Alberto Fraccacreta
L'elzeviro secco

Elogio della lontananza

Nell’epoca dei social-network sembra impossibile vivere o anche solo immaginare un amore delicato e leggiadro come quello di Jaufre Rudel e della poesia medioevale. Eppure...

«Jaufre Rudel fu un uomo molto cortese, principe di Blaia. Si innamorò della contessa di Tripoli senza vederla, per il bene che ne aveva sentito dire dai pellegrini che venivano da Antiochia». Questo è l’inizio fulminante della Vida (biografia medievale a carattere favoloso) dedicata ad uno dei più celebri trovatori di lingua occitanica, amato da Heine, Rostand, Carducci e Montale. La donna alla quale Rudel scrisse le sette canzoni definite dell’amor de lonh, l’amore di lontano, è stata riconosciuta sotto svariate identità: Melisenda, sorella di Raimondo III di Tripoli; Hodierna, loro madre e moglie di Raimondo II di Tolosa; addirittura la famosa Eleonora d’Aquitania, che fu regina consorte di Francia dal 1137 al 1152 e poi d’Inghilterra dal 1154 al 1189. Al di là di individuazioni più o meno azzeccate, il poeta provenzale, «per la volontà di vederla» – racconta ancora la Vida – «si fece crociato e si mise per mare, in nave si ammalò e fu condotto a Tripoli, in un albergo, come morto. La contessa andò al suo capezzale e lo prese tra le sue braccia. Seppe che lei era la contessa, recuperò l’udito e il respiro. Ringraziò Dio per averlo tenuto in vita fino al momento in cui poté vederla. Infine morì tra le sue braccia…».

Come spesso accade nelle ricostruzioni a metà tra storia e leggenda (si veda il caso di Raffaello Sanzio e Margherita Luti), la donna si fece monaca per il dolore causato dalla morte di lui. Il grande critico Leo Spitzer, riferendosi al carattere elusivo delle canzoni, disse: «La lontananza è consustanziale con il desiderio dell’unione». Lontananza, unione: presenza nell’assenza. O come afferma Bertolucci: «Assenza, più acuta presenza». È questo un tema peculiare in poesia, forse l’argomento lirico par excellence. Il distico di Rudel che ha avuto più incidenza nella storia della letteratura europea – e che influenzò Petrarca e petrarchismo – recita, infatti: «Amore di terra lontana,/ per voi tutto il mio essere soffre». L’intera poetica rudeliana pare incentrata sul paradosso amoroso del non voler possedere, ma anzi del voler godere dello stato di non possesso della donna («poiché del tutto mi manca l’opportunità del possesso,/ non mi meraviglio di esserne infiammato»). In tale “lirica del desiderio” l’amato si presenta in una costante tensione all’irraggiungibile, al lontano, al mistero dell’eterno femminino che è di per sé no man’s land se non all’interno di un sogno trasfigurato nel bonus sopor, una specie di stato mistico e visionario. «Triste e gioioso me ne partirò,/ se l’avrò visto, l’amore lontano:/ ma non so quando la vedrò,/ perché le nostre terre sono troppo lontane:/ vi sono molti valichi e strade,/ e perciò non posso indovinare quando la vedrò:/ ma sia tutto secondo la volontà di Dio.// Mi sembrerà certo gioia quando io le chiederò,/ per amore di Dio, l’albergo lontano,/ e, se a lei piace, abiterò/ presso di lei, anche se di lontano». L’indeterminatezza dei significati su cui si fonda il codice linguistico e concettuale dell’amor cortese, crea cortocircuiti di senso, vere e proprie antinomie: abiterò presso di lei, anche se di lontano. La distanza (o vicinanza) di «terre», «valichi» e «strade» non colma la profondità spirituale della donna, l’impossibilità di unione e di avvicinamento definitivo. La presenza diventa, allora, una forma dell’assenza. Come scrisse Lacan, davvero «l’amore è l’incontro di due tracce d’esilio».

Su questa apoteosi della femminilità assoluta sono state approntate molte letture allegoriche: per Appel l’amore lontano è quello indirizzato alla “donna ideale”; per Frank coincide invece con la Terrasanta, figura della Gerusalemme celeste descritta nell’Apocalisse.

Ma oggi che accezione può assumere l’amor de lonh? Rudel è ancora attuale? Parla, forse, di qualcosa che inconsciamente stiamo provando? Nell’epoca dei social-network sembra impossibile vivere o anche solo immaginare un amore così delicato e leggiadro. In ragione dell’instabilità che caratterizza i rapporti odierni – e che Bauman stigmatizzò con una formula destinata a rimanere nella memoria: “amore liquido” –, l’essere umano è mosso dall’impulso di possedere e di oggettivare coloro dai quali è attratto per poi disfarsene appena il bene è “consumato”: amore offline. Lasciar crescere il tempo della distanza e l’occorrenza del desiderio significa ammirare l’altro secondo quell’«amore perfetto» che «non ha mai tradito nessuno», e renderlo protagonista di un sogno vivo e gioioso (senza che sia, per questo, irreale) perfino nelle incoerenze e nelle assenze: la lontananza – all’interno di una presenza, beninteso – eleva ed esalta la persona amata conferendole una traccia di “onnipresenza” e riuscendo così a superare le categorie limitate di spazio e tempo. Anche se di lontano.

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