Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Sinfonia in verde

Irrinunciabile una visita (su appuntamento) ai Giardini della Mortella a Ischia, il parco floreale creatura e dimora del compositore inglese William Walton e di sua moglie Susana. Ora fondazione privata, è un luogo che mantiene intatte le sue bellezze, a differenza della vicina villa La Colombaia di Luchino Visconti che il Comune di Forio sta condannando all’abbandono

L’inverno può essere colori, odori, natura fiorente di un giardino mediterraneo. Visitabile anche nella stagione fredda, a carpire verdi, rossi, gialli, sullo sfondo del mare. Succede a Ischia, l’Isola verde, e quest’anno una passeggiata nei Giardini della Mortella può anche avere il valore di sfida nel ricordo del terremoto che ha colpito ad agosto scorso Casamicciola e in parte anche Forio. È proprio in questo Comune, il più popolarmente pittoresco, che sorge La Mortella, un parco floreale privato che domina la baia dal promontorio di Zaro. Da novembre ad aprile accoglie i visitatori esclusivamente su appuntamento (081-990118). La guida li accompagnerà non solo mostrando i prodigi della Natura ma raccontando come sono nati i Giardini, una di quelle privatissime storie che potrebbero essere il soggetto di un film.

La data di nascita de La Mortella è il 1958, quando il compositore inglese William Walton e la moglie argentina Susana (nella foto) – dopo aver abitato dal 1949 in varie case di Ischia – acquistarono il terreno sullo sperone di Zaro. La lady sudamericana dagli occhi verdi chiamò il paesaggista Russell Page a disegnare il giardino. Ma poi fu il suo lavoro certosino a inverare il progetto, a interpretarlo, ampliarlo, plasmarlo. L’ultima creazione, prima della scomparsa, un teatro con cavea aperta sul mare e circondato da timi striscianti e rose che può accogliere un’intera orchestra sinfonica. E infatti La Mortella, in primavera ed estate ospita concerti e spettacoli. In memoria di sir William Walton, cui si deve tra l’altro la colonna sonora dei tre film shakespeariani interpretati da Lawrence Olivier. La Mortella è diventata una Fondazione, presieduta da Alessandra Vinciguerra – che dirige anche il giardino – a partire dalla morte di lady Susana, nel 2010. È garantita così l’integrità e la praticabilità del luogo, a differenza della vicina villa di Luchino Visconti, “La Colombaia” – altro posto depositario di ricordi suggestivi, di storici incontri tra vestali del mondo del cinema e della cultura nonché della sepoltura del regista – che invece, di proprietà del Comune di Forio, è desolatamente chiusa al pubblico il quale pure continua a recarvisi come in pellegrinaggio trovando sbarrati i cancelli in nome di lavori di ristrutturazione interminabili per cronica mancanza di fondi.

Dunque, storie di musicisti, di artisti e di vegetali, a La Mortella. Ci sono il fantasioso teatrino delle marionette realizzato da Lele Luzzati, la raccolta dei manoscritti e cimeli di Walton e soprattutto le piante esotiche e rare, proprio quelle che trovano maggior rigoglio in inverno. La salita al giardino superiore permette di scoprire panorami spettacolari sul mare e sulla cittadina di Forio ed è accompagnata dai fiori blu dei rosmarini che sottolineano, con cascate di rami profumati, le scalette e i muri a secco. Culminerà con le fioriture della collezione di Aloe, che proprio in questi mesi si illuminano di rosso, di giallo, di arancione. La macchia mediterranea è ora in pieno rigoglio, rianimata dalle piogge autunnali e dalla stagione fresca. Ecco le bacche di corbezzolo e di mirto, ecco le stravaganti corolle di piante australiane – mimose, grevillee, banksie. Gli aceri giapponesi offrono una fiammata di colore naturale nel giardino orientale che circonda la casa Tai prima di perdere le foglie e lasciare il posto d’onore alla grafiche sagome dei bambù.

Il giardino è aperto al pubblico dal 1991. Così volle lady Walton, vedova da otto anni, che intitolò al marito e alla Mortella la Fondazione contestualmente nata. Un modo per rendere omaggio alla figura del compositore britannico e in fondo per eternare la loro storia d’amore attraverso gli smisurati bouquet di piante e fiori realizzati nell’arco di mezzo secolo. Mentre William lavorava agli spartiti, Susana creava il suo capolavoro fatto di corolle e di arbusti e dando struttura a un terreno impervio. Irrigava, trapiantava, credeva nel proprio sogno: trasformare un terreno assolato, brullo, costituito da pietre vulcaniche in un paradiso floreale a più livelli, che varia da un ambiente tipicamente sub-tropicale nella valle, caratterizzato da microclima umido ombroso, alle zone più esposte al sole sulla collina.

Lettere e foto nel Museo, la sala dove si tengono concerti, lo studio di Walton rimandano alla liaison con Susana. La quale conobbe il compositore in Argentina, dove si era recato per una conferenza. Lui aveva quarantasei anni, lei ventidue e lavorava per il Consolato Britannico di Buenos Aires. William notò tra la folla dei giornalisti la giovane donna bruna dagli occhi verdi e decise subito che l’avrebbe sposata. Glielo disse la sera stessa. Lei ovviamente rimase sconcertata. Ma dopo due settimane si fidanzarono, dopo due mesi andarono all’altare e partirono per l’Europa, incuranti dei commenti di tutti. Un amore che si dimostrerà saldo, anche e soprattutto quando William decise di venire a vivere in Italia, dove nel 1936 aveva scritto il Concerto per Violino che sarebbe stato suonato da Jascha Heifetz. Scelsero il calore e la luce del Golfo di Napoli, la pace – allora! – dell’Isola verde. Dove vissero e sono sepolti, circondati dall’armonia del loro giardino.

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