo delle fiabe ogni essere umano ritrovi le proprie radici segrete e una capacità di narrare e narrarsi che non conosce limiti di età. Una fede che Lina Passalacqua si trascina dentro da sempre e che segna titolo e confini di questa grande antologica con cui si presenta nelle sale del Vittoriano. Un ciclo di nuovi lavori dedicati alle favole messo a confronto con un campionario di opere precedenti battezzate da altre mostre in Italia e all’estero, acquisti da parte di collezionisti e musei, premi.

Manca purtroppo l’anello di congiunzione , una grande tela sul tema della fiaba con cui Lina Passalacqua vinse nel 1970 un concorso indetto dal Comune. Assegnato ad una scuola elementare, del quadro che voleva recuperare in prestito per l’occasione si è persa ogni traccia. Sparito chissà dove e per mano di chi, come è successo ad altri lavori del fondo municipale d’arte moderna che da una ventina d’anni sono stati per fortuna censiti, messi in salvo e distribuiti tra due musei, il Macro di via Nizza e la Galleria di via Crispi. Ne rimane però un bozzetto preparatorio di piccolo formato, un arioso cielo bianco nel quale galleggiano come ricami segni e figure che evocano gli archetipi dell’immaginario infantile. Quanto basta a misurare il salto di intensità e di stile che ha scandito la sua maturazione d’artista. Lungo due direzioni che il curatore della mostra Carlo Fabrizio Carli evidenzia nella sua introduzione in catalogo.

La prima si sgrana lungo i sentieri delineati dalle suggestioni esercitate su di lei dal futurismo, nelle cui file può ora giustamente essere inclusa come una delle più originali voci della terza e quarta generazione di questo pervasivo movimento d’avanguardia che continua a offrire bussole e modelli oltre il breve arco di vita dei suoi padri fondatori. Futurista è il vortice di segni che solca la tela, la molteplicità e la simultaneità dei piani  che si intersecano, la sensazione di immergersi in un tempo in perenne movimento. Futurista è il riportare questo continuo oscillare e sovrapporsi di punti di vista al flusso di sensazioni ed emozioni che l’ha generato.

Un’intensità che Lina Passalacqua insegue in modo più istintivo che ragionato attraverso un uso del colore che certo è influenzato dalle lezioni di Balla e Boccioni ma trova poi una cifra del tutto originale. Dettata da un piacere quasi incontrollabile per le tonalità pastello, la carezza morbida e lucida dei rosa e dei celesti, o per il precipitare improvviso nel turbinio carnale dei rossi, nella scansione aguzza dei blù e dei verdi. E in più un gusto altrettanto personale per le impennate dei bianchi e dei grigi, per i giochi di velature che a volte sfiorano eccessi di virtuosismo. Una ricerca di leggerezza che la spinge da una parte a cimentarsi nell’impresa impossibile di catturare l’impalpabile essenza dell’aria, dall’altra a modellare i segni con la grazia con cui si sfogliano i petali di un fiore: m’ama o non m’ama.

La voglia di giocare è davvero trascinante e imprime alle sue tele dedicate ai personaggi e alle atmosfere delle favole una frenesia quasi infantile contagiosa e coinvolgente. A volte si ha la sensazione che l’artista stessa tema di smarrirsi, lasciarsi andare. Fino a imporre alle libere astrazioni della fantasia una battuta d’arresto, facendo riaffiorare l’ancoraggio di una figura più immediatamente leggibile, esplicita: Pinocchio, Peter Pan, Alice. Forse un rigurgito del suo passato di ritrattista. O di una breve stagione di frequentazione delle icone della pop art. Forse solo un timore da adulto, a disagio con la morale ambigua delle fiabe, che non servono a rassicurare ma a rompere equilibri e profettizzarne di nuovi.

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