Roberto Mussapi
Every beat of my heart

La montagna sacra

Ascendere implica il superamento del valico, dell’ostacolo. Per Tagore, tra i massimi del Novecento, è invece un’esperienza essenzialmente beatificante, perché è dall’alto che lo spirito scende su di noi e ci pervade. Così il divino si palesa e accende interrogativi…

Dopo Ransmayr, ancora la montagna, come entità sacra. Nei versi di uno dei maggiori poeti del Novecento, l’indiano Tagore, Premio Nobel per la letteratura. Il mare crea, più ancora che un genere, un archetipo della letteratura. L’impresa dell’uomo in mare è originaria, assoluta: la terra emersa dalle acque, la vita che dall’acqua prende forma, prima sottomarina poi, in centinaia di migliaia di anni, anfibia… Divenuto bipede, l’ominide guarda la riva del mare e sente in quell’elemento, oltre il confine della riva, il luogo della sua origine. Per questo l’uomo farà sacre le acque, battezzerà i ponti, apporrà polene apotropaiche alle prue delle navi. La letteratura occidentale poi nasce nel mare: l’Iliade è il prototipo dell’avventura dell’uomo, le antiche civiltà vedono nelle sue acque non solo l’origine, ma la sede del mistero ultraterreno. Proprio perché si tratta di un’esperienza collettiva, il poeta racconta un’avventura alla sua comunità: nasce un’epica.
L’avventura verso la montagna non è collettiva, non ha fondamenti pratici, quali la nascita delle navi di corsa e della pirateria: al massimo un gruppo di uomini in viaggio deve valicare montagne. La montagna, per la comunità in viaggio, è un ostacolo, come un fiume da guadare, una selva buia, perigliosa. Quella di Tagore è orientalmente beatificante, pare non solo ascesa, ma spirito che dall’alto scende a noi terreni, benedicente. Il poeta che fonde eros e senso del divino, lirica e ascesi, ci svela la montagna come scrittura divina, destinata a permanere e interrogare l’uomo incessantemente.

 

Di pietra in pietra

di vetta in vetta

hai scritto, o re dei monti,

con lettere sconosciute

mattino e sera

da molti secoli

un capitolo eterno,

la storia della terra.

Lascerai tracciata solo una parte

di questo libro grandioso?

Ai piedi dei monti, due giorni di gioco,

noi con la nostra piccola festa!

Rabindranath Tagore

(Da Scintille, traduzione di Marino Rigon)

Facebooktwitterlinkedin