Ilaria Palomba
A proposito de «L'uomo di casa»

Il giallo di famiglia

Una morte sospetta e una serial killer del passato: Romano De Marco ha costruito un domestic thriller nel quale si frantuma la più antica delle istituzioni sociali

L’uomo di casa di Romano De Marco (Piemme, 2017, pp. 322, euro 17,50) è un domestic thriller che parte da una situazione famigliare apparentemente idilliaca che invece si rivela gravida di maschere e arcani tragici da svelare. La protagonista, Sandra Morrison, logopedista di successo, si trova a fronteggiare la misteriosa e imbarazzante morte del marito, ritrovato sgozzato, con i pantaloni calati, in un parchetto frequentato da prostitute e tossici. Così nascono una serie di dubbi, incertezze, fratture, soprattutto nel rapporto con la figlia Devon, divenuta silenziosa, fredda, dedita all’alcol, in seguito alla morte del padre.

Man mano Sandra scopre qualcosa d’inquietante sul marito, come l’interesse morboso per una famosa assassina del passato, caso irrisolto di trentacinque anni prima, che si era macchiata di una serie di omicidi di bambini, avvenuti a Richmond in Virginia. C’è un legame tra la morte di Alan (marito di Sandra) e questa serial killer da cui lui sembrava essere ossessionato. Un turbine di eventi e scoperte terribili, conducono fino all’esplosivo finale.

L'uomo di casa di Romano De MarcoI gesti frenetici di Sandra, ormai devastata dall’assenza, ma anche e soprattutto dal dubbio di aver vissuto con un uomo di cui non conosceva che una misera maschera, alla ricerca di una verità che appare impossibile da ricostruire. C’è poi un uomo misterioso che sembra avere a che fare con la vicenda, un nuovo vicino di casa che si presenta presto come spasimante della protagonista. Ogni elemento apparentemente slegato si ricongiunge al drammatico trascorso e gronda terrore e morte. Ma Sandra possiede anche una luce, quella che le permette costantemente di continuare a occuparsi della figlia, della casa, del quotidiano. La stessa luce e in un certo senso freddezza, desiderio di chiarezza e verità, la conduce nel cuore pulsante dell’indagine.

Sandra vive sulla pelle un grande dolore, non solo il dolore della perdita ma la sensazione terribile di non giungere mai alla verità. È fondamentale per lei trovare le risposte che cerca, per elaborare il lutto e ricongiungersi a un’immagine di sé, e di ciò che è stato, distante dalla disgregazione a doppio legame del sospettare e non sapere.

Il libro è scritto con una semantica semplice, diretta ed elegante. I crimini avvengono fuori scena. Non c’è mai un indugiare sul macabro ma vengono messi in risalto gli aspetti psicologici e le conseguenze del dolore su Sandra e Devon.

Qui il concetto di famiglia viene decostruito, come un qualcosa di mistificatorio e falso, là dove ciascuno è ciò che nasconde. Così Romano De Marco ci pone di fronte all’ambiguità di ogni legame, scoprendo, pezzo dopo pezzo, un mondo di ombre che diventeranno chiare solo a patto di attraversare un inferno.

«Sandra Morrison, Vienna, Virginia. Oggi.
«Salgo i gradini in cemento fino al piccolo ballatoio. La porta di casa mia è aperta. Quante volte ho ripetuto questi gesti. Ora mi sembra che sia qualcun’altra a compierli, mentre io la osservo dall’esterno, come se fossi un’entità sospesa nell’aria, invisibile, capace di vigilare, di nascosto, sulle azioni degli altri. C’è molta gente dentro, tutti si muovono e sembrano sapere con precisione cosa fare, dove andare, quali parole pronunciare. Lei, invece, l’altra me, quella che sto spiando al riparo nella mia nuvola trasparente, è smarrita. C’è odore di cibo. Contenitori e pirofile disposti sul tavolo del soggiorno. E poi bicchieri, piatti. E bibite, tovaglioli di carta e posate.
«Lei sale la mezza rampa interna e si ferma. Dalla cucina alla sua sinistra arriva Elizabeth. Stava trafficando con delle vivande, si pulisce le mani con uno strofinaccio e l’abbraccia. «Sandra, tesoro… vieni con me, siediti un attimo e bevi qualcosa.» È una delle sue vicine, quella con cui ha legato prima quando è arrivata Bobbyber Drive tre anni fa. Delle dieci villette identiche, che si fronteggiano nella via, quella di Elizabeth e Jeff è l’ultima sul lato destro. Quella di Sandra, invece, la quarta di sinistra».

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