Marco Fiorletta
A proposito di "Diventare uomini"

Uomini a metà

Un saggio di Lorenzo Gasparrini riflette sui condizionamentie sociali e culturali che inducono i maschi a ostentare la propria superiorità di genere. Spesso anche perdendo il senso di sé

L’azione si svolge sul ballatoio/terrazzo in comune con altri due appartamenti. Gli attori sono, di solito, un bambino e una bambina, altre volte più bambini e bambine insieme. Il gioco è quello di “Mamma e figli”, è chiaro che i maschi fanno i papà. Guest star il bambolotto di turno che interpreta il figlio. Ore e ore a tirar su questi figli, ne avranno cresciuti centinaia e centinaia. Se il tasso di natalità fosse dipeso da loro in Italia ora saremmo decisamente troppi. Dimenticavo una cosa importante, anzi due. Il set è in un paese della Ciociaria e uno dei maschietti sono io.

Basta il nome del gioco per inquadrare una questione che è anche culturale, perché Mamma e figli e non Papà e figli? Ecco, fin da piccoli venivamo (e vengono) tirati su piccoli esseri umani già incasellati in ruoli di genere. E per fortuna che, per quel che ricordo, mai nessuno ha detto ai bambini di “non giocare con le bambole” e nemmeno ricordo che qualche genitore abbia aggiunto la fatidica frase “sennò diventi frocio”. Parliamo degli anni ’60, il politicamente corretto era ancora di là da venire, l’inglese al massimo era quello di Celentano e Dario Fo quindi figuriamoci chi conosceva il termine gay. Eppure, nonostante questo piccolo esempio che può apparire banale, i ruoli e la loro precisa e rigida gerarchia, dove l’uomo occupa la pozione apicale, venivano inculcati come “naturali”, senza il bisogno di spiegazioni o ripetizioni per quelli più duri di comprendonio. La forza degli elementi culturali più radicati è proprio quella di venire poi collocati nell’ambito di “natura”, perdendo la connotazione fondamentale di “artificio”. Si nasce maschi e si diventa uomini, senza possibilità di scelta e come tali ci si comporta già da bambini: quindi i maschi giochino con le macchinine, il pallone, le pistole e i soldatini. I maschi impareranno anche presto che il loro ruolo e la loro posizione gli consentono di essere superiori agli altri, prima di tutto alle femmine e di conseguenza non ci si comporta come una “femminuccia”.

Lorenzo Gasparrini diventare uominiOra, a distanza di tanti anni si può dire, se fossimo ottimisti, che di passi avanti ne sono stati fatti molti ma basta dare un’occhiata ai giornali o sentire un tg, immergersi nei social per rendersi conto che la situazione non è poi cambiata molto. Si potrebbe dire, invece, che sia peggiorata se messa in relazione ad uno pseudo acculturamento della società. Il sessismo dilaga, condizionando la vita di molte, troppe donne e di tutta la comunità LGBTQI. La violenza, fisica e non, è ospite fissa nelle pagine di cronaca nera di qualsiasi organo d’informazione. Ultimo, per poche ore purtroppo, è il caso delle offese alla campionessa paralimpica Bebe Vio sui social network. Lo sappiamo tutti, offendere una donna viene “spontaneo” perché siamo cresciuti così, il maschio domina e la donna subisce. Di Maio, quello accreditato come futuro candidato premier del M5S, martedì sera ha usato l’allocuzione «Nessuno faccia la verginella» per significare «finti ingenui», siamo talmente abituati che se avesse detto verginelli avremmo pensato che è il solito ignorante e non conosce nemmeno le frasi fatte. E di esempi recenti ce ne sarebbero a iosa.

Nel libro Diventare uomini, (edizioni settenove 170 pagine edizione cartacea con lo sconto del 15% ordinandolo sul sito http://www.settenove.it), l’autore Lorenzo Gasparrini fa notare che questo stato di cose fa sì che il genere maschile «…si vede confinato in un mondo di virilità, di mascolinità, machismo, maschilismo, prepotenze, razzismi vari …». Stato di cose che priva noi uomini di spontaneità e ci limita anche nei rapporti affettivi tra uomini, fosse anche solo una semplice amicizia. Il solo fatto di essere nati maschi ci esime da compiti, da responsabilità e ci fa godere di privilegi piccoli e grandi non giustificati, se non dal patriarcato imperante da millenni, dai lavori di casa all’educazione della prole fino alla carriera lavorativa e al relativo stipendio. Penso di non aver mai utilizzato la parola puttana o frocio in un litigio a differenza di molti, troppi maschi. Anche l’insulto è piegato sul sessismo così come la dimostrazione di forza o di carattere. Tirare fuori le palle, senza coglioni, non fare la femminuccia e altre decine di espressioni che ribadiscono il concetto. Che cosa fare quindi per ribaltare una situazione di cui ho riportato solo dei piccoli banali esempi? Si potrebbe iniziare, noi maschi, a leggere il libro di Lorenzo Gasparrini, un libro che fa bene e che va letto dagli uomini per prendere coscienza. Non abbiate paura, cari maschi, a leggerlo e a comportarvi come di conseguenza, non si corre il rischio di perdere la virilità.

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