Vincenzo Nuzzo
Tra cronaca politica e filosofia

Trump e la Sofiologia

Proviamo a leggere il presente attraverso il pensiero del filosofo russo Vladimir Solov’ëv, protagonista di quella dottrina che ebbe al suo centro la figura della Sophia, cioè la Sapienza Divina in forma di Donna divina

La vicenda di Trump, oltre che inquietare, fa anche riflettere chi per natura non può fare a meno di farlo. E così le cronache politiche che riguardano il personaggio si mescolano piuttosto confusamente con le letture e i pensieri di chi passa la vita pensando. Può arrivare quindi il momento in cui si sente l’esigenza di riversare su carta questa confusione. E questo, come lo scrivere in generale, ha senz’altro un senso in primo luogo auto-terapeutico.

Sono stato avvertito più volte di non indulgere troppo al catastrofismo, e questo avvertimento aveva senz’altro le sue ottime giustificazioni. E tuttavia entro l’attualità politica imposta dal fenomeno Trump (e relativo «populismo») vibra sempre, in modo piuttosto inquietante, una certa stridente nota di allarme. Del resto la storia del XX secolo ci ha costretto ad abituarci all’idea che immani catastrofi storiche sono oggi sempre dietro la porta. E non si può certo dire che quello che è venuto dopo abbia smentito tale constatazione (Bomba, guerra fredda, catastrofe ecologica, iper-capitalismo globalizzante, eugenetica etc.). Il populismo trumpiano, lepeniano e brexitiano viene senz’altro a suggellare tutto questo. E così è inevitabile la paura che esso possa costituire il decisivo salto di qualità verso l’avvento di nuove tangibili catastrofi storiche. Parlo soprattutto di forti venti di guerra. E spero proprio di avere torto.

Tuttavia lo scenario diviene infinitamente più complicato quando si è portati a riflettere non solo su chi sono i nemici di Trump (cosa che è abbastanza chiara) ma anche su chi siano veramente i suoi amici. L’etichetta «populismo» potrebbe infatti essere piuttosto semplicistica e riduttiva.

Di certo, la profonda America «conservatrice» ed in gran parte ignorante e cieca – prima silenziosa e inerte, ed ora invece inquietantemente attiva – ha contribuito non poco a questo. E lo stesso fenomeno viene paventato nel montare dei movimenti anti-europeisti nostrani. Ma è davvero solo questo? È davvero solo cecità ignorante, razzismo, odio, immoralità, egoismo, irresponsabilità, insomma nel complesso illegittimità del pensare ed agire politico? Oppure non c’è al fondo di questo anche qualcosa di molto simile ad un bisogno da troppo tempo restato insoddisfatto. E più precisamente insoddisfatto proprio per il prevalere e dominare, dal dopoguerra in poi, di un certo snobismo del pensare politico che ha assunto come dogma tutti quelli che sembrano essere i valori diametralmente opposti ai (supposti) disvalori professati dal populismo. Ho cercato personalmente di dare una certa voce alla discutibilità di tali disvalori nel mio precedente articolo sul «localismo» (clicca qui per leggerlo).

Ma ora non intendo tornare su questo né intendo proseguire nella discussione di tale questione.

Essa era solo lo spunto per parlare di idee, autori e libri, che a mio avviso sono stati resi di nuovo attuali dalla Modernità. Ma che lo sono ancor più oggi che il fantasma dell’escatologia si affaccia così tangibilmente ed inquietantemente sul palcoscenico della storia e della quotidiana cronaca.

Parlo di ciò che ho cercato di esprimere in un altro articolo pubblicato su succedeoggi, dedicato al platonismo come risorsa per dare risposte a quella che moltissimi pensatori moderni (Nietzsche, Husserl, Heidegger, Leo Strauss, Renè Guènon, Thibault Isabel, Evola ecc.) hanno definito come la «crisi» della Modernità (clicca qui per leggerlo).

Ebbene, uno dei nuclei di questa diagnosi di crisi mi sembra essere quella del pensatore russo Vladimir Solov’ëv (nella foto accanto al titolo), ossia il protagonista di quella complessiva dottrina (Sofiologia) che ebbe al suo centro la figura della Sophia, e cioè la Sapienza Divina in forma di Donna divina. Questa dottrina risaliva molto indietro nel tempo fino alla visione onirica di Cirillo (l’evangelizzatore greco dei popoli slavi e forgiatore dell’omonimo alfabeto). Cirillo intuì la forma più emozionalmente intensa della figura personale della Sophia, ossia quella di una bellissima donna, da lui identificata da un lato con la Fede e dall’altro lato con quella Conoscenza erotica che era stata del Simposio platonico stesso (la filo-sofia, ovvero la Conoscenza come Eros). Fu proprio costei che gli venne in sogno offrendogli il suo amore di donna. E così egli, come del resto Dante, le dedicò per sempre (come si farebbe con una Sposa carnale) i suoi pensieri, il suo cuore, la sua anima, ed ogni suo atto. Successivamente, tale presenza si è manifestata (ed in modo non poco moderno e decadente) nei poeti simbolisti russi che proprio a Solov’ëv si ispirarono, e cioè Alexandr Blok e Andrej Belyj. La presenza era quella di colei che è stata denominata The Beautiful Lady, e che ha ovviamente assunto la forma di belle donne in carne ed ossa. Poetesse esse stesse (come Zinaida Gippius e Anna Nikolajevna Schmidt) o anche le varie Diotime amate dai poeti.

Al di là di tutto questo, anzi per la precisione al suo sfondo, vi è poi la ricchissima e complicatissima iconografia della Sophia della sterminata letteratura gnostico-cristiana e della teosofia antica e moderna. Ma qui sconfiniamo in un’area che è stata funestata (e decimata nei suoi protagonisti) dalle campagne anti-eretiche del Cristianesimo dogmatico. Infine vi è poi la Mariologia classica e cattolica, che ha trovato un suo grande protagonista in Luigi Grignion de Monfort; ossia nella sua originale tesi (non poco, essa stessa, sospetta di scarsa ortodossia) secondo la quale è impossibile prendere contatto con Gesù Cristo in assenza dell’intermediazione di Maria Vergine. Infine credo che vada citata anche (uno solo tra tanti tra i contributi di tanti pensatori e poeti, tra i quali Rilke) la profondissima riflessione di Edith Stein sulla donna (pubblicata postuma nel volume dal titolo Die Frau) in relazione al paradigma di Maria Vergine, ossia «die Magd des Herren».

In che cosa tutto questo ci può oggi interessare in relazione ai fantasmi riaffacciantisi di una storia sfociante in escatologia? La risposta ce la dà il protagonista della Sofiologia, Solov’ëv. Egli decise infatti ad un certo punto di non credere più al male nella sua oggettività ontica. E questo specie sul piano storico. Ma ciò implicava anche una straordinaria consapevolezza della presenza comunque del male nella storia, e quindi dell’assoluta necessità di affrontarlo e batterlo. Qui direi che il pessimismo nel quale credo diventi estremamente attuale.

La soluzione a tutto ciò era comunque per Solov’ëv decisamente apocalittica, e precisamente nel senso di un’apocalissi pacifica (una trasformazione radicale) e dominata pertanto dall’assoluta fede nella Bellezza come forma di Salvezza. E questo fu proprio il pensiero che dominò lo stesso Dostoevskij, per il quale Solov’ëv fu fonte di ispirazione. Era esattamente per questo che Solov’ëv invocava la Sophia e ne studiava le forme di manifestazione insieme spirituale e carnale. Essa era per lui (come del resto per la Gnosi più integrale) quell’intelligibilità stessa di Dio, che non può evitare di passare per il suo farsi carne e quindi Uomo. Nell’intelligibilità di Dio, infatti, ciò di cui ne va è proprio l’uomo – solo nella cui comprensione (il più completa possibile) Dio diviene vivente e regna. Soprattutto regna!

Era questo, il Regno di Dio, ciò che Solov’ëv auspicava come soluzione alla crisi della Modernità, e quindi al male oggi così tangibilmente presente nella storia, eppure comunque del tutto ontologicamente inconsistente. Ed in questo il platonismo fu per lui un modello di pensiero determinante. Dato che egli riteneva che la realtà era esattamente come «non doveva essere», e quindi esigeva di essere ricondotta al «dover essere» che, per Platone, coincide esattamente con l’Idea quale modello assiologico dell’Essere, e quindi Bellezza.

Ebbene mi chiedo se tutto questo armamentario non possa tornarci utile in questi tempi di Trump, Le Pen e Brexit, e di tutta l’indegnità umana da essi portata alla luce. Indegnità dietro la quale vi sono però fin troppi bisogni da molto tempo restati insoddisfatti. E questi bisogni rinviano tutti al valore del Passato – quale Origine divino-ideale alla quale rifarsi –, la cui affermazione è stata per troppo tempo molto colpevolmente trascurata.

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